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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Trasporti, Terni scende dall’alta velocità umbra: prossima fermata Roma

Dossier di palazzo Spada: irrilevanti gli investimenti sulla tratta regionale, costruire relazioni col sistema metropolitano romano

Terni come il “figliol prodigo”. Per chi non la ricordasse, la parabola evangelica dei due figli narra la vicenda di questi due fratelli. Il più piccolo rivendica la sua parte di eredità dal padre, la ottiene e la sperpera nella bella vita. Il maggiore resta accanto al capofamiglia ma poi impazzisce di rabbia quando il fratello, svuotato dai bagordi, torna a casa e viene accolto con tutti gli onori. Fino ad ora, nell’eterna dicotomia politica-istituzionale-calcistica fra Perugia e Terni, siamo alle rivendicazioni. Il resto della storia è ancora tutto da scrivere.

Il ruolo in Umbria

Il Dup, documento unico di programmazione, ribadisce un concetto che, un po’ come le bandiere al vento, svolazzano imbizzarrite quando c’è tramontana. Ma poi se ne stanno lì ammosciate se la calma è piatta. Il famigerato riequilibrio territoriale sembra – almeno fino ad ora – un tema buono per la campagna elettorale, di cui però ci si dimentica facilmente ad urne chiuse. Allora, Palazzo Spada ci riprova e sottolinea: “Terni e il suo territorio non possono prescindere da una ferma ed efficace ridefinizione, nei tempi e nei modi possibili, della propria dimensione territoriale, in termini di riequilibrio e confronto con il capoluogo regionale umbro, Perugia. Tutto questo significa anzitutto una più equa redistribuzione ed organizzazione delle centrali decisorie istituzionali e dei servizi pubblici essenziali: dai presidi sanitari pubblici (Ausl in primis) a quelli giudiziari (permanenza del Tribunale fallimentare), dalla Camera di commercio all’ambiente (Arpa e non solo)”.

L’Italia di mezzo

Rimesse al petto le stellette, il punto d’arrivo è però altrove. Non prima di avere comunque lavorato alla “valorizzazione dell’area urbana integrata di Terni che riguarda essenzialmente tutti i territori del sistema locale del lavoro, quelli che sono identificati nel loro insieme come area urbana funzionale. In secondo luogo la collocazione di Terni lungo l’asse logistico Civitavecchia-Ancona e il tracciato della via Flaminia. In terzo luogo il rapporto con il corridoio nord dell’area metropolitana romana e con le aree urbane di Civitavecchia, Viterbo e Rieti (CIVITER). Infine, attraverso quest’ultimo, il rapporto di Terni con l’area metropolitana romana”. Terni, dunque, dovrebbe riappropriarsi del suo ruolo nella zona sud dell’Umbria e poi stendere ponti verso quel pezzo di Italia mediana di cui potrebbe, e vorrebbe, diventare baricentro.

Tutte le strade portano a Roma

Strategie che dalla politica passano poi a declinarsi in maniera concreta. “Per questo vanno sostenute politiche di apertura del sistema territoriale verso le altre risorse collocate lungo questo asse (quello Tirreno-Adriatico, ndr). Si pensi ad esempio a Civitavecchia e al suo porto: dei 6,5 milioni di passeggeri annui, ben 2,5 milioni relativi al traffico crocieristico, con 1,5 milioni di transiti e 1 milione di sbarchi. Il che pone il tema delle possibili azioni di investimento dirette alla valorizzazione di questi flussi anche per destinazioni interne che raggiungano i territori dell’Umbria meridionale e dell’alto Lazio. Allo stesso modo risulta indispensabile per lo sviluppo dell’area urbana integrata di Terni l’investimento sull’alta velocità di rete che riguarda la tratta Orte-Civitavecchia in coerenza con gli indirizzi strategici del sistema integrato nazionale dei trasporti, mentre appaiono del tutto irrilevanti ulteriori investimenti sulla tratta dell’alta velocità che interessa il territorio regionale dell’Umbria”. Più che a nord, insomma, la città dell’acciaio punta ad est ed ovest. Quasi a voler sviluppare un progetto molto diverso rispetto a quanto si sta invece cercando di fare nella zona nord della regione.

Università e non solo

Accanto a quella dei trasporti, le priorità sono dunque queste. Riattivare il “tavolo tecnico presso il ministero dei trasporti per la valorizzazione turistico-ambientale della tratta ferroviaria Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona”. E poi ancora “nel quadro della previsione di investimenti specifici per l’alta velocità di rete, è opportuno intensificare il potenziale di coordinamento con la strategia dell’area metropolitana medio adriatica”. Attivata la rete infrastrutturale, sarà possibile provare a stringere i rapporti con le Università Tor Vergata di Roma e Tuscia di Viterbo, “verificando anche la possibilità di un coinvolgimento del Politecnico delle Marche”. “Infine – spiega il Dup - dare seguito alle indicazioni sulla valorizzazione del sistema fiume Nera in termini di risorsa naturale, di infrastruttura verde e di sistema di mobilità dolce”.

Terni prova dunque a scrollarsi di dosso l’etichetta di “figlio minore” per affacciarsi nel mondo. E magari riscrivere una storia che, per altri versi, non è andata a finire proprio bene.

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