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“Treofan, lavoratori ricattati e senza prospettive: centocinquanta famiglie meritano altro”

L’intervento di De Dominicis (Partito comunista): “Serve uno Stato che intervenga ora e subito con una chiara e semplice risposta: espropriare, nazionalizzare e dare in gestione ai lavorator”

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Eduardo De Dominicis, segretario del Partito comunista Umbria, in merito alla vertenza Treofan-Jindal

Insieme ad altri compagni del Partito comunista - Terni, dando per il terzo giorno di fila appoggio e numero al presidio permanente dei lavoratori Treofan costituitosi la settimana scorsa per impedire il carico di merci da parte della Jindal (che vorrebbe trasferire tutto nel suo stabilimento tedesco e chiudere quello umbro), ho constatato ancora una volta quanto i diritti dei lavoratori in uno Stato borghese non possono avere di più di una chimerica parvenza d’esistere.

Abbiamo infatti appreso che, sotto pressioni della Jindal, la prefettura di Terni ha minacciato i lavoratori di denunce penali (volendo cioè applicare il leghista e pentastellato “Decreto Salvini”) se non avessero fatto transitare almeno dieci camion al giorno, in attesa dell’incontro in videoconferenza tra Jindal e Mise previsto mercoledì 15.

Un vero e proprio ricatto ai danni di lavoratori che vedono la loro azienda minacciare una sempre più vicina chiusura non per crisi, ma al fine di eliminare la concorrenza.

Intento, questo, palesato dalla Jindal fin dai tempi della quanto meno ambigua acquisizione del gruppo dal vecchio padrone De Benedetti (tre stabilimenti ceduti a circa 500mila euro) e mai criticato od ostacolato dalle istituzioni, locali e nazionali.

Un vero e proprio ricatto ai danni di lavoratori che hanno pure dovuto assistere in questi giorni alle passerelle propagandistiche del sindaco leghista Latini e soci, facenti parte dello stesso partito che ha formulato ed approvato (col voto dei 5 Stelle) la legge che ora li inchioda alla sottomissione.

Un vero e proprio ricatto ai danni di lavoratori rappresentati solamente dai sindacati istituzionali come Cgil, Cisl e Uil che ora si dicono soddisfatti di aver concesso un solo carico al giorno alla Jindal in cambio della parola dell’azienda di non ricorrere ad azioni legali e/o fisiche sui lavoratori. Uno schifo su tutti i fronti, una sconfitta totale, una rabbia indescrivibile.

Questi lavoratori, ammesso che la strategia dei sindacati vada a buon fine, non hanno uno straccio di prospettiva a medio termine di poter mantenere il posto di lavoro. Molti di loro superano i 50 anni e tutti sappiamo cosa comporta rimanere disoccupati a quell’età.

Lo stabilimento Treofan, inoltre, è il volano dell’intero polo chimico ternano, un’azienda con utili interessanti, una risorsa per l’intera comunità, trattata da pedina dai padroni, da vetrina dai politicanti e abbandonata in tal senso anche dai sindacati, che come al solito mirano in basso per poi ritrovarsi al punto di partenza.

Centocinquanta famiglie meritano altro, meritano uno Stato che intervenga ora e subito, applicando l’articolo 43 della Costituzione, che se abbinato all’articolo 1 ci dà una sola, chiara e semplice risposta: espropriare, nazionalizzare e dare in gestione ai lavoratori!

Serve come il pane un sindacato di classe che parli di questo e non di trattative, serve una classe politica responsabile, servono i comunisti al governo.

Ma non quelli a cui vi hanno abituato, quelli che poi mettono la cravatta, parlano con le banche e con i padroni e magari fra 30 anni vanno a dire a Bruxelles che il comunismo è uguale al nazismo: servono i comunisti con la C maiuscola, quelli che son disposti a presidiare un luogo di lavoro che non è il loro e magari rischiare anche una denuncia, solo per un’idea. Un’idea giusta.

*segretario del Partito Comunista - Umbria

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