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Comune, il "nodo" delle farmacie che tiene in ansia il bilancio

L'azienda potrebbe cambiare sede legale e trasferirsi per non pagare l'affitto a palazzo Spada. Il presidente del collegio dei revisori: il fondo Falchi non esiste

Il "nodo" delle farmacie comunali continua a tenere in ansia i conti di palazzo Spada. Nell'operazione "raschia barile", che in questi giorni l'amministrazione comunale sta compiendo per far quadrare il bilancio riequilibrato 2018, la posta di circa 100mila euro che dovrebbe venire dall'affitto della sede di Farmacia Terni a palazzo Falchi e da quello dei locali dell'omonima farmacia potrebbe non essere così sicura. L'azienda infatti starebbe valutando l'ipotesi di cambiare sede legale e trasferirsi altrove in una situazione più economica rispetto a quella prospettata dal Comune che vuole incassare oltre 9mila euro al mese con valenza retroattiva dal 1 gennaio 2018. Operazione che, da quanto trapela, a conti fatti manderebbe in rosso il bilancio delle farmacie ma che difficilmente verrebbe avallata dal collegio dei revisori dei conti. 

Proprio il presidente del collegio sindacale e di revisione di Farmacia Terni, il professor Mauro Scarpellini, avrebbe intanto detto la sua sulla questione del cosiddetto fondo Falchi al centro in questi giorni delle vibranti polemiche tra la Giunta e l'amministratore unico delle farmacie, Sciamanna. In un recentissimo carteggio con la Direzione Servizi culturali e alta formazione, inviato per conoscenza tra gli altri anche al sindaco Latini, all'assessore al Bilancio Dominici, al presidente del consiglio comunale Ferranti e al segretario generale Aronica, Scarpellini scrive che "la società è estranea al lascito Falchi del 1923".

"La terminologia Fondo Falchi presente nei verbali - spiega - è usata solo tecnicamente e non giuridicamente, in quanto la parola 'fondo' può far supporre un singolo bene o una universalità di beni con destinazione predeterminata e autonoma e relativa gestione dei costi e dei ricavi, delle entrate e delle uscite, con determinazione finale di un utile oppure di un avanzo, a seconda del sistema di rilevazione contabile, reddituale o finanziario, al quale sia stato applicato il metodo della partita doppia. Il Collegio si è espresso chiaramente in merito all’utilizzo di detto termine che ha prodotto talvolta incomprensioni nelle interlocuzioni. Anche le recentissime perizie di stima ignorano il 'fondo'. La lettura degli atti costitutivi della società, cioè la delibera n. 498 del 10.11.2015 del consiglio comunale di Terni, il rogito del notaio Pasqualini del 14.4.2016 e lo statuto - prosegue - consente di constatare che alla società non fu trasferito alcun fondo. La denominazione di farmacia Falchi, riferita alla nota farmacia di via Roma, non autorizza interpretazioni altre se non l’individuazione fisica. La originaria finalità di impiego degli 'avanzi' ex ECA - conclide - divenuti 'utili' con la srl, della gestione dei beni comunali ex ECA affidati in gestione alla Afm e trasferiti alla srl è assolta dal Comune di Terni che ha inserito nello statuto della società l’articolo 23, punto 3b, così poi adempiendo a quanto a esso stesso in capo in quanto ad assistenza sociale".

Insomma, stando alle parole del presidente del collegio dei revisori dei conti il fondo Falchi di fatto non esisterebbe avvalorando così le dichiarazioni dell'amministratore unico delle farmacie con le quali aveva pesantemente smontato le ricostruzioni dell'assessore al Bilancio. Dominici dal canto suo avrebbe iniziato la "crociata" contro le farmacie forte del parere dell'Avvocatura dello Stato che da un'altra interpretazione sulla consistenza e sull'utilizzo del fondo Falchi. Un parere che ufficialmente, a leggere le parole della dirigente Maria Rosaria Moscatelli datata 7 agosto, è "atto segretato e non risulta questa direzione, a oggi, essere stato dissegretato" ma ugualmente trapelato nei giorni scorsi.  

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