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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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‘Non lavartene le mani’. Al via la nuova campagna dell’Avis: “Un'idea per infondere coraggio ed esplicitare la richiesta di aiuto”

Dal lunedì 15 marzo partirà la campagna con una vela a Terni, Narni, Amelia ed Orvieto: “In Umbria si registra un calo della donazione del -2570 donazioni e 9,2 di plasma”

“Avevamo bisogno di fare una campagna forte, scioccante che toccasse le anime dei nostri donatori e non solo. Un'idea per infondere coraggio e, allo stesso tempo, di esplicitare la richiesta di aiuto. Senza sangue e plasma gli ospedali non riescono ad andare avanti”. Parte la nuova campagna di Avis Regionale Umbria, in data odierna, ovvero lunedì 15 marzo. A Terni, Narni, Amelia ed Orvieto il messaggio viene veicolato attraverso una vela. Dalla prossima settimana (dal 22 marzo) da Perugia fino al Trasimeno è prevista un’attività offline con il messaggio di promozione, divulgazione e coraggio al dono. Ad oggi in Umbria si registra un calo della donazione del -2570 donazioni e 9,2 di plasma, e gli ospedali sono in grave carenza di scorta. Il servizio immunotrasfusionale più in carenza è Terni, ossia al -15%.

Il messaggio

Secondo Avis: “L’invito è a ‘Non lavarsene le mani’. Assomiglia quasi alla rottura di un paradigma culturale quest’invito: perché ‘lavarsi’ sbatte contro uno dei comportamenti che da mesi ci aiuta a contrastare l’emergenza pandemica, giocando con una frase (‘lavarsene le mani’) che, nella nostra lingua e nella nostra cultura, significa lasciare che siano altri ad occuparsene”.

Ed ancora: “Anche il linguaggio visivo quindi si rivoluziona. Il cambio di rotta nel tono di voce, da sempre rassicurante e rasserenante, proposto da Avis Regionale dell’Umbria, nasce dall’esigenza di fare fronte a un vero e proprio stato d’emergenza. Proprio per questo si decide di utilizzare un’immagine di rottura: una mano sporca di sangue (da sempre simbolo della ‘colpevolezza’) per invitare tutti ad affrontare con coraggio l’emergenza, a non voltarsi dall’altra parte, a non lavarsene, appunto, le mani. Un messaggio che, anche con alcune accortezze grafiche, enfatizza l’emergenza in corso (in questo caso non pandemica, ma di carenza di sangue e plasma) e che proietta Avis in una dimensione linguistica meno istituzionale e capace di parlare, con coraggio, in modo più diretto al proprio pubblico”. 

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