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Docente ternana in Cina: “La vita a Pechino è cambiata: ma vi spiego perché si sta creando troppo allarme"

Il racconto di Sara Vaccari a Ternitoday.it: “Non c’è motivo di avere così tanta paura in Italia"

Da dodici anni vive in Cina insegnando lingua italiana a Pechino. Si chiama Sara Vaccari, originaria di Melezzole comune di Montecchio, e sta vivendo in prima persona gli effetti del Coronavirus: “La mia città è distante da Wuhan 1055 km, due ore di aereo per intenderci” afferma Sara riferendosi all’estesa metropoli tra le più colpite dall’epidemia.

“Appena iniziate le vacanze del Capodanno cinese (il 20 gennaio ndr) la notizia era su tutti i social cinesi ed il mio capo mi ha scritto allarmato chiedendomi di non uscire di casa – dichiara l’insegnante riferendosi a come è venuta a conoscenza del virus - La situazione a Pechino è sotto controllo, ovviamente la mia vita è cambiata da due settimane a questa parte. Ogni quartiere è chiuso - si entra e si esce solo da una porta - se la gente che non vive nel quartiere vuole entrare, deve lasciare i propri dati alla guardia di turno e dichiarare da dove viene”

“Inoltre qualora volessi ordinare cibo d’asporto, devo arrivare al cancello del quartiere a prenderlo perché non è più consentito ai corrieri di consegnare merce porta a porta. Gli ascensori vengono disinfettati ogni giorno. Se esco, sono obbligata ad indossare la mascherina, tutti la portano, non si può salire in autobus o in metro senza mascherina. In autobus lasciano aperti alcuni finestrini per far circolare l’aria perché sembra che sia meglio per il virus. All’entrata di molti centri commerciali e di alcuni palazzi un custode misura la febbre ai clienti con il termometro elettronico. Chi ha la temperatura alta non può entrare. I taxi funzionano, i tassisti ovviamente indossano la mascherina, però fanno solo le corse in città (così come gli autobus)”.

“Le mie vacanze per il capodanno cinese sono state allungate di una settimana, in giro di gente ce n’è poca, ma non è la situazione “spettrale” o “apocalittica” descritta su alcuni social. È Capodanno, la città è vuota come ogni anno, la gente tornerà pian piano, virus permettendo. Evito di uscire – afferma Sara - un po’ per sicurezza, un po’ perché molti locali (ristoranti, bar, negozi ecc.) sono chiusi. Giovedì ricomincerò a lavorare, ma online da casa. Diciamo che la situazione qui, come in tante altre città, è molto più tranquilla rispetto a Wuhan. I negozi sono riforniti, i prezzi del cibo sono rimasti gli stessi, c’è preoccupazione è incertezza per il futuro ma non c’è emergenza da questo punto di vista.

Rapporto con i cinesi e paura da Coronavirus

 “I cinesi sono molto gentili con me, mi aiutano, danno consigli su dove comprare le mascherine (stanno andando a ruba). Molti di loro mi scrivono per ricordarmi di mettere la mascherina e per darmi informazioni utili per proteggermi, mi inviano anche file di notizie utili sul virus tradotti in italiano. Non è cambiato molto rispetto a prima, se non una maggiore premura nei miei confronti che vivo questa situazione da straniera. Non ho pensato nemmeno per un minuto di tornare in Italia perché mi sento davvero protetta grazie a loro. Alcune persone cercano di proteggere anche gli animali domestici (cani) con mascherine ad hoc per loro” un particolare episodio che ha colpito Sara.

Dal tuo punto di vista che ti trovi in Cina è comprensibile avere paura qui in Italia? “Secondo me non c’è motivo di avere così tanta paura, si sta creando troppo allarme, una vera e propria psicosi. Resto basita quando vedo gente con la mascherina in città dove non c’è stato nemmeno un caso, o che insulta i cinesi – i quali magari non vanno a casa da mesi - boicotta i loro negozi, li evita, dimenticando troppo facilmente il dramma che queste persone stanno vivendo. Non siamo tutti esseri umani? E poi penso, se io dormo tranquilla e vivo in Cina, perché in Italia c’è così tanta ansia? Qui a Pechino vedo tanta umanità in questi giorni nei miei confronti, cosa che non vedo sui social italiani. Però capisco che ci sono molte fake news in giro e che non tutti conoscono questo paese e la sua cultura, questo sicuramente contribuisce ad alimentare timori e malintesi. Spero che tutto passi presto – chiosa la docente - che il virus sparisca e che si porti via tutte le paure, le falsità e l’odio di questi giorni. La Cina e l’Italia sono grandi amiche, dovremmo aiutarci anche e soprattutto in momenti come questi”

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