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Covid e curiosità, ecco come la pandemia diventa oggetto di una tesi universitaria a Terni

Una giovane studentessa, Sofia Menestò, scrive la sua tesi e si presenta alla commissione di laurea. "Ecco come ho fatto per capire meglio il virus"

Il Covid diventa oggetto di tesi universitaria. Ha fatto così una giovane studentessa ternana, Sofia Menestò, che ha presentato il suo lavoro alla commissione universitaria con ottimi risultati.

Ecco la sua tesi di laurea:

La pandemia abbatte l’Italia e non risparmia nessun settore.

Il Covid-19 meglio conosciuto come coronavirus ha messo a dura prova tutti gli abitanti del globo terrestre, in particolare l’Italia, una delle nazioni con il maggior numero di contagi e morti accertate.                            

Uno shock subìto fortemente da tutte le aziende produttrici che ha stoppato l’economia nazionale con inevitabili conseguenze e ripercussioni economiche per il nostro futuro prossimo.

Le morti inarrestabili sono state le più scioccanti, ogni paese, ogni persona ha perduto amici, vicini di casa, familiari, sono stati visti andar via, soli senza nemmeno una persona accanto da poter salutare.

Questa situazione ha fatto sì che si creasse un clima di tensione e incertezza totale.

La fascia di età più colpita con un’alta percentuale di morti è stata quella degli over 70.

Gli ambienti di maggior diffusione sono state le strutture di accoglienza per anziani, che vivendo tutti a stretto contatto come una grande famiglia, non è stato difficile per il virus diffondersi.

In molte strutture il virus si è diffuso rapidamente, collezionando decine e decine di morti, per non aver considerato grave l’allarme coronavirus, trascurando le ristrettissime norme igienico-sanitarie e distanze di sicurezza tra ospiti e personale sanitario e tra ospiti e visitatori, dettate dall’emergenza.

Le difficoltà sono state sottovalutate e prese con leggerezza e superficialità, trascurando quelli che sono i comportamenti utili per la prevenzione e per la salute degli ospiti.

Familiari che entrano ed escono dallo stabile senza nessun tipo di protezione, tamponi preventivi non effettuati e ospiti ricoverati in strutture al massimo della loro capienza.

Non a caso diverse strutture ospedaliere sono collassate per i troppi ricoveri delle persone provenienti dalle case di cura. In una località del sud si sono mobilitate varie postazioni del 118 per portare in una sola notte decine di anziani delle strutture di residenza, alle strutture ospedaliere.

Si sono verificati anche molti disservizi nelle strutture dal momento della diffusione di notizie riportanti gli avvenuti contagi all’interno delle stesse, gli operatori socio-sanitari o gli addetti alla mensa delle strutture, per paura del contagio, lasciavano gli anziani incustoditi, sporchi e senza cibo, sono stati rinvenuti cibi sui davanzali delle finestre mai consumati e mai consegnati, portati da operatori delle mense esterne e lasciati li per la stessa paura di contagio.

Sono state poche le strutture che si sono contraddistinte in questo frangente, una di queste è la residenza per anziani Villa Giulia che si trova a Stroncone, un piccolo paese medioevale di 5000 abitanti, situato a sud dell’Umbria, che ha adottato con attenzione e prudenza le giuste prevenzioni per la tutela dei propri ospiti.

Ecco che dice il legale rappresentate della struttura Sara Morellato che ha fornito dettagli e procedure adottate dalla direzione per combattere l’emergenza Covid-19.

Quali sono state le direttive aziendali per fronteggiare il covid-19 sia per i visitatori che per

i dipendenti?

“Sono state seguite le direttive sin dai primi DPCM. L’iter di monitoraggio e sorveglianza sulla

sicurezza sanitaria si è ampliato e serrato per tutta la durata del lockdown. Nella settimana

immediatamente precedente alla chiusura, sono stati invitati tutti i parenti ad una riduzione della

loro presenza presso la residenza. Si è loro richiesto di indossare gli stessi DPI consegnati ai

dipendenti (mascherine e guanti). Il 9 marzo è stata formalizzata la comunicazione di chiusura

accesso alla residenza. Da quel momento in poi l’ingresso è stato inibito a tutti, ovviamente ad

eccezione dei dipendenti. Il personale è stato informato sull’iter di accesso destinato ai fornitori

per lo scarico merci, iter che consentiva l’approvvigionamento senza transito nelle aree abitate

della residenza. È stato richiesto al personale di misurare la propria temperatura prima di recarsi

sul luogo di lavoro e si è loro richiesto di misurare quotidianamente la temperatura degli ospiti con

termoscanner. Obbligo di mascherine, guanti e distanziamento sociale (anche verso gli ospiti se

non per i contatti strettamente necessari all’igiene personale), lavarsi accuratamente le mani

erano comunicazioni iniziate già prima del 9 marzo. Poi tanti altri accorgimenti e precauzioni in

corso d’opera: quarantena cautelativa per alcuni dipendenti (nella prima settimana di chiusura),

allestimento dispenser gel disinfettanti per mani, contatto e supporto da parte della protezione

civile, informazioni e procedure nel caso di sintomatologia sospetta di un ospite (cosa fare, come

isolarlo, chi chiamare), allestimento delle prestazioni sanitarie a domicilio nell’area esterna della

residenza con protezione ospite/operatore, ecc…”

 

Quali saranno le direttive aziendali per i comportamenti dei dipendenti durante gli orari di

lavoro avendo, loro, contatti con l’esterno?

“Il buon senso, la massima prudenza e il rispetto del distanziamento sociale. L’indossare la

mascherina nei contatti con l’esterno, una corretta igiene delle mani sono prassi che riducono

fortemente il rischio di contagio. Indossare tassativamente mascherina adeguata fornita

dall’azienda durante e per tutto il proprio turno di lavoro abbatte ulteriormente tale rischio.

Purtroppo vorremmo tutti la formula magica per un rischio zero, ma occorre aspettare per quella.

La Asl locale ha già aperto un calendario per effettuare tamponi a tutti gli operatori di strutture

residenziali a ciclo continuo come la nostra. Io personalmente sto provando ad attivare una

fornitura di test IGM/IGG per valutare presenza anticorpi virus per i miei collaboratori. Benché la

loro rilevazione non sia poi una garanzia per eventuali e ipotetici contagi successivi. Devo dire che

ho riposto fiducia nelle persone che lavorano da e con me e la mia fiducia è stata ripagata. Sono

stati attenti e vigili. Hanno protetto se stessi e il loro luogo di lavoro”.

 

Quali saranno le norme comportamentali imposte ai visitatori per tutelare gli ospiti?

“Per ora non si prevedono visite. Non ancora. L’ultimo DPCM non varia nulla di quanto normato nei

precedenti relativamente all’accesso dei visitatori in residenze per anziani. Per fortuna. Siamo

bersagli altamente sensibili: per fascia d’età presente e per vita comunitaria, passata gomito a

gomito. Devo dire che la maggior parte dei parenti ha capito e profondamente rispettato questo

divieto. Altri hanno fatto qualche fatica in più. Si continuerà ancora per un po a fare incontrare

parenti e genitori attraverso videochiamate. Sono sicura che a fine emergenza ci saranno nonni

pronti ad aprire la propria pagina Facebook dopo questa iniezione di tecnologia!”

 

Cambieranno le forniture alimentari?

“No sostanzialmente sono rimaste le stesse. Abbiamo ovviamente utilizzato maggiormente

la fornitura sulla media distribuzione. Prima dell’emergenza utilizzavamo anche la piccola

distribuzione”.

 

I DPCM, secondo lei, sono stati sufficientemente adeguati o si poteva fare qualcosa in più,

sia a livello imprenditoriale che per la popolazione?

“Non entro troppo nel merito perché è un argomento complesso. Ho sposato in toto le disposizioni dei DPCM dando fiducia e sentendomi rassicurata”.

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