Animatrice specializzata in cartoni animati: “Cresciuta con il mito di Lady Oscar. Facciamo recitare i personaggi dando una propria visione”
Il racconto di Giada Strinati recentemente protagonista del progetto denominato Muffin N’ Puffin: “Il processo per produrre un cartone animato è molto strutturato"
Un nuovo progetto artistico ha lanciato, nei giorni scorsi, la talentuosa animatrice Giada Strinati specializzata in cartoni animati. Il progetto denominato Muffin N’ Puffin, è incentrato sulla figura di due gattini gemelli che esplorano il mondo, fanno domande e vivono delle avventure con la loro famiglia allargata.
Alla nostra redazione di www.ternitoday.it Giada Strinati racconta la propria professionalità, all’interno di un processo molto complesso il quale si compone di pre-produzione, produzione e post-produzione che anticipano la messa in onda, nelle rispettive emittenti: “Ho sempre amato disegnare e raccontare storie. Dopo aver concluso le scuole superiori ho iniziato il mio percorso universitario a Maratta, presso Scienze tecnologiche produzioni artistiche prima di proseguire a Torino, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, dipartimento Animazione”.
Libero professionista occupata in molteplici lavori in cui viene chiamata a partecipare attivamente: “Principalmente mi occupo di una tecnica specifica denominata cut out, all’interno di un processo operativo che coinvolge altri dipartimenti. Più nello specifico l'animatore, in una produzione 2d Cut Out, si occupa di animare, cioè' dare l'anima, a un personaggio con una struttura ossea, precedentemente creato dal dipartimento rigging”. Il percorso compiuto: “Correva l’anno 2009 quando iniziai a lavorare nel campo dei cartoni animati. Tre anni dopo è arrivata la prima grande produzione”. La precisazione di Giada: “Sono andata in Inghilterra per partecipare ad uno stage per poi fermarmi e vivere per sette anni tra Londra e Manchester”.
La passione per i cartoon: “Sono cresciuta con il mito di Lady Oscar, all’epoca era un personaggio femminile molto forte. Ho sempre guardato con grande interesse all’animazione giapponese. Tra le tante produzioni in cui ho lavorato ricordo con particolare piacere DeadEnd per Netflix. Eravamo nel periodo dei lockdown e delle mascherine ed è stata realizzata da remoto. Inoltre Daisy & Ollie in onda su Cartoonito in Inghilterra ovvero una grande serie per la tv”.
La struttura piramidale che consente di realizzare le produzioni: “La suddivisione in dipartimenti è fondamentale per la buona riuscita del prodotto. A noi arriva lo storyboard, l’audio, il fondale, il personaggio a cui è stato fatto lo scheletro. Il regista poi spiega il sentimento delle scene per dare l’input e la continuità. Alla fine è come mettere una virgola all’interno di un testo. Una virgola – specifica – che spesso modifica la lettura e pertanto, in certe occasioni, diventa piuttosto importante da apporre. Posso proporre al regista di orientare un'azione in una direzione piuttosto che un'altra, basandomi sul carattere del personaggio. Per esempio, un personaggio iracondo avrà un passo più pesante rispetto a uno sempre felice. Fermo restando che la visione è del regista e spetta a lui la decisione finale.”.
La struttura: “Occorre partire dal regista che per primo crea i thumbnails e controlla lo storyboard e dail sentimento giusto al progetto”. Successivamente spazio ai rispettivi dipartimenti di produzione: “Storyboard, fondali, character design per la pre-visualizzazione del progetto. Arrivano i personaggi disegnati al dipartimento di rigging che crea lo scheletro. Un file unico, che racchiude i personaggi, l'audio, l'animatic e i fondali arriva all'animatore che ha il compito di dare la vita a personaggi e oggetti, sotto la guida e la supervisione dell’animator director. C'è poi il dipartimento di compositing per unire tutto e dare gli ultimi ritocchi”.
Un ruolo particolare che può accedere le fantasie dei più piccini: “Se i bimbi sapessero troppo di cosa c’è dietro, un po' di rovinerebbe la magia del mondo dell’animazione. Sotto certi punti di vista – osserva Giada – pare crearsi da solo. Amo il mio mestiere, far parte di un team di lavoro, mettere un piccolo quanto significativo contributo in una grande produzione”. Un paragone calzante: “Il regista porta la visione di insieme e l’attore ci mette la sua recitazione ed interpretazione. Il nostro compito è far recitare i personaggi come dei burattinai. Il rapporto con i colleghi – conclude – è fatto di grande professionalità e rispetto, senza mai dimenticare il bambino che è in noi e che ci ha tutti portati lì, a fare gli animatori.”.