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Cani legati alla catena: cosa è cambiato e la petizione di Green Impact, Fondazione Cave Canem e Animal Law Italia

La pratica dei cani legati alla catena continua a interessare il nostro Paese. Vediamo cosa è cambiato nel tempo e cosa dice la legge

La questione dei cani legati alla catena in Italia è complessa e variegata, poiché non vi è un’unica normativa valida in tutte le regioni.

La legge in Italia ribadisce l’importanza di far uscire il cane in passeggiata almeno due volte al giorno, non solo per consentirgli di espletare i bisogni fisiologici, ma anche e soprattutto per avere contatti con l’esterno e con i suoi simili.

Di conseguenza chi tiene tutto il giorno il cane alla catena può essere accusato di reato di detenzione e maltrattamento di animali; al tempo stesso, però, per legge è possibile tenere il cane legato alla catena in caso di pulizia della cuccia, oppure se occorre immobilizzarlo per le cure veterinarie.

Inoltre, non si può considerare reato se:

  • il cane può raggiungere la cuccia e il cibo
  • può raggiungere facilmente un riparo coperto e sollevato dalla terra
  • va in passeggiata almeno una volta al giorno
  • la catena è abbastanza lunga da permettere al cane di poter camminare; solitamente la lunghezza di questa non deve essere inferiore a 4-5 metri.
  • il recinto del cane ha uno spazio di almeno 8 metri quadrati
  • il cane vive in un ambiente sano e pulito.

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Cani alla catena: la petizione

A livello regionale, inoltre, questa pratica subdola è purtroppo ancora consentita e, per tale ragione, dal 2021 Green Impact, Fondazione Cave Canem e Animal Law Italia stanno portando avanti una petizione per l’introduzione del divieto di detenzione di cani alla catena in tutte le regioni italiane.

Le tre organizzazioni, infatti, chiedono che tutte le regioni italiane vietino entro il 2026 la pratica di detenere il cane alla catena.

Secondo i dati riportati è necessaria una legge ad hoc in regioni come Piemonte, Trentino – Alto Adige (competenza Provinciale), Val d’ Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Calabria, Sardegna e Toscana; ma non è tutto, poiché il rapporto pubblicato nel 2021 evidenzia come vi siano ancora oggi regioni senza alcuna normativa a riguardo, stiamo parlando nello specifico di Liguria, Basilicata e Sicilia.

Per firmare la petizione, clicca qui.

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