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Assegno unico, fino a 250 euro per ogni figlio: ecco cosa cambia per diecimila famiglie ternane

La misura dovrebbe essere operativa dal primo luglio, novità e conti. De Palo (Forum famiglie): sono le fondamenta, ma adesso serve un piano organico per le politiche familiari

Con la pubblicazione in gazzetta ufficiale della legge 46/2021, l’Italia entra nell’era dell’assegno “unico e universale”, ossia quella misura che viene riconosciuta – in base a determinati criteri – ad ogni famiglia con figli a carico fino a 21 anni. Secondo quanto dichiarato nelle scorse settimane anche dal presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, la misura sarà operativa dal prossimo primo luglio, anche se ancora mancano i decreti attuativi che dovranno fornire le “gambe” che consentono alla legge di mettersi davvero in marcia.

Assegno unico, cos’è

In base ad un approfondimento curato dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, l’assegno sarà destinato a tutte le famiglie, compresi i lavoratori autonomi. Potranno riceverlo i nuclei familiari con figli indipendentemente dal fatto che il genitore sia lavoratore subordinato, lavoratore autonomo, percettore di misure di sostegno al reddito come il reddito di cittadinanza. Verrà riconosciuto mensilmente per ciascun figlio nascituro a decorrere dal settimo mese di gravidanza, ciascun figlio minorenne a carico, ciascun figlio maggiorenne a carico e fino al compimento del ventunesimo anno di età purché frequenti un percorso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea, svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa limitata con reddito complessivo inferiore a un determinato importo annuale, sia registrato come soggetto disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro; svolga il servizio civile universale; ciascun figlio disabile anche dopo il compimento del ventunesimo anno di età, qualora risulti ancora a carico.

Come funziona

Il beneficio sarà modulato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, individuata attraverso l’Isee o sue componenti, tenendo conto dell’età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo al lavoro per il secondo percettore di reddito nel nucleo familiare. L’importo base è soggetto a maggiorazioni in caso di figli successivi al secondo nonché per le madri con meno di 21 anni. In presenza di figli disabili è prevista una maggiorazione non inferiore al 30% e non superiore al 50% per ciascun figlio, rispettivamente minorenne o maggiorenne e di età inferiore a 21 anni, con importo della maggiorazione graduato secondo le classificazioni della condizione di disabilità. Ai figli disabili di età pari o superiore a ventuno anni, ancora a carico, non spetta invece alcuna maggiorazione.
L’assegno è liquidato come credito d’imposta o come erogazione mensile di una somma in denaro. Se il nucleo familiare è titolare di reddito di cittadinanza o di pensione di cittadinanza l’assegno è corrisposto congiuntamente e secondo le modalità di erogazione del beneficio economico relativo al medesimo reddito (o pensione).

I numeri a Terni

L’Istat, Istituto nazionale di statistica, dice che a Terni al primo gennaio 2021 risultano residenti 19.354 bambini e ragazzi da zero a 21 anni, A questi vanno aggiunti i circa 700 nati dello scorso anno – la metà di quelli che nascevano nel 1974 e circa cento in meno rispetto a soli tre anni fa - per una platea potenziale di ventimila ragazzi e poco più di diecimila famiglie, al netto di eventuali situazioni particolari all’interno del nucleo familiare.

Quanti soldi?

“Ancora non è stabilito l’importo dell’assegno – spiega Paolo Puppo nell’approfondimento dei consulenti del lavoro - ma si delega il Governo a determinarlo sulla base delle risorse disponibili. Le risorse derivanti dall’eliminazione di sei precedenti forme di sostegno sono di circa 15 miliardi. A queste si aggiungono le risorse stanziate dalla legge di bilancio per il 2020 (1.044 milioni per il 2021 e 1.244 a partire dal 2022) per la creazione di un fondo assegno universale, risorse che sono state incrementate di circa 3 miliardi per il 2021 con l’ultima legge di bilancio. La stessa legge ha anche istituito un apposito fondo per l’attuazione della riforma fiscale, la cui dotazione sarà utilizzata per l’assegno universale e servizi alla famiglia per una quota compresa tra i 5 e i 6 miliardi a partire dal 2022. In totale le risorse per l’assegno universale ammonterebbero per il 2021 a circa 19 miliardi e dal 2022 a circa 21,6 miliardi. L’aumento rispetto ai precedenti benefici per la famiglia ammonterebbe a circa il 40% nel 2022. Sembra comunque che l’assegno unico non potrà superare la cifra di 250 euro a figlio.

Cosa cambia

L’assegno unico sostituirà sei misure di sostegno attualmente in vigore. Verranno eliminati l’assegno ai nuclei con almeno tre figli minori (nel 2020 la misura massima di tale assegno era di 145,14 euro mensili per 13 mensilità per le famiglie con Isee inferiore a 8.788,99 euro per 5 componenti); l’assegno di natalità, che viene riconosciuto per ogni figlio adottato o nato entro l’anno considerato e corrisposto fino al primo anno di età o fino al primo anno di adozione; il premio alla nascita o all’adozione, che consiste in un contributo una tantum per un importo pari a 800 euro; il fondo di sostegno alla natalità, che è diretto a favorire l’accesso al credito alle famiglie con uno o più figli fino a tre anni (o fino a tre anni di adozione) tramite il rilascio di garanzie a banche e intermediari.
Con l’entrata a regime dell’assegno unico, verranno superate anche le detrazioni Irpef per figli a carico, che spettano in misura inversamente proporzionale al proprio reddito e si annullano per redditi pari o superiori a 95.000 euro e l’assegno per il nucleo familiare, nonché gli assegni familiari previsti dal testo unico delle norme concernenti gli assegni familiari.

Qualche calcolo

Secondo l’Istat, la riforma dell’assegno unico determinerebbe un incremento di reddito per il 68% delle famiglie, in particolare per quelle dei lavoratori autonomi che oggi non percepiscono gli assegni familiari e per coloro che non raggiungono la soglia per la capienza delle detrazioni fiscali (redditi molto bassi e famiglie numerose). Per il 29,7% si avrebbe invece un peggioramento. “In particolare – spiega il dossier dei consulenti del lavoro - risulterebbero danneggiati i nuclei familiari con figli over 21 a carico dei genitori che resterebbero esclusi sia dall’assegno unico che dalle attuali detrazioni; le famiglie particolarmente numerose dal momento che la scala di equivalenza dell’Isee dal quarto figlio attribuisce valori in proporzione inferiori; le coppie di fatto che oggi per il calcolo degli Anf possono computare il solo reddito del richiedente mentre passando all’Isee dovranno considerare i redditi di entrambi i genitori; i nuclei che possiedono un patrimonio mobiliare e immobiliare, anche se questo costituisce un onere (ad esempio pagamento Imu)”. Per il 2,4% dei genitori non cambierebbe nulla.

Le proiezioni

Una relazione Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia ipotizza alcuni scenari possibili con l’introduzione dell’assegno unico. La previsione prevede un importo dell’assegno costante pari a 1.930 euro all’anno (161 euro al mese) per ciascun figlio minorenne e a 1.158 euro all’anno (97 euro al mese) per ciascun figlio maggiorenne fino ad un livello di Isee pari a 30.000 euro (oltre alle maggiorazioni). A partire dai 30.000 euro di Isee, il valore dell’assegno decresce in modo non lineare sino a 52.000 euro, con una concavità verso il basso che tende a tutelare maggiormente i nuclei con Isee meno elevato. Oltre 52.000 euro di Isee l’assegno resta costante a 800 euro all’anno (67 euro al mese) per ciascun figlio minorenne a carico e a 480 euro all’anno (40 euro al mese) per ciascun figlio maggiorenne.

L’intervista

gigi de palo-2Di assegno unico familiare abbiamo parlato con Gigi De Palo, presidente del forum nazionale delle associazioni familiari che da tempo si batte per un “piano organico di politiche a sostegno della famiglia”.

Dal primo luglio, dunque, si parte?

“L’auspicio è quello ma vedo delle lentezze. Non vorrei cominciare a preoccuparmi…”.

C’è il rischio che qualcosa si inceppi nell’ultimo miglio?

“C’è un intasamento tecnico. Il Governo deve preparare due decreti Ristori, il Def e formalizzare le proposte per il recovery plan”.

Cosa manca per vedere l’assegno unico?

“Mancano i decreti attuativi. E mancano le risorse: l’assegno unico estende la platea di beneficiari di 2,2 milioni di persone, non possiamo accontentarci di pareggiare i conti per chi già aveva qualcosa o, ancora peggio, del fatto che nessuno ci perda. Le famiglie sono state sempre discriminate e non ci sarà un altro momento come quello attuale per spendere e programmare investimenti sul futuro del Paese”.

L’assegno unico non dovrebbe dunque essere il traguardo, ma un punto di partenza per le politiche familiari in questo Paese…

“L’assegno unico può essere il perno attorno al quale costruire un piano organico. Serve un piano per la natalità: fare un figlio oggi è un atto politico, perché chi lo fa, scommette sul futuro dell’Italia. Fare un figlio rappresenta però anche un rischio, se non addirittura una delle cause di rischio povertà. Diciamo dunque che se il family act è il progetto della casa che dobbiamo costruire, l’assegno unico sono le fondamenta. Dobbiamo garantire un sostegno per i figli che nascono, magari un bonus destinato alle famiglie che acquistano la prima casa. Non solo servizi, ma un progetto complessivo. Se non riparte la natalità, rischiamo di costruire asili nido, che servono, ma che potrebbero essere destinati a restare vuoti e a trasformarsi in ospizi”.  

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