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Amelia, manda i figli a scuola prima di ricevere il referto del tampone risultato positivo al covid-19

Aveva manifestato sintomi da covid-19 da alcuni giorni ed era in isolamento fiduciario con tutta la famiglia. Dopo aver effettuato il tampone ha riportato i figli a scuola prima di attendere il referto: positivo.

Da qualche giorno manifestava alcuni sintomi riconducibili al coronavirus. Anche una fastidiosa febbre che non andava via. Insieme alla famiglia decide di mettersi in isolamento fiduciario per 5 giorni, fino a quando dal distretto amerino dell'Asl 2 è arrivata la chiamata per il tampone che gli è stato somministrato martedì 10 novembre. 

Probabilmente ha interpretato a modo suo gli orientamenti per il contenimento del contagio, pensado che una volta effettuato il tampone potesse tornare automaticamente alla vita normale. Così, l'uomo ha riportato i suoi figli a scuola prima di ricevere l'esito del tampone. 

Fino alla mattinata di giovedì 12 novembre, quando scatta l'allarme a scuola. L'uomo riceve, nero su bianco, l'esito del tampone: è positivo. La famiglia si attiva prontamente per ritirare i bambini, spiegando alle maestre quali sono le motivazioni. Inizia il panico fra il personale docente e non docente dei plessi frequentati dai figli e i numerosi interrogativi sull'effetto domino che potrebbe verificarsi nei prossimi giorni. 

Appena ricevuta la notizia, si è provveduto immediatamente alla sanificazione delle classi interessate in attesa di ulteriori provvedimenti.

Cosa dice la legge

Eppure, la legge dice altro. Fino a quando ci troviamo di fronte al semplice sospetto di positività, la legge consente ai contatti diretti di continuare a condurre la propria vita normalmente. Pertanto, i bambini potevano legittimamente frequentare la scuola. Se subentra, invece, un referto di positività, scatta l'isolamento anche per loro come avverrà anche in questo caso.

Tuttavia, la norma potrebbe apparire discutibile perché fa affidamento, almeno fino a prova contraria, sul buonsenso dei cittadini e sulla loro capacità di saper preventivamente valutare se sia il caso o meno di esporre altre persone a un potenziale rischio di contagio.  

3 milioni di italiani che evadono dall'isolamento

Negli ultimi giorni il Comitato tecnico scientifico del governo ha stabilito che sarebbero circa tre milioni le persone che violano la misura dell'isolamento mettendone, così, in pericolo un numero indeterminabile

Al momento in Italia più o meno 331mila persone risultate positive e pertanto in isolamento domiciliare. Per ciascuna di loro, almeno 10 contatti stretti dovrebbero trovarsi in quarantena: che quindi porterebbe il totale a 3 milioni e 300mila persone che dovrebbero rimanere in casa in via precauzionale.

Considerando poi il numero di tamponi che vengono ogni giorno effettuali e il tempo che passa prima di ricevere l'esito, almeno 6 milioni di italiani dovrebbero essere chiusi in casa in questo momento.

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