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Emergenza casa, il piano del Comune: si comincia con le vendite

Sono 14 gli immobili inseriti nel piano delle alienazioni, l’assessore Cecconi: così recuperiamo risorse, basta con inutili polemiche

Il ragionamento dell’assessore comunale al welfare, Marco Cecconi, parte da qui: “La tensione abitativa non nasce né oggi, né tantomeno si sviluppa a partire dall’11 luglio, data di insediamento della nuova giunta di centrodestra”. Per poi arrivare a questa conclusione: “Dalle parti sociali, sulle politiche abitative mi aspetto un contributo di sostanza e approcci innovativi, perché è evidente che gli assetti che ci sono stati finora non hanno prodotto risposte soddisfacenti. Intorbidire le acque per recuperare il ruolo, ormai perduto, dei paladini dei più deboli non convince più nessuno. Le polemiche di vecchio stampo non servono a nulla”.

E allora eccolo il piano di Palazzo Spada per fronteggiare l’emergenza casa tra famiglie in lista d’attesa, immobili vuoti, graduatorie a rilento. Si comincia da “reali alienazioni” così da recuperare proventi – in mancanza di altre risorse – “da destinare alla valorizzazione dell’enorme patrimonio” di alloggi comunali, “in maniera tale da evitare sotto utilizzi”. Ad oggi, il Comune risulta proprietario di 262 alloggi, 14 dei quali già inseriti nel piano delle alienazioni in quanto non inutilizzati o in ristrutturazione non completata. “Lavoriamo – sostiene Cecconi - a politiche che non si limitino alla stesura delle graduatorie di assegnazione delle case, ma che includano interventi di manutenzione e ristrutturazione e che prevedano il ricorso all’utilizzo degli strumenti di politica urbanistica in senso ampio, così come la volontà di alienare beni immobili da parte del Comune o dell’Ater. Tutti ricorderanno che la proposta di vendere degli immobili è stato uno dei tentativi non riusciti dalle ultime amministrazioni per provare a riempire la voragine di bilancio creata in decenni di malgoverno”.

Il problema è fare in modo che la volontà di vendere gli immobili dia frutti concreti. Cosa che non si può verificare in presenza di “valutazioni di gran lunga superiori al listino prezzi della Camera di commercio e della Agenzia delle entrate. E così – ricorda Cecconi - in tre aste pubbliche, il 9, il 10 e l'11 gennaio di questo anno, su un totale di 114 abitazioni nelle due province della regione, c'è stata una sola vendita a Marsciano per 52mila e 500 euro nella prima asta. A Terni, in via Eugenio Chiesa, risultano 8 immobili invenduti valutati a partire da 42 mila euro, o in piazza della Pace sono 5 gli immobili ancora invenduti, patrimonio pubblico inutilizzato, a partire da 44mila euro”.

Da queste premesse sembra insomma difficile ottenere risultati. Allora, l’invito di Cecconi è che “più che polemiche di vecchio stampo, le parti sociali contribuiscano ad un’azione sinergica e coordinata tra tutti i soggetti istituzionali chiamati ad attivarsi in fatto di politiche abitative come richiede un tema così pregnante, sia per l’importanza che riveste, sia per le implicazioni ad esso riconducibili”.

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