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Il Punto | "A Terni manca un progetto culturale". La riflessione del regista Folco Napolini

Una riflessione lanciata sulle colonne de "Il Messaggero" nell'edizione del 14 novembre e che si concentra sul presente ciritco e futuro auspicabile per la città.

Una riflessione a tutto tondo sul presente e futuro di Terni, sul rilancio della città dopo anni di "crisi di identità". "Serve un progetto culturale" ma soprattutto una nuova visione per la ormai ex città dell'acciaio. Ecco la riflessione del regista Folco Napolini pubblicata sul "Il Messaggero" nell'edizione di venerdì 14 novembre. 

"Parlare di cultura, soprattutto in questo momento di pandemia, a Terni, comporta avera la conoscenza della stroria della città, non sola da un punto di vista politico ma soprattutto sociale, in quanto da sempre le eccellenze territoriali sono state più o meno riconosciute post mortem, anche perché le eccellenze che hanno fatto la storia di Terni sono emerse tutte al di fuori del territorio locale. 

Tenete presente che nessun uomo ternano, tantomeno una donna, risultano negli annali scritti per costruire la vita di questa città. Da qui si deduce che il provincialismo è stato l'espressione massima voluta dalla società tutta. Il privilegio di appartenenza alle varie famiglie e il rispetto sociale verso i più, dove per "più" c'è solo l'aspetto economico e non culturale. Dentro questo scenario pessimistico ma realistico, si è mossa la cultura della città. 

Conclusione: non esiste un progetto culturale, assenza di teatri, morte di spazi che hanno avuto significato per un breve periodo e che ora sono "scaricaticci" di vecchia gloria, cioè "monnezza", vedi gli studios di Papigno. Sia chiaro che se qualcosa è esistito è perché i sindaci passati hanno avuto delle grandi intuizioni ma la politica e il sistema hanno poi riportato tutto sotto controllo. Oggi ci troviamo che la cultura viene rappresentata a Terni da amatori e amanti dello show teatrale o cinematografico che da dilettanti, appunto, si dilettano con più o meno fortuna e bravura a vivacizzare anche sotto pandemia le ceneri di un mondo assente e sofferente che grida "noi non siamo inutili". 

Parlo di giovani e meno giovani professionisti che magari girano l'Italia e qualche volta con molta sofferenza e scarsa riconoscibilità si offrono alla città la quale, appunto, li snobba facendo riaffiorare il già detto provincialismo. 

Capodanno all'Ast: "Non c'è una volontà politica"

L'ultima è la scelta della regione di destinare alla Rai, per la diretta di capodanno, le Acciaierie di Terni pur inserendo, durante la diretta, spot delle bellezze territoriali. Persino il sindacato è rimasto sorpreso in modo negativo. Tutto questo perché l'evento non è stato voluto per volontà politica, bensì è uno scambio commerciale con la Rai avendo la regione acquistato spazi pubblicitari durante il periodo della pandemia. 

Se fosse stata una volontà politica si sarebbe riattivato lo spazio degli Studios proprio per guardare al futuro. L'acciaieria, in una prospettiva economica, sociale e culturale rappresenta il vecchio, nell'evoluzione del green del sistema globale diventa un museo industriale, in quanto questo mondo è e sarà costretto a mutare. 

Per Terni c'è bisogno di uno scatto di orgoglio

Ho una speranza, anche perché è questa l'ultima a morire. Terni avrà uno scatto di orgoglio, che sarà un effetto conseguente del dopo pandemia, cambieranno gli scenari e gli attori in politica, si dovrà arrivare ad avere amministratori che dovranno avere conoscenza, esperienza e visione de nuovo umanesimo, inteso come un obiettivo per mettere il futuro nelle mani di chi sa fare le cose. 

Terni non è mai stata considerata importante, soprattutto dai ternani stessi ma vi assicuro che da questa città, da sempre, sono avvenuti e avvngono fatti di livello nazionale sotto ogni punto di vista. 

Io credo in Terni e nei ternani, perché un tempo è finito ma presto inizieremo a girare insieme l'altro tempo". 

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