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Cantamaggio in "rosso", l'addio ai carri non è un tabù

In commissione anche l'opposizione insieme alla Lega rilancia la proposta, l'assessore Giuli alla finestra punta alla sua "Festa di primavera". E l'Ente Cantamaggio pensa a una manifestazione a pagamento per recuperare risorse

Pensare al Cantamaggio senza la tradizionale sfilata dei carri non è più un tabù. Lo aveva provato a infrangere nei giorni scorsi - salvo poi correggere il tiro - il vicesindaco con deleghe alla Cultura, Andrea Giuli, lagnandosi del portafoglio vuoto del suo assessorato. Eppure stamattina ha trovato più di una sponda tra le forze politiche nel corso della riunione della seconda commissione consiliare che, nell'ambito dell'esame dell'atto di indirizzo presentato dal Pd per arrivare a un rinnovo della convenzione con il Comune, ha ascoltato il presidente dell'Ente Cantamaggio, Omero Ferranti, che ovviamente non vuol sentir parlare di una manifestazione senza la sfilata dei carri. A costo di farla pagare.

L'inaspettato assist al vicesindaco è arrivato addirittura dall'opposizione. "I carri sono la cosa più costosa e nemmeno la più apprezzata - ha detto il consigliere di Terni Immagina e già candidato a sindaco del centrosinistra, Paolo Angeletti - non sono indispensabili se si vuole riportare la manifestazione alle origini". A tenere alta la "palla" poi ci ha pensato il consigliere della Lega, ex assessore alla Cultura nella Giunta Ciaurro, Paolo Cicchini, per cui in sostanza, in accordo con Angeletti, rimanere eventualmente per un anno senza carri non sarebbe la fine del Mondo vista la situazione delle casse di palazzo Spada. "Sono tempi difficili per la città - ha detto - o si trova la possibilità di reperire i soldi o si trova una formula temporanea che ci consenta di risparmiare e di continuare a portare avanti una manifestazione che non deve assolutamente morire".

Ente Cantamaggio, conti in rosso

Anche perché pur essendo la principale attrazione "popolare" del Cantamaggio, i carri rappresentano anche il maggior costo per l'Ente il cui bilancio, in termini di dissesto, sembra aver poco da invidiare a quello del Comune. Dal 2010 a oggi l'attuale gestione dell'Ente ha dovuto fare i conti con "l'eredità" lasciata dal compianto storico presidente Giuseppe Capiato vale a dire un "buco" di circa 160mila euro che si è progressivamente dimezzato almeno fino al 2015 quando poi a palazzo Spada hanno stretto i rubinetti. Nel 2010, ha detto il presidente Ferranti snocciolando le cifre della manifestazione, il Cantamaggio riceveva 68mila euro dalla convenzione con il Comune che garantiva anche i 60mila euro per l'affitto dei capannoni dove i carri venivano realizzati, 25mila euro dalla Provincia, 8/10mila euro dalla Regione e altrettanti dalla Carit. Con queste risorse la manifestazione si era arricchita di iniziative collaterali prima fra tutte quella dei minicarri per i bambini. I contributi però sono poi andati poi via via diminuendo e così il programma della manifestazione rimasto imperniato sui carri e i festival dei canti e delle poesie e racimolando, nell'ultima edizione, appena 7mila euro di sponsor. Ne servono invece circa 70mila per "muovere", in tutti i sensi, l'evento: 30mila euro per i carri, 12mila euro per l'affitto dell'unico capannone rimasto dove si realizzano tutti i lavori, oltre 10mila per la sicurezza, altrettanti per l'organizzazione, 5mila euro per la Siae.

I debiti del Cantamaggio attualmente ammontano a circa 75mila euro (nel preventivo 2018 destinati a scendere a circa 50mila) di cui circa 30mila per le spese accumulate negli anni per i carri, 5mila euro dei contributi dovuti alle scuole per i minicarri, altrettanti ai fornitori privati e oltre 30mila all'Asm per la tassa su rifiuti. Sono otto anni che l'Ente non paga la bolletta annuale "monstre" di 4mila euro, calcolata sulla superficie del capannone che ospita i lavori dei carri, in un braccio di ferro con l'azienda di Maratta che potrebbe sfociare "anche in un'iniziativa legale", ha detto Ferranti. "Noi utilizziamo quegli spazi solo quattro mesi l'anno - ha detto in commissione - è un problema che abbiamo pià volte in passato segnalato al Comune che insieme ad Asm si era impegnato a risolvere". 

Ecco la "Festa di primavera"

Oggi l'apporto economico del Comune è "ridotto" a 60mila euro, cifra che - il vicesindaco lo ha già detto - nelle condizioni in cui versa il bilancio palazzo Spada non può più garantire con la convenzione che scade il 31 dicembre e che nelle intenzioni dell'amministrazione sarà rinnovata al massimo fino al maggio 2020 quando terminerà pure il mandato di Ferranti. Ci sono già stati due incontri tra Giuli e i vertici del Cantamaggio, allargati anche ad altri soggetti che si vogliono coinvolgere per ridare slancio alla manifestazione. Il 29 ottobre si terrà un terzo incontro "dove si metteranno gli impegni nero su bianco", ha detto Giuli oggi in commissione. Si sta lavorando con la Regione, che oggi garantisce un contributo di appena 2mila euro, per reperire nuove risorse da destinare al Cantamaggio ma in realtà il vicesindaco sta cercando tra le pieghe del bilancio e attraverso gli sponsor i fondi necessari per realizzare una "Festa di primavera", tra la fine di aprile e il 10 maggio, che dovrebbe rilanciare in generale la tradizione del Cantamaggio ma che nulla ha a che fare  con la sfilata dei carri. 

Cantamaggio a pagamento?

E allora il prossimo 30 aprile ci saranno i carri del Cantamaggio in città per la 123esima edizione della festa? "Non sarò certo io che rompe una tradizione centenaria", sussurra Giuli ma il suo sguardio e le smorfie sorridenti  ascoltando le parole di Angeletti, Cecchini e pure quelle dell'altro consigliere di opposizione Gentiletti ("l'assenza di risorse può essere l'occasione per scegliere e fare le cose migliori") la dicono lunga su quale sia il progetto che ha in mente il Comune. All'Ente Cantamaggio ci si sta comunque attrezzando per scongiurare l'idea di una manifestazione senza la sfilata. Se il contributo di palazzo Spada sarà ulteriormente ridotto potrebbero uscire meno carri, realizzati magari con materiale degli anni precedenti che come già successo in questi anni. Ma i soldi potrebbero arrivare anche da una manifestazione a pagamento. "In altre città, come ad Acquasparta per il Carnevale, succede - ha detto Ferranti - noi lo abbiamo proposto in questi anni ma nessuno ci ha mai detto di sì compreso ora il vicesindaco Giuli. Si potrebbe pensare a una sfilata fuori dalla città, in via Martin Luther King dalla rotonda di città Giardino fino allo Staino dove si potrebbe realizzare la città del Maggio, opoure al Foro Boario". Piacerebbe ai ternani? 

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