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Il grido dei lavoratori del Pmal: così la fabbrica d’armi rischia di scomparire

Nel prossimo triennio usciranno 202 addetti per pensionamento, le assunzioni previste sono 6. Presidio sotto il Palazzo del Governo, l’impegno del prefetto

Il Polo di mantenimento delle armi leggere di Terni (Pmal, ex fabbrica d’armi) è l’azienda più longeva del territorio. Nata nel 1875, oggi rischia di imboccare il tunnel di una lunga agonia che potrebbe portarla a scomparire.

Questo il grido che ha accomunato lavoratori e organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl e Uil) che questa mattina si sono riuniti in assemblea sotto il Palazzo del Governo di Terni nell’ambito della mobilitazione dei lavoratori civili del ministero della Difesa

Abbiamo detto che la vertenza che è nazionale, ma anche territoriale – spiegano in una nota congiunta i sindacati – e può assumere caratteri di natura generale per l’intera provincia ternana, per diversi motivi. Il Pmal è l’azienda più longeva della provincia di Terni, città che, nel secondo conflitto mondiale, ha subito 108 bombardamenti, anche per quella fabbrica nata nel 1875”.

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Nel prossimo triennio - spiegano Cgil e Fp di Terni - usciranno per pensionamento 202 lavoratori (dei 384 occupati), ne saranno assunti 6 con un concorso che sta chiudendo le ultime fasi in questi giorni. Altre 4 assunzioni ‘promesse’ sono tutte da verificare”. Questo, secondo il sindacato, porterà prima a un depotenziamento e poi alla chiusura della fabbrica. “Terni non può sopportare altri 384 posti di lavoro in bilico dopo averne persi 3000 dal 2011 ad oggi - afferma il sindacato - C’è bisogno di rivedere i fattori localizzativi a partire dalla formazione dei lavoratori attraverso specifici accordi con gli istituti tecnici e professionali, nonché un piano formazione regionale che tenga conto dei fabbisogni del territorio”.

I lavoratori del Pmal sono dipendenti pubblici - sottolineano ancora Cgil e Fp di Terni - lo Stato negli anni ha privatizzato tutto a partire da asset strategici quali le telecomunicazioni e le infrastrutture, non può cedere ora una delle ultime realtà di azienda pubblica che sta nel settore del manifatturiero altamente specializzato. Anzi, c’è bisogni di assumere come strategica la scelta dei poli di manutenzione, non più riferiti solo all’esercito, ma all’intero ambito della Difesa”.

Sua eccellenza il prefetto di Terni si è dimostrato particolarmente attento e sensibile - conclude il sindacato - e ha chiuso la riunione dicendo che farà tutto quello che rientra nelle sue competenze, affinché i lavoratori possano vedere ascoltate le proprie speranze”.

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