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"Ecco come sono 'entrato dentro' al personaggio di Roberto", parla l'attore Stefano de Majo

L'attore veste i panni di Roberto Antiochia, il giovane poliziotto ternano ucciso dalla mafia negli anni Ottanta. Forti emozioni, l'incontro con il fratello e l'elogio della legalità - IL VIDEO

Nei giorni scorsi il questore di Terni Roberto Massucci ha voluto presentare il docufilm su Roberto Antiochia, prodotto dalla questura di Terni in collaborazione con la polizia di Stato e l'associazione Libera, per far conoscere il grande valore umano e professionale del giovane poliziotto ternano ucciso dalla mafia il 6 agosto 1985 a Palermo insieme al suo capo Ninni Cassarà. La vita di Roberto breve ma intensa è costellata da episodi che ne tracciano il valore, l'umanità ma anche la sua grande capacità di non fermarsi mai di fronte alle avversità della vita e " rendere anzi ogni problema una soluzione", come recita Stefano de Majo autore e interprete del personaggio nel docufilm. Il film infatti mostra in un alternarsi di emozioni, la vita e lo spirito di Roberto attraverso immagini di repertorio, servizi del telegiornale, testimonianze di Tina Montinaro, vedova del capo scorta di Giovanni Falcone, contributi dell'associazione Libera e l'interpretazione dell'attore Stefano de Majo che racconta in prima persona il giovane ternano divenuto eroe.

"È stata un'emozione indescrivibile entrare dentro questo personaggio di cui conoscevo già la storia – spiega de Majo - Ma come sempre accade il teatro offre la possibilità di entrare nell'animo oltre il vissuto. Dopo aver studiato la vicenda storica è stato determinante aver conosciuto dalla viva voce del fratello maggiore di Roberto, Alessandro Antiochia la storia fuori dagli archivi, che è poi da sempre determinante per la costruzione dei miei testi. Già allora Alessandro mi colpì profondamente per come riesce a portare su di sé non solo spiritualmente ma quasi fisicamente la memoria viva del fratello. Al termine di quell'incontro Alessandro, con cui ancora ci davamo del Lei, mi guardò e dopo un lunghissimo silenzio che accompagnò i nostri sguardi mi disse: per quello che ho visto e sentito credo che forse lei riuscirà ad interpretarlo al meglio. Quella sua frase mi ha accompagnato per tutta la lavorazione dandomi coraggio e al tempo stesso facendomi sentire tutta la responsabilità”. Il docufilm dovrà ora tornare presso i video laboratori di Roma della polizia di Stato, per gli ultimi ritocchi e per apporvi infine la colonna sonora del maestro Emanuele Stracchi, appositamente composta e orchestrata per il film.

“Ma soprattutto siamo solo all'inizio – spiega de Majo - perché contro la mafia si deve sempre tenere la massima allerta.

La mafia non usa quasi mai le pallottole e la lotta contro di essa non è una questione privata che riguarda solo la magistratura e le forze dell'ordine, ma ciascuno di noi.

Non sono state infatti le pallottole ad aver fermato  il coraggio e la determinazione di Roberto Antiochia e di tutti quei nomi che, come lui, ricordiamo solo nella toponomastica urbana e quasi mai nella nostra coscienza.

Quei nomi sono volti e sorrisi di uomini e donne che noi uccidiamo ogni giorno con la nostra indifferenza.

Chiunque non agisce in prima persona nel suo proprio ambito contro la mafia è suo complice sempre”.

 

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