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Alessio, Marco e Antony, poi Alessandro: gli Angeli di Kospea tra ricordo e impegno

Dalle tragiche morti di alcuni giovani, l’impegno sociale di una sessantina di ragazzi che, insieme ad Aiutiamoli a Vivere, vogliono rilanciare la zona

Si sono chiamati, lo hanno deciso loro, “Gli angeli di Kospea”. Sono i ragazzi del quartiere Cospea di Terni (oltre 60 giovani) uno dei più popolari e popolosi della città che vogliono ricordare attraverso lo stare insieme, e non solo, ma recuperare anche spazi abbandonati per fare attività ludiche e ricreative atte a scongiurare ogni forma di disagio e indifferenza. Insomma, Cospea, da sempre considerato un quartiere dormitorio, ha voglia davvero di fare il salto di qualità.

Il gruppo nasce per ricordare tutti i giovani del quartiere prematuramente scomparsi, l’ultimo di loro Alessandro che se n’è andato a soli 24 anni nel maggio scorso. “Tutto nasce per ricordare i nostri amici scomparsi e la morte di Alessandro ci ha spinto ad organizzarci e a farci nascere l’idea di ristrutturare il campetto di Via XX Settembre a cui Alessandro era legatissimo. L’obiettivo del nostro gruppo è di riqualificare il quartiere e creare un punto di aggregazione per le vecchie e nuove generazioni – spiegano i ragazzi – Ci siamo rivolti al Comune di Terni e attendiamo ancora una risposta rispetto agli spazi che vogliamo ristrutturare. A tutt’oggi abbiamo solo il supporto della Fondazione Aiutiamoli a Vivere che ci ha spalancato le porte. Abbiamo aperto anche un conto dove raccoglieremo fondi per organizzare le nostre iniziative e presto lo renderemo pubblico”.

Alla Fondazione Aiutiamoli a Vivere, che ha sede proprio accanto alla parrocchia San Giuseppe Lavoratore a Cospea, il gruppo ha trovato intanto un punto di ritrovo. “Alcuni di questi ragazzi si sono fatti portavoce dell’idea di ricordare Alessandro, e tutti i giovani scomparsi, chiedendo a noi della Fondazione di supportarli sotto ogni profilo – spiega Fabrizio Pacifici, presidente della Fondazione – la loro richiesta nasce dalla conoscenza della nostra organizzazione essendo stati loro stessi attivamente impegnati nell’aiutare gli altri attraverso il servizio civile nazionale e tra questi, tra i più impegnati, Alessandro che purtroppo non c’è più. Molti di questi ragazzi sono cresciuti proprio nell’oratorio della Chiesa di San Giuseppe lavoratore dove ha operato per circa vent’anni Padre Massimo Massimi, a cui i giovani sono ancora legatissimi. E poi molti di loro hanno prestato servizio civile proprio all’interno della Fondazione, un tutt’uno con la parrocchia, un’esperienza resa fattiva dal loro impegno volontario verso altri giovani a cominciare dai bambini disabili e gli anziani presenti nel quartiere e nel comprensorio ternano – conclude Pacifici – Si tratta di ragazzi in gamba, ricchi di umanità. La fondazione è casa loro”.

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