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“A 24 anni ho deciso di abortire e ancora mi chiedo se ho sbagliato o no. Ma io ho potuto scegliere”

La testimonianza | “In quegli anni non ho voluto mettere la mia vita e il mio futuro al secondo posto. Oggi più che mai è necessario garantire alle donne l’accesso ad una decisione assunta in sicurezza fisica e psicologica”

A 24 anni ho deciso di abortire. Non ero pronta, stavo finendo l’università, sognavo di andare a lavorare all’estero. Sono rimasta incinta per un momento di passione e irragionevolezza, incoscienza e immaturità, pagando caro il prezzo. Perché l’esperienza dell’interruzione di gravidanza è una esperienza devastante, che scava nel profondo, che rimane nell’animo.

Dopo 20 anni, ancora mi chiedo se ho sbagliato o no. Di certo, in quegli anni non ho voluto mettere la mia vita e il mio futuro al secondo posto, temendo di non poter donare al mio bambino l’amore e la serenità che ogni bambino merita, a fronte dei miei obiettivi che allora erano prioritari e della mia instabilità sentimentale. Il mio corpo e la mia mente rifiutavano quella gravidanza, non volevo essere mamma, sentivo la mia vita finire, ero profondamente infelice e sì, non pronta. Così ho deciso per me, il mio corpo, la mia vita, il mio futuro. Si chiama autodeterminazione. Venti anni fa la situazione forse era migliore di ora rispetto alla possibilità di interrompere la gravidanza. Semplicemente sono stata dal mio ginecologo, il quale, obiettore, ha preso contatti con l'ospedale di Narni dove, in qualche settimana, ho potuto effettuare l’intervento. Sono stata seguita in consultorio da una psicologa e subito dopo l’operazione ho incontrato un’altra specialista per approfondire le cause di quel gesto e soprattutto le condizioni affinché non si ripetesse.

Io ho potuto scegliere, altre donne non hanno questa opportunità o, per lo meno, risulta sempre più difficoltoso accedere ad un diritto previsto dalla legge. Sempre più obiettori, sempre più ostacoli, sempre più diffusa l’idea che l'interruzione di gravidanza sia ideologicamente un abominio, se non peggio. Tuttavia, la legge e la scienza hanno previsto la supremazia della donna rispetto ad una scelta che riguarda il suo corpo e la sua libertà: mi auguro che non si torni indietro, come invece sta accadendo.

Dopo 20 anni, a volte mi chiedo come sarebbe stato essere madre, penso a come sarebbe grande mio figlio, a quello che ho perso e a quello che ho acquisito. Dentro di me la ferita è aperta, ma c'è un punto fondamentale e imprescindibile: ho potuto decidere per la mia vita e forse ho evitato ad una creatura innocente una madre e un padre incapaci di donare una famiglia.

Quando mia nonna mi raccontava le decine di aborti clandestini effettuati, anche a casa, con i ferri per cucire, ero inorridita. È necessario evitare di tornare indietro, è necessario garantire alle donne l’accesso ad una decisione assunta in sicurezza fisica e psicologica. Sono convinta che la legge sia importante applicarla. Anche per casi più estremi come violenza sessuale, malformazioni del feto, scelta economica.

*testimonianza firmata

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