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Due casi di covid in regione ma gli uffici del Broletto restano aperti. Rischio focolaio fra i dipendenti

Giovedì il primo caso totalmente asintomatico, il secondo è emerso nelle ultime ore. La regione non chiude gli uffici e non ci sono i soldi per i tamponi. Panico fra i dipendenti: "450 colleghi rischiano il contagio".

La notizia è serpeggiata nel labirinto di uffici regionali del Broletto, è passata di bocca in bocca, fino a quando c'è stata la conferma, anche un po' stizzita, del direttore del personale.

Un caso di positività al covid-19 ha calamitato le attenzioni dei dipendenti del terzo piano del palazzo dove hanno sede gli uffici del turismo. Si tratta di una dipendente, totalmente asintomatica, che ha scoperto di aver contratto il virus quasi per caso, dopo essersi sottoposta a delle analisi del sangue. La notizia ha messo in allarme i dipendenti che attualmente lavorano in presenza negli uffici e che attualmente sono circa 450.

"Ci hanno detto che non verrà sanificato tutto il palazzo"

"Abbiamo chiesto spiegazioni al direttore del personale - osserva una dipendente - il quale ha minimizzato il fatto. Abbiamo insistito perché ci dicesse come stanno le cose. Ci ha risposto che il personale del terzo piano, coinvolto dal caso di covid, è stato messo in smart working e, successivamente, è stato sanificata solo l'area interessata".

È proprio da questo provvedimento ritenuto "sommario", che arriva l'indignazione e la preoccupazione dei dipendenti: "In qualsiasi ufficio pubblico o privato, quando ogni volta sia stato accertato un caso di contagio, è stato fatto evcuare l'intero plesso e sanificati tutti gli ambienti. Pensiamo alle procure di Terni e Perugia e ai tribunali. È ormai una prassi. Come si può pensare di sbarrare e sanificare solo un piano?".

In effetti, i dipendenti non sono stanziali, salgono e scendono dai piani con gli ascensori e frequentano gli spazi comuni: "Qui rischiamo un focolaio, siamo nel panico. Molti di noi che lavorano in presenza hanno avuto contatti con i colleghi del terzo piano, c'è stata promiscuità. Per questo non capiamo e non condividiamo questa decisione". A poche ora dal primo caso, arriva la notizia del contagio di un dipendente del quinto piano.

Niente tamponi perché costano

Nessun tampone previsto per i dipendenti del Broletto. Un'altra decisione che ha fatto infuriare alcuni dipendenti: "Insomma, non chiudono tutta la struttura per la sanificazione e non ci sottopongono a tampone perché, a detta del direttore del personale, la regione non può permettersi di sostenere costi così onerosi".

Fra gli impiegati, ce ne sono alcuni con fragilità fisiche: "La nostra preoccupazione va soprattutto per i nostri colleghi più vulnerabili, alcuni di loro sono in terapia cortisonica, hanno fragilità fisiche. Non possiamo permetterci di rischiare in questo modo. Ci auguriamo che la giunta regionale intervenga per ristabilire la sicurezza dei nostri luoghi di lavoro".

Non è il primo caso di covid negli ambienti targati "regione Umbria". Il primo è esploso negli uffici di Piazza Partigiani, con la positività dell'assessore Melasecche e il direttore regionale Nodessi. 

Quel palazzo non può chiudere

In questo caso, chiudere il Broletto significherebbe mettere in stand-by il motore amministrativo della macchina regionale. Il palazzo ubicato a Fontivegge, infatti, è il punto nevralgico delle decisioni politiche e amministrative. Ha sede la direzione della sanità e la vera "stanza dei bottoni" nella quale hanno luogo le pre-giunte che decidono gli indirizzi di governo. Probabilmente, in quel palazzo non si potrà staccare la spina.

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