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Tremila test al giorno e plasmaterapia: le “armi” dell’Umbria per sconfiggere il Coronavirus

Comincia anche la “fase due” della lotta al Covid19, via alle selezioni per individuare i guariti donatori. Ma l’assessore Coletto mette in guardia: “Il morbo è ancora fra noi ed è ancora aggressivo”

“Il morbo è ancora fra noi ed è ancora aggressivo”. L’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto, mette subito in guardia e ribadisce che – al momento – gli strumenti più efficaci per combattere il Coronavirus sono distanziamento sociale, mascherine, gel igienizzanti. Almeno fino a quando “non arriveranno farmaci in grado di curarci e, soprattutto, il vaccino. Che è in buona evoluzione ma non arriverà prestissimo”. Nel frattempo, però, dalla gestione dell’emergenza, è necessario approfondire l’aspetto farmaceutico, “per cercare con i nostri medici di fare gestione e ricerca”.

Anche la lotta al Covid19 in Umbria si avvicina alla sua “fase due” e si cominciano ad affilare le “armi” per combattere la pandemia e confermare i trend che potrebbero portare il cuore verde d’Italia ad essere una tra le prime regioni “Covid free” d’Italia.

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Armi che sono state presentate in video conferenza dallo stesso Coletto assieme a Claudio Dario, direttore regionale di salute e welfare, e Mauro Marchesi, coordinatore del centro regionale sangue. Al quale è spettato il compito di dettagliare il protocollo che vede anche l’Umbria protagonista nella sperimentazione della terapia che sfrutta il plasma iperimmune per la cura del Coronavirus.

Si tratta di un protocollo “multicentrico” che verrà sviluppato assieme ad altre regioni (con la Toscana capofila) e che, in estrema sintesi, “sfrutta” il plasma di soggetti guariti e immunizzati dal Covid per guarire altri malati.   

Entro le prossime due settimane si procederà con la selezione dei donatori che dovranno essere guariti da almeno 14 giorni ed avere due tamponi negativi. Il plasma verrà poi sottoposto a verifica presso un laboratorio convenzionato proprio in Toscana che dovrà certificare la presenza anticorpi e che, in caso positivo, sarà utilizzato per le infusioni nei pazienti.

E se da un lato si pensa alla cura, dall’altro si incrementa anche il fattore della prevenzione. Uno dei prossimi obiettivi da raggiungere è quello di raddoppiare i test che vengono fatti quotidianamente. Ad oggi, i tamponi effettuati sono poco più di 44mila, con una media prossima ai 1.500 al giorno fra sierologici (i test rapidi) e molecolari.

Si sta lavorando per raddoppiare questo numero fino ad arrivare a circa tremila test al giorno, così da poter sottoporre a screening una fetta sempre più ampia di popolazione, a partire da quella che è più esposta al rischio contagio da Covid19.

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