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I sindaci della provincia di Terni contro la chiusura delle scuole: "Lasciate decidere a noi"

Alcuni primi cittadini della provincia non ci stanno e si sono sentiti scavalcati nella decisione di chiudere tutti gli istituti scolastici, anche nelle zone a basso o bassissimo contagio

Fioccano sui social i post indignati di alcuni sindaci della provincia di Terni che non hanno condiviso l'imposizione della chiusura degli istituti scolastici di ogni ordine e grado in tutto il territorio regionale, contenuta nell'ultima ordinanza restrittiva della presidente Tesei. Soprattutto, scrivono i primi cittadini, nei comuni dove la curva del contagio è bassa o addirittura bassissima. 

De Rebotti: "Non ci sto, scriverò alla regione"

Il sindaco di Narni parte all'attacco: "Non sfugga che si cerca sempre di dare una mano, sempre e nell'interesse di tutti, per far capire, spiegare, aiutare le vaccinazioni, assistere la cittadinanza in difficoltà, correre dietro ad ogni problema generato da questa maledetta pandemia sanitaria, economica e sociale. Però - osserva - non si può accettare in silenzio le scelte sbagliatedella Regione che non prendono in considerazione lo sforzo che si sta facendo per rispettare tutti i protocolli sanitari che permettono ai nostri giovani di andare a scuola in sicurezza".

E poi insiste: "Perché si chiudono di nuovo tutte le scuole (tranne da noi le Materne) di ogni ordine e grado ed in tutto il territorio regionale senza distinzioni? Perché non si premia lo sforzo di famiglie ed operatori della scuola nel rispettare le procedure di sicurezza che, a Narni ad esempio, hanno permesso da sempre di limitare i contagi nelle scuole e sono mesi che non avvengono? Non è più possibile sempre e comunque utilizzare la scelta più comoda, conveniente e che tutela solo chi amministra e non chi opera e frequenta la scuola. Che fino a propria contraria è un diritto ed una sacrosanta opportunità per i nostri giovani e giovanissimi.

Si chiede quello che è stato sempre chiesto - aggiunge De Rebotti -:.misure là dove servono, coerenti con le situazioni dei territori senza mettere sempre e solo la scuola al centro delle preoccupazioni dei cittadini. Da tempo sappiamo che la diffusione del virus è di natura pressoché esclusivamente familiare e non è la comunità o società che deve difendersi dalla scuola ma la scuola dalla comunità e dalla società. Domani - conclude - scriverò ufficialmente alla Regione per chiedere una modifica della Ordinanza Regionale per permettere alle scuole di Narni di rimanere aperte". 

Conti: "Perché chiudere senza una valida ragione"

Fortemente critico anche il sindaco di Avigliano Umbro, Luciano Conti, che parla di provvedimento ingiustificato: "Non è nella mia natura contestare - scrive il sindaco, non entro mai in merito a decisione prese da chi dovrebbe darmi, in quanto Sindaco delle buone e motivate indicazioni. Questa volta però non ci sto!

Da quando è iniziata questa pandemia ho sempre cercato di adeguarmi a quelle che erano le direttive, ho faticato, lavorato, per far capire e per far rispettare ogni regola possibile a volte mettendomi contro anche qualche cittadino. Ho cercato di essere sempre presente, di aiutare chi ne avesse bisogno, cercato di risolvere qualsiasi problema si è presentato. Mi sono battuto in ogni modo per tenere le nostre scuole aperte, fatti tamponi, sanificazioni, messe in sicurezze le strutture nel modo più idoneo e permettetemi esemplare per una piccola realtà come la nostra. La comunità scolastica intera ha fatto sacrifici e lavorato per salvaguardare la didattica in presenza.

In questo momento - prosegue - non posso accettare una decisione presa dalla Regione, secondo me senza una reale motivazione, non sono stati presi in considerazione gli sforzi e le fatiche fatte, non è stata fatta una distinzione, le nostre scuole al momento non hanno motivi per essere chiuse e non li hanno mai avuti. Il nostro Comune ad oggi con tre positivi non pu.ò essere paragonato a Comuni più in difficoltà, ai quali va tutto il mio rispetto e la mia solidarietà.

Quindi il riferimento alla sua comunità cittadina: "Perché non si prende in considerazione che magari un Comune come Avigliano Umbro, con la didattica a distanza troverebbe enormi difficoltà non essendo ancora raggiunto dalla tanto promessa fibra, che dovrebbe agevolare la connessione internet e dove manca in alcune zone proprio la connessione internet? Perché la possibilità di decidere su quello che riguarda le scuole non viene rimesso all'amministrazione comunale, che è l'unica a conoscere la realtà del proprio territorio, le difficoltà delle famiglie, le esigenze dei cittadini?

Nelle nostre scuole di ogni ordine e grado - osserva - sono sempre stati rispettati tutti i protocolli, e si continuerà a farlo, in un anno di pandemia non abbiamo avuto un alunno, un insegnante, un collaboratore positivo, credo sia giustificabile dal fatto che ognuno nel proprio ruolo ha fatto la sua parte, famiglie in primis. Giusto prendere provvedimenti dove è necessario, credo però che sia giusto rivedere una decisione presa solo perché fa comodo, ci togliamo di torno un problema anche dove non c'è.

Decisione a mio avviso ancora più pericolosa della scuola in frequenza, visto che poi le famiglie dove lavorano entrambe i genitori saranno costretti a lasciare i figli dai nonni, quindi mettendo a rischio ancora di più la loro salute. La scuola in presenza è un diritto, una necessità per la quale mi batterò per far sì che gli studenti del Comune di Avigliano Umbro, potranno usufruirne come fatto fino ad oggi, sempre nel più stretto rispetto delle regole. Chiedo ai miei colleghi Sindaci - conclude - di adoperarci insieme per far sì che l'ordinanza emessa dalla Regione sia modificata, in base a criteri giusti e verificati realmente dalla comunità scientifica".

Bernardini: "Ci lascino la competenza sulla scuola"

Dello stesso avviso è il sindaco di Baschi, Daminano Bernardini, che rivendica le competenze sulla scuola: "Sulle scuole lasciate decidere i sindaci - attacca il sindaco -. Da tempo, nel nostro comune, abbiamo adottato un approccio che prevede chiusure mirate delle singole scuole, qualora si verifichino potenziali situazioni di rischio.

In questi casi abbiamo assunto misure tempestive che hanno anticipato i provvedimenti di isolamento disposti dalla Asl, ed hanno consentito di interrompere efficacemente la catena del contagio. Le chiusure generalizzate - osserva -, se non giustificate da concreti elementi di criticità, sono semplicemente dannose. Non abbiamo timore di decidere, siamo i riferimenti istituzionali che hanno la più diretta consapevolezza del grado di rischio. Affidateci questa responsabilità".

Pernazza: "Le ordinanze devono essere mirate"

Anche il sindaco di Amelia, Laura Pernazza, mette sul piatto la necessità di evitare ordinanze "calate dell'alto" e scollate dalla situazione epidemiologica dei territori: "Alla luce dell’ordinanza di ieri - scrive il sindaco - proporrò all’interno dell’Ufficio di Presidenza Anci, del quale faccio parte, di rivedere l’ordinanza rimettendo in mano ai Sindaci la decisione se chiudere o meno le scuole sulla base dei dati settimanali sull’andamento epidemiologico e sui casi nelle scuole previo confronto con il dott. D’Angelo, Commissario Covid. Questa - conclude - credo sia la decisione più saggia , ordinanze mirate e calate sulle singole realtà".

Di Gioia: "Solo 12 casi di positività. La regione mi spieghi il perché della chiusura"

Il sindaco Fabio Di Gioia cerca spiegazioni da dare ai genitori degli alunni della comunità di Arrone: " Vorrei soltanto capire - scrive -, dare delle risposte ai tanti genitori che mi chiedono la motivazione della chiusura, è una buona pratica per un amministratore. Per chiarezza, nel nostro comune, si registrano 12 casi".

Gori: "Chiusura generale incomprensibile"

Anche il sindaco di Montecchi, Federico Gori, punta i piedi e motiva il proprio dissenso: "Ormai è da tanto, troppo tempo, che facciamo dei sacrifici per tutelare la salute nostra e di tutta la comunità, consapevoli che questo equivale a rispetto e senso di responsabilità; soprattutto con la speranza che serva a farci uscire da questa terribile pandemia, che ci ha privato di tutto ciò che ci rende liberi.

Non sfugge però - prosegue Gori - che tra coloro che stanno pagando le conseguenze peggiori di questa pandemia ci siano i nostri bambini e ragazzi, coloro che nel momento più delicato della propria vita si stanno sacrificando in termini educativi e sociali, privandosi spesso del periodo migliore della propria vita.

Per questo - osserva il sindaco - rimane incomprensibile, dopo tutto questo tempo e soprattutto dopo tutti gli sforzi fatti per rendere sicure le nostre scuole, adottare una chiusura generale, insomma fare ‘di tutta l’erba un fascio’.

A Montecchio, grazie alle misure prese e al senso di responsabilità degli alunni e del personale scolastico i casi verificatisi nelle scuole sono praticamente inesistenti e noi amministratori siamo sempre intervenuti in via precauzionale, quando era necessario. Tutto ciò rende ancora più paradossale un provvedimento che mal si sposa con la realtà che vive il nostro Comune. L’istruzione - conclude - è un diritto fondamentale della persona e come tale va tutelato".

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