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Alluvioni, ecco i “laghi della tranquillità” per contenere la furia dei fiumi: il progetto pilota nel Ternano

Orvieto, lavori per 200 milioni di euro sul fiume Paglia per creare invasi in cui confluiranno le acque di piena. L’ultima alluvione del 2012 fece danni nell’Orvietano, nel Grossetano e in molti territori del Perugino

Presentazione a Orvieto della gara - affidata a Invitalia - del progetto di fattibilità del sistema di invasi sul fiume Paglia, finanziato dal ministero delle infrastrutture e il cui soggetto attuatore è l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale. L’Autorità, con protezione civile, ministero, le Regioni Umbria, Toscana e Lazio, il Comune di Orvieto e l’associazione culturale e scientifica della Regione Umbria “Alta scuola”, ha presentato il progetto, che rientra nel piano nazionale degli interventi del piano nazionale invasi finalizzato a contenere i rischi idrogeologici che caratterizzano il Paglia. Il progetto farà deviare i volumi di piena del fiume verso una serie di invasi che saranno utilizzati per diversi usi.

Il Paglia raggiunge infatti colmi di piena improvvisi che spesso hanno devastato i territori che attraversa, dall’Amiata all’ingresso nel Tevere a Orvieto. La più grave e recente alluvione è avvenuta il 12 novembre 2012, quando sono stati drammaticamente colpiti i territori della Maremma grossetana, del Viterbese, dell’Orvietano, del Marscianese e del Perugino. Il progetto al quale lavora l’Autorità da due anni, e che sarà al centro di un dibattito pubblico che durerà quattro mesi in 25 comuni delle tre regioni coinvolte, va proprio nella direzione di individuare i più appropriati interventi di regimazione idraulica e di contenimento delle piene e valorizzazione dell’ecosistema del Paglia.

“Le tragedie che hanno colpito diversi Paesi europei nelle scorse settimane e quelli che stanno colpendo l’Italia da nord a sud - ha detto il capo dipartimento della protezione civile Fabrizio Curcio aprendo i lavori - hanno fatto riprendere coscienza dei grandi rischi che corriamo. Alle opere di contrasto al rischio idrogeologico serve continuità e operatività e meritano una gestione costante nel tempo per la loro urgenza. Il dipartimento della protezione civile è impegnato anche nella prevenzione non strutturale realizzata nell’ambito emergenziale. Ma siamo pronti a dare il nostro contributo anche nell’ambito strutturale se la normativa lo permetterà. Credo inoltre che il percorso messo in piedi sulle opere sul fiume Paglia merita di essere replicato in tante altre realtà con rischi simili del Paese con il grande obiettivo della salvaguardia di vite umane e beni”.

Non a caso anche Angelica Catalano, direttore generale per le dighe e le infrastrutture idriche del ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, ha sottolineato che questo progetto “farà da apripista” e che è molto importante che il percorso porterà alla realizzazione dell’opera attraverso una fase di consultazione delle popolazioni interessate”.

Anche il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani ha evidenziato “l’importanza per il nostro territorio” di questa opera e anche delle fasi di “monitoraggio e controllo” che necessariamente dovranno seguire.

Il segretario dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Erasmo D’Angelis, ha definito i sistemi di invasi in via di progettazione “la più grande opera pubblica sostenibile di questo territorio, tra le più importanti per il Paese” e la massima sicurezza possibile passerà dalla creazione, nelle terre devastate da molteplici alluvioni, di un sistema di “laghi della tranquillità”, dove il Paglia “può sfogare tutta la sua forza quando sarà al colmo di piena”. “Laghi”, soprattutto, che potranno essere utili bacini a cui attingere per i più diversi utilizzi e la cui utilità è ancora più evidente se si pensa che questi territori hanno attraversato anche durissimi periodi di siccità.

“Siamo il Paese con più piogge d’Europa - ha fatto notare D’Angelis - eppure invasiamo più o meno l’11 per cento di oltre 300 miliardi di metri cubi di acque all’anno. Addirittura, abbiamo perso in percentuale rispetto agli anni ‘70 del secolo scorso, quando l’Italia invasava il 14%”. Il segretario generale dell’Autorità ha anche sottolineato l’importanza della fase di dibattito pubblico e di un “patto di responsabilità” che va ora siglato tra istituzioni, associazioni e cittadini “per queste opere e per una gestione sostenibile delle acque”.

Pietro Ciaravola, dirigente dell’area risorsa idrica dell’Autorità, ha illustrato l’idrologia del Paglia e tutte le attività realizzate, comprese le ricognizioni e i sopralluoghi dell’ultimo anno, e tutte le procedure che ora prenderanno corpo con l’avvio della gara che vedrà un primo investimento di 2,4 milioni di euro per lavori dal valore di circa 200 milioni. Carlo Ferranti, dirigente dell’area difesa suolo, ha descritto la complessità del bacino del Paglia, composto da tre parti molto diverse dal punto di vista geomorfologico, e ha spiegato gli obiettivi del progetto: mitigazione del rischio idrogeologico, approvvigionamento di risorsa idrica in caso di siccità, misure per conservare la qualità naturalistica dell’asta fluviale e delle biodiversità. L’economista Mauro Grassi ha evidenziato come un’analisi comparativa dei costi-benefici sia decisamente a favore della realizzazione di questo sistema di invasi.

Per il presidente dell’Alta Scuola, Giovanni Selli, l’evento è stato solo il primo di una serie di appuntamenti. Ne seguiranno altri a partire da settembre e poi ci sarà l’importante fase del “dibattito pubblico", che ha lo scopo di presentare alla popolazione e a tutti i portatori di interesse le varie soluzione alternative previste e di raccogliere osservazioni e proposte.

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