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Università, il “buco nero” di Terni: persi 4mila iscritti

Liberati (M5S) incalza la Regione: coinvolgere anche altri Atenei oltre a Perugia. L’assessore Bartolini: c’è interesse da parte delle aziende del territorio per i settori della ricerca e dell’innovazione

Uno dei “grandi malati” di Terni si chiama Università. La dialettica politica ha spinto i rappresentanti del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale ad utilizzare parole forti come crollo degli iscritti e fallimento del progetto dell’Ateneo perugino sulla città dell’acciaio. L’assessore competente, Antonio Bartolini, prova a tenere botta: la Regione punta al rilancio e c’è grande interesse delle aziende del territorio per lo sviluppo di ricerca e innovazione.

Tutto questo mentre il futuro del polo universitario ternano oscilla fra i progetti futuristici del nuovo “campus” di Pentima e la ricerca di un posto nell’agenda del dibattito in vista delle elezioni per la nomina del nuovo rettore dello “Studium Generale”.

L’interrogazione

Di università a Terni si è discusso in consiglio regionale a seguito di una interrogazione a risposta immediata con cui i consiglieri pentastellati Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari chiedevano di fare chiarezza sulla “caduta degli iscritti, da 5mila a mille in quindici anni e sul fallito progetto dell’Università di Perugia a Terni”.
Nell’atto ispettivo Liberati, dopo aver ricordato di aver “appreso dalla stampa della proposta grottesca di potenziare l’Università in area del tutto inadeguata, in piena zona di ricaduta delle polveri Thyssen e Ilserv”, ha chiesto alla Giunta “quali approfondimenti tecnico-scientifici e quali valutazioni abbiano portato a questo progetto, del tutto inadeguato per la città, per gli studenti e per la stessa Università, tale da dimostrare la totale mancanza di visione e di qualsiasi autentica politica di valorizzazione culturale della città di Terni da parte dello Studium Generale e della Regione Umbria”. Liberati chiede anche “quali siano gli intendimenti della Giunta, perché docenti e discenti possano operare in aree antropizzate, servite e, soprattutto, sicure e sane, senza restare separati dalla città, ma vivendo dentro di essa, contribuendo a contaminarla col loro sapere e le loro idee; e quando verranno trasferiti altrove in città laboratori, docenti e discenti attualmente collocati a Pentima, zona del tutto insana”.
Inoltre con l’interrogazione Andrea Liberati domanda anche “cosa intenda fare l'Università di Perugia nel breve e medio termine per rimpolpare di facoltà e studenti la città di Terni, passata dai 5mila iscritti dei primi anni 2000, ai 3mila del 2008, agli appena mille del 2018; se intenda operare per richiamare su Terni altre università italiane e internazionali, oltre quella di Perugia, vista la perdurante inconsistenza di serie iniziative da parte di Palazzo Murena, mentre la città di Terni affonda in una crisi economico-sociale che è anzitutto debolezza culturale di lunga data delle sue classi dirigenti, spesso prive di formazione scolastico-universitaria adeguata anche in forza dell'assenza in loco di una proposta accademica dignitosa, oltre la vieta matrice industrial-fordista novecentesca che orienta ancor oggi parte delle classi dirigenti citate”. Il capogruppo regionale M5S chiedeva anche di sapere “quanto sia costato a Fondazione Carit, Comune, Regione e Università negli ultimi 15 anni il progetto accademico per Terni, con particolare riferimento a Economia, Scienze politiche, Lettere. Facoltà, le ultime due, poi tristemente chiuse, quando ovunque, nel resto d'Italia, hanno un futuro”.

La replica

L’assessore Bartolini ha risposto che, rispetto al secondo quesito, “la Regione ha contribuito, come socio del consorzio, per 10mila euro annui e con un finanziamento, sotto il mio assessorato, per mantenere attivi i corsi, per tre posti da ricercatore al fine di garantire il requisito minimo. Rispetto alla prima domanda, la Regione intende fare tutto il possibile per sviluppare, nella città di Terni e nella conca ternana il rilancio dell’università. Ci sono stati incontri sia con il sindaco di Terni, con il presidente della Fondazione Carit, con il rettore, con il presidente di Confindustria. C’è grande interesse da parte delle imprese operanti sul territorio ad investire per l’attività di ricerca ed innovazione. Da parte della Regione c’è l’impegno di investire sulle proprie strutture che hanno esigenza di essere rinnovate. Se ci sarà un accordo condiviso, la Regione farà tutto quanto le è possibile. Esiste anche un accordo legato all’area di crisi complessa in cui fa parte del tavolo il ministero dell’Università e sotto questo profilo auspichiamo di far arrivare risorse anche dal governo nazionale”.

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