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Regionali Umbria 2019

Elezioni regionali, comincia la corsa alla poltrona: ecco i movimenti nella città dell’acciaio

Gli assessori di Terni Melasecche e Alessandrini pronti a correre per la Lega, ma servono le dimissioni. Il Pd “apre” ai civici e “Liberi e forti” strizza l’occhio al voto cattolico. L’incognita della data: le opzioni in campo

È incerta persino la data del voto per le Regionali che porteranno l’Umbria alle urne. Figurarsi se - a qualche mese di distanza, con l’estate di mezzo e il rischio che anche il Governo finisca anzitempo il suo mandato – è possibile definire con certezza chi ci sarà e chi no. Eppure, qualche nome e qualche indiscrezione già trapela.

Alle urne. Ma quando?

Il primo quesito a cui bisognerebbe trovare risposta è il seguente: quando si vota? Una delle opzioni è quella di domenica 24 novembre. In teoria, però. Perché “fissare” la data non è questione solo di Statuto regionale. Se, infatti, si dovesse sviluppare una irreparabile crisi di governo che, a sua volta, dovesse portare ad elezioni politiche anticipate, queste si terrebbero in settembre e le urne regionali (Umbria e Calabria) potrebbero slittare al gennaio 2019.

Lega di rincorsa

A dare le carte nella prossima tornata elettorale sarà sicuramente la Lega. Anche se, a spulciare i risultati dello scorso 26 maggio (elezioni europee ed amministrative) il “traino” nazionale non ha lo stesso effetto sul voto locale. Si prenda ad esempio Orvieto: il Carroccio delle europee vale quasi il 35% dei voti, quello delle comunali non arriva al 20%. Nonostante questo, la rincorsa a salirci sopra è senza esclusione di colpi. E si dice che due potenziali candidati già ci sarebbero. Si tratterebbe degli assessori comunali di Terni, Enrico Melasecche (lavori pubblici) e Valeria Alessandrini (scuola) che domenica scorsa avrebbero ricevuto l’investitura ufficiale da parte del commissario cittadino della Lega, onorevole Barbara Saltamartini, durante un pranzo all’Ara Marina di Piediluco. Investitura indigesta per la consigliera leghista Paola Pincardini che, stizzita dalla scelta, ha poi scelto di passare al gruppo misto. Creando qualche grattacapo di praticabilità politica alla maggioranza consigliare.
Accettare la candidatura per Palazzo Cesaroni, poi, significa dimettersi dagli incarichi istituzionali a Terni. E costringere il sindaco Leonardo Latini a mettere le mani al rimpasto di giunta. Già alle prese con la sostituzione dell’ex Dominici, al cui posto sembra ormai destinato Cristiano Ceccotti (sempre quota Lega), il primo cittadino potrebbe avere ben presto altre due caselle da riempire e una serie di equilibri da mantenere in un’ottica di coalizione, ma anche garantendo il peso conquistato sul campo dal partito del vicepremier Salvini.

Il Pd dopo la grande paura

Il voto sarà sicuramente segnato dagli strascichi – politici e giudiziari – di concorsopoli. Strascichi che si allungheranno come ombre sul Partito democratico. In caduta libera rispetto alle Europee del 2014 (da oltre il 40% a meno del 27%) anche i dem segnano la distanza fra voto nazionale e consensi locali. Soprattutto, devono fare i conti con una dirigenza decapitata dallo scandalo dei concorsi “truccati” all’ospedale di Perugia. L’operazione che sembra plausibile è quella di una forte apertura alla società civile. Anche se il risultato deludente di Perugia (Giuliano Giubilei sconfitto al primo turno da Andrea Romizi) potrebbe suggerire di individuare un candidato “politico” che possa però contare su un sostegno civico allargato. Si fa – e si smentisce – il nome della giovane deputata alto tiberina Anna Ascani, vicepresidente del Pd.      

La scommessa dei civici

A proposito di “base” civica, chi da tempo ha messo benzina nel motore per questa lunga corsa elettorale è Claudio Ricci. Sfidante di Catiuscia Marini nel 2015, ha sfiorato la vittoria ed ha in scuderia tre liste civiche di supporto. Difficile, se non impossibile, che si ripeta lo schema del 2015 con Ricci candidato unico del centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia rivendicano ognuno il candidato presidente) è probabile che attorno all’ex sindaco di Assisi si possa “federare” un movimento di liste civiche trasversali. Di “movimento civico” ha ad esempio parlato nei giorni scorsi il candidato sindaco di Orvieto, Franco Raimondo Barbabella, capace di raccogliere sulla Rupe duemila preferenze e che potrebbe essere una delle “pedine” sul territorio. Da capire ad esempio il punto di caduta di Emanuele Fiorini visto che sembra difficile immaginarlo dentro ad un partito dopo la sua uscita dalla Lega. Da capire anche la strategia di Eros Brega e dei suoi “Liberi e forti”. Nei giorni scorsi, la Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliarello ha organizzato in Senato a Roma un convegno a cento anni dall’appello ai “liberi e forti” di don Luigi Sturzo. Si è parlato di cattolici e politica, alla ricerca di una quadratura attesa ormai da anni. Chissà che proprio Brega non possa diventare in Umbria un punto di riferimento del movimento e cercare di “calamitare” il voto cattolico, o almeno di quello che fa riferimento al Pd?

Il Movimento 5 Stelle

Frastornato dagli eventi dell’ultimo anno, il M5S sta cercando di capire come riorganizzarsi. Alle Amministrative, quella del Movimento è stata una presenza impalpabile nella maggior parte dei comuni e, laddove si è presentato, polemiche e ruggini hanno fortemente influenzato il risultato delle urne. Tra le possibili ipotesi, c’è anche quella di alcune modifiche statutarie che aprano al sostegno di eventuali liste civiche che appoggino i candidati “certificati”. Da destra a sinistra, insomma, sulla passerella delle prossime elezioni autunno-inverno quella più attesa è la sfilata dei civici. Si vedrà.

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