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Un cardiologo ogni settemila pazienti, ecco i “deserti sanitari” di Terni e del territorio

Il rapporto di Cittadinanzattiva: in provincia ci sono 314 medici di base, ossia uno ogni 631 persone con più di 15 anni. Ma la città dell’acciaio non è tra quelle che in Italia sono messe peggio

Se oltre settemila potenziali pazienti (per la precisione, 7.081 persone con più di 15 anni) possono sembrare tanti, basterebbe scorrere il report realizzato da Cittadinanzattiva fino alla “b” di Bolzano per scoprire che lì in fila di fronte ad un cardiologo ospedaliero ci sono quasi 225mila persone.

Si chiamano “deserti sanitari” e sono il tema del dossier che l’associazione ha redatto nell’ambito del progetto Ahead, Action for health and equity addressing medical deserts, che va ad analizzare le “diverse situazioni o aree in cui le persone hanno difficoltà ad accedere alle cure a causa, ad esempio, dei lunghi tempi di attesa, della scarsità di personale sanitario o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle cure”.

Secondo i dati del ministero della salute – relativi al 2020 – ed elaborati da Cittadinanzattiva a Terni ci sono 314 medici di medicina generale ossia uno ogni 631 persone over 15, 45 pediatri di libera scelta, (uno ogni 560 minori under 15), 22 ginecologi ospedalieri (uno ogni 4.934 donne over 10 anni), 28 ginecologi ospedalieri (uno ogni 7.081 persone over 15 anni) e 6 farmacisti ospedalieri (uno ogni 37.243 residenti nel territorio provinciale).

Guardando all'Umbria, la provincia di Terni restituisce performance sempre migliori rispetto a quella di Perugia fatta eccezione che nel rapporto tra ginecologi ospedalieri e popolazione femminile over 10 (a Perugia ce n'è uno ogni 4.830 potenziali pazienti, un po' meglio che a Terni) e nel rapporto tra cardiologi ospedalieri e popolazione: uno ogni 6.653 residenti over 15.

Così in Italia

“Dall’analisi di fonti ufficiali (Eurostat 2020 per la popolazione, ministero della salute 2020 per numero di professionisti) e con riferimento alla top ten delle province - per ciascuna delle cinque figure professionali prese in considerazione - emerge che in almeno 39 province – quindi abbondantemente un terzo delle province italiane - si palesa un marcato squilibrio, con due province (Bolzano e Reggio Calabria, agli estremi dello Stivale quasi a sottolineare come il fenomeno dei deserti sanitari attraversi tutta l’Italia) che denotano contemporaneamente ben tre carenze, ed ulteriori sette province (Alessandria, Brescia, Caltanissetta, Como, Cosenza, Macerata, Viterbo) che

palesano due carenze. Nello specifico – spiega il report – per i farmacisti ospedalieri, lo squilibrio maggiore tra numero di professionisti e target di riferimento lo si registra nelle province di Reggio Emilia (1 ogni 264.805 persone), Campobasso (1 ogni 108.681) e Reggio Calabria (1 ogni 75.852), di contro il rapporto migliore a livello nazionale (1 ogni 9.883) lo si registra nella provincia di Forlì-Cesena. Per i cardiologi ospedalieri, lo squilibrio maggiore tra numero di professionisti e target di riferimento lo si registra nelle province di Bolzano (1 ogni 224.706 persone), Potenza (1 ogni 105.789) e Crotone (1 ogni 72.172), di contro il rapporto migliore a livello nazionale (1 ogni 3.147) lo si registra nella provincia di Pisa”.

Per quanto riguarda i ginecologi ospedalieri, “lo squilibrio maggiore tra numero di professionisti e

target di riferimento lo si registra nelle province di Caltanissetta (1 ogni 40.565 donne), Macerata (1 ogni 18.460) e Reggio Calabria (1 ogni 9.992), di contro il rapporto migliore a livello nazionale (1 ogni 2.292 donne) lo si registra nella provincia di Roma”.

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