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Fine di un'era, chiude storico locale del centro di Terni: "Costi elevati e nessun incentivo"

Il Bugatti, situato in via Fratini è stato uno dei primi locali della movida ternana, il 22 marzo abbasserà la saracinesca anche se il titolare spera ancora in qualche 'soccorso'

Il Bugatti Caffè chiude dopo 25 anni di attività. La data è già segnata: 22 marzo.  L’addio al pubblico dello storico locale di via Fratini segna la fine di un’era. Si spegne un altro importante riflettore della vita economica della città, un altro grave segnale della crisi che da anni miete vittime e taglia posti di lavoro.

Il titolare, Tommaso Onofri, è sconsolato: “Ho tenuto duro fino all’ultimo – dice - ma purtroppo adesso è tempo di guardare in faccia la realtà: i costi sono elevati, il ‘giro’ non è più lo stesso di una volta, non ci sono risorse né incentivi, la concorrenza è troppa, non riesco ad andare avanti in queste condizioni”. Il Bugatti, negli anni Novanta è stato uno dei primi locali della movida ternana. Da tutti riconosciuto come ‘il tempio ternano del jazz’, ha ospitato importanti concerti sia sotto il marchio di Umbria Jazz che con solisti di fama internazionale, senza contare i tanti eventi e anche le iniziative di solidarietà legate al nome del primo titolare, Max Di Pietro, scomparso prematuramente. In società con la figlia Irene, Onofri ha rilevato il locale nel 2000 per poi affidarlo in gestione.

Da luglio scorso è tornato a gestirlo direttamente non senza arrabbiature: “Via Fratini è area pedonale e ci passano più auto di una strada normale – tuona – come si fa a mettere i tavoli in mezzo alle auto che sfrecciano?”. E ancora: “Il Bugatti è un locale di valore, qua non si danno ‘shottini’ a pochi euro né cibo senza qualità, i costi sono elevati, ma non rinuncio a questi pregi: preferisco chiudere”.

Aperto tutto l’anno dalle 6 alle 2 di notte, ora Onofri getta la spugna però lascia aperto uno spiraglio: “In queste ultime quattro settimane può succedere di tutto – spiega – ci sarebbe già una società pronta a rilevare il locale, ma occorrono agevolazioni e incoraggiamento”. E’ un chiaro messaggio lanciato a chi amministra: “Basterebbe venire incontro – precisa – abbassando i costi dell’occupazione del suolo pubblico, ma anche aiutare nell’organizzazione di concerti o altro, durante gli eventi valentinani, ad esempio, la Confartigianato ha promosso il ‘San Valentino in jazz’ contribuendo alle spese, così si crea movimento e si aiuta l’attività. Come detto, siamo pronti anche a restare, ma – conclude – la qualità di questo locale deve essere garantita, in caso contrario da parte mia non ci sarà dialogo”.

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