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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Elezioni a Terni, ultima chiamata per il candidato a sindaco unico: lo scenario per il centrosinistra e il ‘caso’ del Pd

Un contratto programmatico e metodologico è stato proposto dal Movimento cinque stelle. Il Pd nicchia e rischia di perdere una grande occasione per rilanciarsi

Un accordo per il presente e per il futuro. Il Movimento cinque stelle ha infatti avanzato una proposta – nelle scorse ore - per superare lo stato di impasse e consentire alla coalizione di centrosinistra di presentarsi unita, alle prossime elezioni di Terni. Teoricamente una prospettiva ghiotta per ambire a governare la città, poiché le diatribe interne al centrodestra potrebbero aprire ad una duplice candidatura che comporterebbe una dispersione di consensi, anche in ottica di ballottaggio. Allo stato pratico probabilmente tale opportunità non verrà colta, quantomeno da quello che trapela.

Il contratto programmatico e metodologico prevede di rilanciare lo strumento delle primarie, in vista delle consultazioni future e contestualmente, per quella in arrivo che riguarda anche Corciano ed Umbertide, trovare una quadra immediata. La soluzione di mezzo per M5S e Pd sarebbe quella di utilizzare un sondaggio per tastare con mano l’indice di gradimento tra Claudio Fiorelli e Jose Maria Kenny per poi puntare sul nome più spendibile. I dem però sembrerebbero nicchiare, proseguendo sul loro percorso ormai delineato.

Doveroso fare una precisazione su di Jose Maria Kenny, come riportano i Giovani democratici: “Una figura autorevole, legata al territorio e che per sua esperienza di vita e professionale conosce bene il mondo dei giovani, le necessità, le aspirazioni e soprattutto la potenzialità che una città come Terni può esprimere e restituire loro, se messa in condizioni di farlo con le persone giuste”.

Al netto di questo passaggio condivisibile la questione è un’altra, puramente strategica e metodologica. Andare divisi equivarrebbe ad una sconfitta piuttosto probabile, come già accaduto nel recente passato. Andare divisi per poi magari ritrovarsi al ballottaggio è un rischio incalcolabile, poiché queste elezioni si presentano incerte con Stefano Bandecchi pronto a recitare il ruolo di carta a sorpresa.

Ed allora per quale motivo il Pd ternano vuol perdere l’occasione di rilanciarsi? Difficile dare una risposta. Una riflessione ulteriore. L’opposizione in questi cinque anni si è mostrata compatta e coesa come mai, o raramente, si era visto in precedenza. I consiglieri Filipponi e De Angelis, ad esempio, hanno presentato molteplici atti, portando avanti ‘battaglie’ di variegata natura. Si può essere o meno d’accordo sui contenuti. Tuttavia il dato oggettivo parla di 325 tra interrogazioni ed atti di indirizzo presentati. Atti, tra l'altro, firmati spesso anche dagli altri colleghi di opposizione. Una convergenza nella teoria e nella pratica. 

Appare davvero singolare non prendere in esame ciò che è accaduto tra i banchi di palazzo Spada. Eppure questo aspetto pare secondario, per privilegiare altre dinamiche. E così il Pd rischia di perdere una vera occasione per rilanciarsi, nonostante gli indirizzi dettati dalla segreteria nazionale che auspica un rinnovamento su tutta la linea.  

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