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“Virus e scuola, le chiusure non servono ad abbassare i contagi. E intanto i ragazzi stanno sempre peggio”

Intervento del comitato A scuola Umbria, Regione sotto accusa: il messaggio peggiore è che la scuola è sacrificabile sul piatto dell’economia e usata come copertura del disastro sanitario in atto

Riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato diffuso dal comitato A scuola Umbria sulle modifiche introdotte dalla nuova ordinanza della Regione Umbria in materia di apertura e chiusura delle scuole.

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Chiusura, divieto, accusa. Sono queste le parole più usate dalla Regione e della stampa per descrivere “i ragazzi”... Ragazzi, così genericamente chiamati anche dagli addetti ai lavori.

Affermazioni così generiche, fumose che non ci fanno capire nulla, se non che sono usate volutamente in tono denigratorio, tracciando una descrizione molto spesso falsa e lontana dalla realtà dei fatti.

Cosa vi hanno fatto i ragazzi?

Addirittura una nota componente del Cts arriva a dire che “i ragazzi sono omertosi”. Quali? E in che senso? La dottoressa in questione non sa che fino ai 18 anni sono i genitori a dichiarare i contatti? E che dopo i 18 anni le persone si chiamano adulti e non ragazzi?

Non ci possiamo accontentare in zona arancione dell’apertura parziale delle scuole elementari. Dove sono finiti i ragazzi/e più grandi? L’unico elemento di normalità che si poteva rintracciare nella loro vita era la scuola e ordinanza dopo ordinanza gli avete tolto pure quella.

Nonostante abbiamo chiesto più volte di indicarci i criteri sulla base dei quali vengono prese certe decisioni, sul testo dell’ordinanza si leggono solo pochi, sparuti numeri che tra l’altro riscontrano un lieve miglioramento del contagio. Gli attualmente positivi, le terapie intensive ed i ricoveri: dati che vedono la Regione in lieve discesa.

Solo attraverso i giornali riusciamo a comprendere che la soglia usata dal fantomatico Cts umbro sarebbe quella del superamento del limite del parametro di 200 casi ogni 100.000 abitanti, parametro usato in maniera restrittiva rispetto allo stesso indicato nel Dpcm del 2 marzo (250/100.000).

L’altro aspetto che ci appare sconcertante, oltre alla totale mancanza di trasparenza nel fornire i dati, è quello di chiudere solo e sempre le scuole, nonostante il parametro riguardi l’intera popolazione. Siamo l’unica regione in Italia ad usare questa metodologia. Nelle altre, in base al parametro, la zona (comune o provincia) diventa rossa, con chiusura di tutto ad eccezione di alimentari, farmacie ed edicole. Decisione, seppur dolorosa e tranciante, che ci sembra però più sensata.

Come può quindi la chiusura delle scuole abbassare i livelli dei contagi se il resto della popolazione continua a girare, recarsi al lavoro, fare shopping, andare dall’estetista o dal parrucchiere? In tutta questa storia, il messaggio peggiore che questa presidente ci dà è che la scuola, nelle persone delle bambine, dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi è sacrificabile, sacrificabile sul piatto dell’economia ma non solo: sacrificabile perché usata come copertura del disastro sanitario in atto, senza nessun evidente miglioramento del contagio.

Possibile che nessuno non ne parli?

È di stamani un allarme lanciato dal Meyer di Firenze - ma già aveva evidenziato la triste notizia anche il Bambin Gesù di Roma - sull’aumento dei tentati suicidi da parte dei giovanissimi. Non servono a niente, a questa cieca giunta regionale, le evidenze scientifiche, i dati elaborati, le richieste di aiuto inviate attraverso gli ordini degli psicologi: la scuola va demolita. O forse va demolito altro?

Razionalizzazione e ottimizzazione che nel loro gergo significano tagli: ecco le parole d’ordine scelte dalla Regione per portare avanti questa battaglia sul piano della sanità pubblica. Ed ecco perché siamo i primi in classifica per mortalità.

Questo porta avanti la Regione Umbria, con determinazione, supportata da sedicenti esperti che vedono l’unico pericolo nella scuola: la demolizione della sanità pubblica. Questione nota a tutti, ma evidenziata solo dal nostro comitato. E non basta e non è bastata neanche una pandemia per distoglierla da questo scopo.  

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