Addio a Maria Chiara. Mons. Piemontese: "Non esiste un'app "Immuni" per la droga. La felicità è altrove"
Nel palazzetto della Comunità Incontro di Molino Silla, si sono stretti attorno alla famiglia di Maria Chiara in forma privata gli amici, le istituzioni e, simbolicamente, tutta la città che partecipa al lutto cittadino. Le esequie sono state celebrate dal vescovo Giuseppe Piemontese.
C'è silenzio, tanto silenzio composto e lacrime trattenute in grandi respiri. Un fiume di auto parcheggiate a ridosso dell'ingresso transennato e vigilato da forze dell'ordine e dai collaboratori della comunità.
Maria Chiara è lì, dalle 11.00 di sabato 17 ottobre, che attende l'arrivo dei suoi tanti amici, compagni di classe, docenti e colleghi che con lei condividevano la passione per il kung fu. E poi ancora le istituzioni, il sindaco della città, Laura Pernazza e il gonfalone comunale a significare il lutto cittadino. Uno a uno, infine, entrano gli amici della famiglia distrutta dalla perdita della neodiciottenne.
Già nelle prime ore del mattino, molti esercenti e cittadini della città del Germanico, hanno posizionato dei palloncini bianchi in tutti i punti della città, come a segnare la leggerezza di un'anima candida che, adesso, si muove libera nel cielo.
C'è silenzio, ad Amelia, e un grande rispetto per la volontà dei genitori di Maria Chiara, che, dopo il clamore e l'indignazione che è trasbordata dai confini regionali e ha colpito tutto il paese per il tragico fatto, ha chiesto di ricomporre, nel riserbo e nell'intimità familiare, la vicenda della giovane.
Una funzione partecipata ma assolutamente privata, che restituisce ai suoi cari un dolore puro per una morte inspiegabile. Ad accompagnare spirtiualmente la celebrazione religiosa, è il vescovo della diocesi di Terni-Narni-Amelia, mons. Giuseppe Piemontese, che nella sua omelia lancia un grido definitivo contro la droga.
Una comunità che condivide un dolore immenso
"In questa assemblea liturgica - dice Piemontese - la comunità cristiana e civile intende condividere il dolore immenso di una famiglia per la scomparsa prematura della propria figliola. Noi siamo accanto a voi non per dirvi parole, ma per contemplare pensosi il volto di Maria Chiara, riflesso su quello di Gesù che per lei e per noi è morto per associarci alla sua risurrezione. Come comunità ecclesiale e civile sappiamo di trovare consolazione e conforto nella fede.
Ma vogliamo anche lasciarci illuminare dalla Parola di Dio mentre viviamo questa tragedia e interrogarci sul senso della vita e della morte e sui perché di una morte prematura, improvvisa, che è avvenuta oltre la tragica ineluttabilità insita nella stessa morte.
La parola di Dio è innanzitutto per i familiari: papà e mamma. Nel papà - spiega il Vescovo - vedo riecheggiare il lamento del santo Re Davide, che inconsolabile piange la morte del figlio ribelle, Assalonne. Egli ripete, in una monotona nenia, il nome di Assalonne: “Assalonne, figlio mio; figlio mio Assalonne, figlio mio, figlio mio, fossi morto io al posto tuo, Assalonne figlio mio…”. Per ben sette volte ripete il nome di Assalonne e di figlio mio. Sette è il numero pieno, ad indicare il suo dolore infinito. E tale deve essere il vostro dolore.
E anche per la mamma - prosegue il prelato - un dolore smisurato, che non si può comprendere; proprio di una mamma. Lo raffrontiamo a quello di Maria di Nazaret, l’addolorata, che sta sotto la croce e accoglie sulla ginocchia il corpo morto del figlio, ingiustamente ucciso, Gesù e lo consegna a voi, a noi, quale motivo di speranza e consolazione.
La morte non avrà l'ultima parola
"La vita - osserva il vescovo - su questa terra ha inizio ed avrà una fine: noi abbiamo dimenticato che avrà una fine. Ma una fine che è solo un transito, un passaggio, in attesa della beata speranza. La morte sempre in agguato e noi con la nostra società l’abbiamo rimossa.
Guardiamo negli occhi la morte. Non solo la morte, che ci coglie dopo una lunga vita, ma quella che sopraggiunge inaspettata, improvvisa a causa di una malattia, della infezione del Covid-19, quella generata dalla violenza e quella che si danno con colpevole incoscienza coloro che praticano sport estremi, esperienze da sballo, stili di vita rischiosi, gli assuntori di veleni, che purtroppo sono mendicanti di gioie passeggere, che non producono felicità, ma il declino costante fisico, mentale, esistenziale, insomma una morte lenta".
Non esiste un'app "Immuni" per la droga
Quindi, un appello diretto ai giovani, agli amici di Maria Chiara, usando il linguaggio della tecnologia: "Cari giovani, l’aplicazione web “App Immuni” che produce felicità a buon mercato non esiste, non funziona per chi si incammina nel tunnel della droga. Tutti coloro che pensavano di incamminarsi verso la felicità con l’applicazione della droga, di qualunque natura, hanno fallito e sono andati incontro ad una fine tragica, a volte non raggiungendo nemmeno la maturità. Pensate ai tanti uomini e donne dello spettacolo, attori, cantanti famosi, atleti, figli di papà, ricchi di cose ma privi delle ragioni della vita, sena la gioia di vivere. A meno che non si sono fermati, hanno incontrato qualcuno che li ha scossi, sono rientrati in se stessi, hanno intrapreso percorsi di recupero, riabilitazione, conversione della mente, del cuore, delle abitudini.
La felicità, l’amore non si possono vendere o comprare ai vari mercati ributtanti e puzzolenti, gestiti e presidiati da disgraziati e incoscienti manovali di morte e governati da assassini senza scrupoli, che fanno leva sulla ingenuità e inesperienza di giovani e giovanissimi.
La felicità è a portata di mano ed è frutto di uno sguardo limpido, si trova nelle cose semplici, rettamente apprezzate (San Francesco: le cose semplici sono le più belle), è frutto di fatica nello studio, nel lavoro, nella vita di ogni giorno. La felicità si trova nella disposizione alla ammirazione e contemplazione della bellezza della creazione, nella relazione leale e autentica, nell’amicizia sincera ed esigente, nell’amore disinteressato e retto, nella fede e nella preghiera. Abbiamo davanti agli occhi la testimonianza di Carlo Acutis, che la sabato scorso in Assisi è stato proclamato beato… felice, realizzato, che è vissuto seguendo le beatitudini. Un ragazzo come voi di 16 anni, liceale amante della scuola, dei viaggi, dello studio, abile internauta… sarebbe diventato un influenzer di successo (in realtà lo è diventato visto che milioni di giovani lo ricercano e lo ammirano) se una leucemia fulminante non lo avesse portato alla morte a 16 anni.
Ancora non abbiamo finito di piangere Flavio e Gianluca, che ci ritroviamo a piangere Maria Chiara… A quante giovani vite stroncate dobbiamo ancora dire addio, quanti padri e medri inconsolabili dobbiamo provare a confortare prima che si ponga fine a questa insensata mattanza di giovani vite e all’inesorabile decadimento di una intera generazione. Ammiriamo quanti sono dediti ad un’azione preventiva, repressiva e curativa della epidemia – pandemia della droga. Ma le forze in azione non sono sufficienti. Occorre la consapevolezza dei rischi, l’’energica azione educativa nelle famiglie, nelle scuole e nelle parrocchie, associazioni culturali, sportive. Noi adulti abbiamo la responsabilità di aprire prospettive reali per le giovani generazioni, prospettive impegnative e allettanti, non paradisi artificiali. Soprattutto testimoniare e donare nelle famiglie, nella società il vero amore, che è esigente e a volte da dire dei no. I giovani sanno percepirlo. E poi, un invito a sottrarre acqua alla sorgente, togliere la terra da sotto i piedi a spacciatori, grandi e piccoli mercanti di veleni, spacciati per paradisi ad ore".
Non inganniamo la gente. La droga è veleno
"E smettiamo di ingannare la gente - tuona il vescovo - chiamiamo per nome le cose: la droga, di qualunque genere, di qualunque dose è veleno, fa male, uccide; le modiche quantità, l’uso personale sono inganno e portano quasi sempre ad un punto di non ritorno, oltre che essere incentivo e allettamento per giovani inesperti e ingenui. Chiediamo che chi è rivestito di qualunque autorità politica, civile, sociale, religiosa dichiari guerra alla droga senza se e senza ma.
Ma nello stesso tempo tutte le agenzie educative attivino i loro laboratori per sostenere la voglia di vivere delle giovane e giovanissime generazioni.
La nostra è una voce flebile, appena percettibile, ma abbiamo fiducia che il bene alla lunga vince sul male. Non vogliamo rassegnarci. La nostra forza risiede anche nella preghiera. Ed è ciò che facciamo questa sera. Il Signore Gesù, doni forza e coraggio a chi promuove la giustizia e il bene. Doni conforto a tutti noi e la gioia eterna a Maria Chiara".
Al termine della funzione religiosa, sono stati liberati in aria centinaia di palloncini bianchi, illuminati da un raggio di sole che ha squarciato un cielo plumbeo.