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Trasformare il ferro in arte, dai presepi creativi ai bicicli: “Una vita dedicata al lavoro ed agli spettacoli fino a Città del Messico”

Il racconto di Dino D'Ascenzo: “Ho lavorato con tanti professionisti, viaggiato per motivi di lavoro ed indossato la divisa storica dei carabinieri, risalente alla prima guerra mondiale”

Una vita dedicata al lavoro, un problema di salute che lo ha costretto allo stop forzato e la meritata pensione. In tutto il territorio ternano Dino D'Ascenzo è conosciutissimo, soprattutto per una dote: la capacità di saper realizzare delle opere d’arte con materiali ferrosi di scarto. Tale peculiarità lo ha lanciato anche nel mondo degli spettacoli viaggianti, facendosi apprezzare da grandi e soprattutto piccini. Pertanto è giusto definirlo come un vero e proprio artista, a tutto tondo, capace di mettersi in evidenza anche al di fuori dei confini provinciali.  

“Ho iniziato il mio percorso lavorativo da fabbro negli anni cinquanta, seguendo la strada tracciata da mio padre" esordisce alla nostra redazione di www.ternitoday.it. "Ricordo ad esempio che a Marmore gli commissionarono un intervento di restyling del paese con la realizzazione di 1200 metri di ringhiere, in sostituzione dei muretti a secco. Finiti gli studi decisi di arruolarmi nei carabinieri. Con il passare del tempo però non poté svolgere più tale professionalità. Pertanto mi congedai per seguirlo in modo continuativo. Quando se ne andò mi ritrovai tutta la famiglia sulle spalle. Dal 1975 in poi è diventata la mia attività preponderante finché, a causa di un problema di salute, sono stato costretto ad interromperla. Fortunatamente dopo un paio d’anni sono riuscito ad andare in pensione”.

I ricordi di Dino: “Ho viaggiato, per motivi di lavoro, in tutta Italia e non solo, come ad esempio al Principato di Monaco e Bruxelles, realizzando delle fioriere in acciaio inossidabile. Collaboravo anche con gli architetti che hanno ristrutturato Labro, portando a compimento una grande opera di restyling. Senza dimenticare altri interventi importanti realizzati a Pisa, Terracina, Magione, Anghiari e Roma”. La realizzazione dei presepi: “Ho iniziato una ventina di anni fa. La prima rappresentazione della Natività davanti casa per poi costruirne ulteriori, anche su tematiche di attualità. Uno, ad esempio, tipico del paesaggio caratteristico di Labro. La riproduzione dell’autovelox di viale Trento con i cammelli e le pecore che andavano a velocità ridotta. Inoltre Piazza Tacito, l’inaugurazione del ponte di Papigno, la Cascata delle Marmore con le biglie, utilizzate per i lampioni. La foglia della vita, il cestino con il fil di ferro, la palma, la rappresentazione della Guerra del Golfo. Infine i presepi a grandezza naturale a Narni, davanti al pronto soccorso, a Piediluco e Labro”. I materiali di scarto in evidenza: “Pezzetti di ferro, ribattini, terminali che notoriamente si mettono sopra i cancelli”. Insomma arte e creatività allo stato puro. “Da qualche anno purtroppo ho smesso. Tuttavia anche per queste festività è possibile ammirarli in diversi luoghi del territorio”. Citiamo ad esempio Quadrelli, Vallo di Nera, Piediluco, Labro, la sede della Confartigianato.

Rose, farfalline, ombrellini, biciclette. Sono alcune delle realizzazioni in ferro di Dino D’Ascenzo capace di dar vita a bicicli in ferro pienamente funzionanti: “Ne ho portata una al Cantamaggio, riscuotendo un bel successo”: L’incontro con Ivan Tanteri: “Stava realizzando uno spettacolo e mi chiese di collaborare. Da lì è nata un’amicizia fraterna. Ho costruito delle bici per bambini, per gli sposi. Una per il Topo Federico su misura. Siamo arrivati fino a Città del Messico con i suoi show itineranti. Complessivamente eravamo novantacinque figuranti”. Le altre grandi soddisfazioni da rimarcare: “Ho compartecipato alla creazione dell’altare di San Valentino con il compianto Gianni Manzini. Il riconoscimento ottenuto di Maestro d’opera d’arte ed esperienza. L’aver indossato la divisa storica dei carabinieri, risalente alla prima guerra mondiale, dopo aver donato un biciclo ora conservato all’interno del museo di Treviso”.

L’opportunità di aver lavorato insieme a professionisti di altissimo spessore: “Voglio ricordare l’architetto Giani, senza dimenticare Volpi e Bientinesi. Infine ho la fortuna di aver conservato qualche disegno di Ridolfi. Diversi laureandi chiedono di poterli visionare e sono felicissimi quando li osservano da vicino”. L’artista vive a Marmore dove ha realizzato tante opere d’arte, ricevendo affetto e gratitudine da parte dei suoi concittadini.

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