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Amministrative 2021 Amelia

La “guerra” di Piero, la commissione di garanzia fra testimoni e verbali: via alle indagini

Amelia, si apre il procedimento dopo l’esposto di Bernardini contro i vertici provinciali e regionali del Partito democratico. I retroscena

Testimoni, documenti, verbali. È un dossier che “scotta” quello sul tavolo della commissione provinciale di garanzia del Partito democratico. Assieme all’esposto presentato da Piero Bernardini, segretario dell’unione comunale Pd di Amelia che accusa il segretario provinciale Fabrizio Bellini e quello regionale Tommaso Bori di “ingerenza indebita per la scelta delle candidature” per le elezioni amministrative di ottobre, cominciano ad arrivare documenti, verbali di riunioni e prime testimonianze.

Il medico amerino, dopo avere ricostruito il percorso che ha portato alla sua scelta come candidato Pd – poi “sacrificato” in nome della scelta della coalizione di Pompeo Petrarca – chiede che nei confronti dei due segretari venga preso un provvedimento disciplinare per “abuso di poteri”.

A decidere sulla questione è anzitutto la commissione provinciale dem composta da Fausto Prosperini, Margherita Vagaggini e Fausto Varazi (che, indubbiamente si trova nella posizione più “scomoda” in quanto amerino) che dovrà anzitutto esaminare le carte. E si parte proprio da queste e – in particolare – dai verbali della riunione dello scorso 8 luglio al termine della quale – sostiene Bernardini – arrivò il via libera con 14 voti favorevoli, 7 contrari e una astensione alla sua investitura come candidato sindaco. Una prima analisi riguarderà la platea dei votanti per capire se tutti avevano – o meno – diritto ad esprimersi e capire dunque se la votazione sia stata legittima o meno. Tanto più che – stando ad alcune indiscrezioni raccolte da Terni Today – qualcuno tra i presenti e che all’epoca votò a favore di Bernardini, oggi ha fatto una scelta di campo completamente diversa e si ritrova candidato nella lista di Amelia Domani, a sostegno di Petrarca.

Alle valutazioni tecniche seguirà dunque una analisi politica. Un mese dopo quella votazione, il tavolo della coalizione indicò infatti Petrarca come candidato unitario, significando insomma che gli interessi del singolo dovevano trovare un corrispettivo in quelli dell’intero centrosinistra e non di un unico partito. Da qui i vari appelli al “passo indietro” che Bernardini non ha però raccolto, proseguendo per la sua strada.

Terzo elemento: le competenze. L’esposto è stato inoltrato a commissione di garanzia nazionale, regionale e provinciale. In realtà, è molto probabile che la questione si fermi al primo grado di giudizio, ossia al provinciale. E che questa stessa commissione non si pronunci sul segretario regionale Bori a meno che, all’esito della decisione, Bernardini non presenti un appello alla commissione regionale.
Ancora più difficile che il caso venga trattato dalla commissione nazionale in quanto non è coinvolto nella “querelle” nessun esponente dem che ricopra incarichi nazionali.
Piuttosto remota, infine, la possibilità che la vicenda abbia uno strascico giudiziario in sede civile o penale: sono affari di partito, i panni sporchi si lavano in casa. E molto probabilmente non verranno “stesi” prima che le urne abbiano emesso il loro responso.     

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