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“Infangato il personale della polizia penitenziaria”

Detenuto morto, la replica dei sindacati al post della presidente della Regione, Catiuscia Marini: non abbiamo nulla da temere o da nascondere

Pubblichiamo in forma integrale la nota diffusa dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria di Terni e firmata da Romina Raggi (Sappe), Tony DI Fiore (Osapp), Raffaele Tagliaferro (Uil Pa), Francesco Petrilli (Ugl), Davide Galliani (Fns Cisl), Saverio Barbato (Sinappe), Alessio Ayello (Cgil) e Giovanni Della Volpe (Uspp) in merito al post diffuso domenica scorsa dalla presidente della Regione Catiuscia Marini

Le scriventi organizzazioni, rappresentative del personale del corpo di polizia penitenziaria, non possono esimersi dall’esprimere la propria indignazione e ferma condanna a fronte dell’ennesimo attacco alla dignità, alla professionalità e al ruolo istituzionale di un corpo di polizia, sferrato, questa volta, addirittura dal governatore della Regione Umbria. È assolutamente inaccettabile che il presidente della regione, onorevole Catiuscia Marini, si permetta di gettare fango in modo così aperto, divulgando il proprio pensiero in “rete”, avanzando dubbi ed interrogativi sull’operato degli uomini e delle donne appartenenti ad un corpo armato dello Stato che ogni giorno, con i ben noti problemi di organico, strutture e mezzi, continua ad assolvere con impegno al proprio mandato istituzionale con naturale abnegazione e spirito di sacrificio. Non ci si può nascondere! Le domande che l’onorevole Marini si è posta nel messaggio sono divenute oramai un mantra nel nostro Paese. Ogni volta che c’è un evento nefasto o una morte improvvisa, scatta la caccia agli “aguzzini” della polizia penitenziaria come è avvenuto, purtroppo, più volte negli anni scorsi. E la cosa che più sconcerta è che la presidente, a nostro parere, abbia voluto cavalcare l’onda emotiva di notizie giornalistiche, apparse nei giorni scorsi, che riportavano i pensieri di persone (un amico della vittima) che non sono e non possono essere a conoscenza dei fatti e delle circostanze in cui è avvenuto il decesso del giovane detenuto moldavo.

Noi attendiamo che, come si suol dire, “la giustizia faccia il suo corso”. Come sempre avvenuto, il personale del reparto della casa circondariale di Terni saprà fornire il proprio incondizionato supporto alle attività della magistratura e saprà attendere gli esiti degli accertamenti che questa ha disposto per chiarire i motivi del decesso. Noi non ci poniamo interrogativi, non solleviamo dubbi e soprattutto non abbiamo nulla da temere o nascondere! Abbiamo accolto rispettosamente come ci compete e come fa onore ad un corpo di polizia la visita del garante regionale dei detenuti, preannunciata dall’onorevole Marini nel “post”, senza timore degli “approfondimenti” in esso auspicati per l’evidente mancanza di fiducia nei nostri confronti. Aspettiamo fiduciosi l’esito delle indagini perché siamo i primi a volere la verità anche se questa riguarda la morte di uno degli “ultimissimi”, come lei ha voluto definire questo giovane di 38 anni.

Ed allora, forse, con la stessa premura con la quale è stato infangato il personale non solo di polizia penitenziaria del carcere di Terni, si potranno-dovranno rivolgere le doverose e pubbliche scuse.

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