Soldi e orari, gli “ostacoli” del Frecciarossa a Terni: ecco cosa sostiene Trenitalia
La risposta dell’azienda alla lettera inviata dall’amministrazione comunale di Terni. Alternativa popolare: “Ci sono ignote le motivazioni perché la Regione Umbria vuole favorire l’alta velocità in Toscana con la stazione Medio Etruria”
Questioni tecniche, sicuramente. Ma anche un problema di orari che sarebbero eventualmente da modificare pur all’interno di un sistema complesso come è quello dell’organizzazione del traffico ferroviario. Soprattutto, una questione di soldi.
Il tema è quello che ormai da giorni tiene banco tra le varie questioni della politica cittadina e che da anni rimbalza nelle agende delle amministrazioni che si sono succedute sulla scorta di una questione irrisolta: portare l’alta velocità a Terni e – più in generale – rompere l’isolamento della città con il resto del Paese. Considerando, magari fra le varie riflessioni, che ormai da anni non esiste un collegamento ferroviario fra Terni e Perugia e che per riaverlo bisognerà attendere (forse) il 2026).
Comunque, Frecciarossa a Terni. La proposta arriva da Palazzo Spada che, attraverso l’assessore ai trasporti Marco Iapadre, ha scritto a Trenitalia chiedendo la possibilità di “arretrare” il treno veloce che parte da Perugia e raggiunge Milano così da collegare la città dell’acciaio con la capitale economica del Paese e il nord Italia. Segue intervento dell’assessore regionale ai trasporti, Enrico Melasecche, che snocciola i dati per cui questo non sarebbe possibile (troppo costoso e con una platea poco vasta) per cui è meglio la soluzione attualmente in essere, ossia salire sull’alta velocità ad Orte aspettando che si realizzi una stazione dedicata a questo traffico proprio ad Orte e utilizzare la nascitura stazione Medio Etruria (in Toscana). Della quale, per inciso, si parla ampiamente e con favore nel documento programmatico allegato al piano regionale dei trasporti dell’Umbria 2022-2032 mentre dell’alta velocità “per” Terni e di Orte nel dossier non c’è traccia.
Ma insomma, la vicenda suscita dibattito e ora Alternativa popolare, il partito di maggioranza in consiglio comunale, pubblica la risposta che Trenitalia – attraverso la responsabile della direzione affari istituzionali polo passeggeri dell’azienda, avvocato Valeria Giovanna Venuto – ha fornito all’assessore Iapadre e all’amministrazione comunale.
Eccola:
“Con riferimento alla richiesta di effettuare il prolungamento della tratta Perugia-Arezzo fino a Terni, ferme restando le doverose verifiche di fattibilità da parte di Trenitalia, si rileva che l'amministrazione richiedente dovrà, in via preliminare, avanzare le richieste alla Regione Umbria che, in virtù di un contratto sottoscritto con Trenitalia, contribuisce con un corrispettivo necessario a garantire la sostenibilità economico-finanziaria del servizio. Pertanto, eventuali modifiche dell'attuale piano potrebbero comportare un onere maggiore a carico della Regione. Evidenziamo infine che, con gli orari in vigore (partenza da Perugia alle 5.34/arrivo a Perugia alle 22.30) il transito per la stazione di Terni potrebbe non avvenire in orari funzionali per esigenze di business o di leisure”.
Pare insomma di capire che per fare quello che si vorrebbe fare, occorrono due passaggi fondamentali: il primo, è che la richiesta sia accolta e poi condivisa dalla regione Umbria. Soprattutto, che Palazzo Donini metta sul piatto quel contributo che dovrebbe garantire a coprire i costi necessari all’ampliamento del servizio. Chiuso questo passaggio, si andranno a definire i “dettagli” come ad esempio gli orari di partenza e arrivo dei treni. Ma prima servono volontà e denari.
“Nel carteggio – spiega in una nota il coordinamento politico di Alternativa popolare - Trenitalia si dice disponibile ad iniziare un percorso per valutare la fattibilità della cosa, ma per la sua realizzazione necessita di un impegno economico da parte dell’amministrazione regionale, come è ovvio che sia. E tale amministrazione invece di capire, come sarebbe in grado di fare un bimbo di dieci anni, che portare l’alta velocità anche a Terni significherebbe implementare l’economia di tutta l’Umbria, incrementarne il turismo e tutelarne i molteplici interessi, per bocca del suo assessore alle infrastrutture e trasporti Melasecche accampa pretesti infondati e numeri sparati a caso pur di non dire che semplicemente non c’è la volontà politica”.
“Insieme a tutti gli esseri dotati di intelletto – prosegue la nota - chiediamo al Melassecche: perché il Frecciarossa in Basilicata percorre più di 200 km di binario unico e a Terni, dove tali km sono considerevolmente meno, non potrebbe farlo? E perché alla Regione Basilicata l’alta velocità costa 12 euro a km e all’Umbria 50? E ancora perché il Frecciarossa a Terni dovrebbe partire alle 3,30 di notte se, come si evince dalla risposta di Trenitalia, da Perugia parte alle 5,24 (e si potrebbe chiedere di cambiare gli orari rendendoli più favorevoli)?”.
“Noi di Alternativa popolare, che al contrario dell’attuale amministrazione regionale non siamo divisivi ma abbiamo a cuore tutta l’Umbria e con forte preoccupazione ci chiediamo: perché il Melasecche, invece di favorire l’implementazione delle infrastrutture regionali, caldeggia il progetto della stazione Medio Etruria, che va a potenziare l’alta velocità della Toscana? Ci sono ignote le reali motivazioni sottese a questa scelta, ma è sotto gli occhi di tutti che esse non vanno nella direzione della nostra cara Umbria”.