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“Da qui a venti giorni non farò il sindaco di Terni”, la frase che non torna nell’annuncio di Bandecchi

Le dimissioni comunicate a giunta e consiglieri vanno formalizzate al consiglio comunale. Solo dopo questo passaggio e trascorse tre settimane, diventano irrevocabili. Ma nel frattempo, può succedere di tutto

Quarantesimo secondo del videomessaggio con cui Stefano Bandecchi annuncia di avere comunicato a giunta e consiglieri di Alternativa popolare la sue dimissioni da sindaco di Terni. È a questo punto che, alzando la spalla destra e ammiccando quello che sembra un mezzo sorriso, il quasi ex primo cittadino pronuncia una frase che potrebbe avere più di un significato. Perché se le parole hanno un senso e la mimica che le accompagna pure, allora c’è qualcosa in più.

Qualcosa in più rispetto alle “motivazioni politiche” che hanno spinto il sindaco ad appendere la fascia tricolore al chiodo neanche dieci mesi dopo averla conquistata. Qualcosa in più, se si considera che a fine gennaio Terni è stata il teatro del primo congresso programmatico di Alternativa popolare, partito di cui Bandecchi è segretario e forse anche un po’ “salvatore” e che proprio da Terni dovrebbe cominciare la sua “marcia” verso Roma. Qualcosa di più rispetto al rischio di presentarsi alle elezioni europee da sindaco dimissionario e quindi con la possibilità di non portarsi in dote neanche lo zoccolo duro degli elettori ternani, quantomeno frastornati da questo cambio di passo.

Cosa dice, dunque, Bandecchi al secondo quaranta del video? “Continuo a essere il segretario di Alternativa (popolare, ndr) ma non farò da qui a venti giorni più il sindaco di Terni. La mia esperienza politica va avanti in quanto segretario di Alternativa”. Saluti, ringraziamenti e stop.

Cosa significano quei “venti giorni”? Il comma tre dell'articolo 53 del Tuel, testo unico degli enti locali, dice che “le dimissioni presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio. In tal caso si procede allo scioglimento del rispettivo consiglio, con contestuale nomina di un commissario”. Il successivo comma 4 spiega ancora che “lo scioglimento del consiglio comunale o provinciale determina in ogni caso la decadenza del sindaco o del presidente della provincia nonché delle rispettive giunte”.

Quindi, come primo passaggio, Bandecchi dovrà formalizzare le dimissioni in consiglio comunale: il primo, utile, è quello di lunedì 12 febbraio. Da qui, devono trascorrere venti giorni, appunto, perché diventino irrevocabili e dunque effettive. La conseguenza è lo scioglimento del consiglio comunale e l’avvio a nuove elezioni. Un buco nero, per tanti motivi e non solo per l’esercito di Ap che rischia di trovarsi senza il “condottiero” Bandecchi e con le ferite di quella che qualcuno ha già definito come la “notte dei lunghi coltelli”. Vale a dire: lo strappo del quasi ex sindaco sarebbe da riportare alle frizioni interne al partito. Tanto più che neanche Bandecchi fa mistero dei dissapori in casa propria. Ma una coalizione sfilacciata, sfibrata da un esito come questo, come si presenterebbe al voto? Consapevole, tra l’altro, che il pieno dei consensi alle Amministrative 2023 è arrivato proprio grazie all’ex presidente della Ternana senza il quale – insomma – bissare il successo del maggio scorso è piuttosto complicato.

Si torna dunque ai venti giorni in cui Bandecchi non sarà più sindaco. La politica tradizionale etichettava passaggi come verifiche di maggioranza dalle quali, solitamente, si usciva con un qualche rimpasto di giunta. Preistoria, spazzata via da quella che potrebbe essere una nuova liturgia. Per dire, insomma, che in questi venti giorni potrebbe capitare un po’ di tutto. Compresa una marcia indietro. Magari senza guardare negli specchietti, col pericolo di travolgere quello che si trova.

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