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La storia personale del neo beato Carlo Acutis, raccontata da mamma Luciana: "Non era perfetto, ma aveva la forza di migliorarsi"

Il racconto personale di Luciana Salzano, mamma del giovane neo beato Carlo Acutis, che traccia il profilo di colui che per molti è già stato definito il "santo dei giovani" e "protettore di internet".

Era un ragazzo allegro, amava il prossimo. Ma era anche burlone e un genio delle tecnologie. Luciana Salzano, mamma di Carlo Acutis, il giovane morto di leucemia fulminante a 15 anni il 12 ottobre 2006 e beatificato ad Assisi il 10 ottobre, racconta a La Repubblica che il giovane non avrebbe mai voluto essere un santo. I santi fanno una vita scomoda.

Carlo era nato e cresciuto a Milano in un ambiente benestante, radicato nei valori dell’accoglienza e dell’amore per la vita. Risorse importanti, che il giovane seppe mettere “in rete” attraverso progetti innovativi che riuscirono a parlare di Dio a tanti suoi coetanei.

Luciana ricorda un figlio altruista e amato dai compagni. Sapeva essere umile e adeguato a ogni contesto. Aveva il dono del saper conversare, forse perché pregava molto. Una fede incrollabile che esercitò dentro la società con la quale interagiva.

Una predisposizione alla santità che è stata poi convalidata dal Vaticano che ha riconosciuto come atto miracoloso e degno per l’assunzione a beato della Chiesa, la guarigione di un bambino brasiliano con una maformazione al pancreas. Ma sembra non sia stato l’unico miracolo di Acutis. Il suo vero miracolo, in realtà, è stato quello di mettere le persone al centro e trasformare la vita ordinaria in straordinaria.

Le sue giornate

Carlo, racconta mamma Luciana, amava studiare ma anche trascorrere molto tempo con gli amici, era amante degli animali, praticava il karate, suonava il sassofono. Amava il calcio. Era un milanista sfegatato. Ma la sua passione erano le tecnologie e il web.

Lo “scienziato informatico”

Luciana ricorda il piccolo Carlo che già a 6 anni voleva diventare uno scienziato informatico. A 10 anni già leggeva testi universitari estremamente complessi di ingegneria informatica che la famiglia acquistava al Politecnico. Usava Photoshop, InDesign, produceva cartoni animati in 3D. Tutto materiale da mettere a diposizione della volontà di Dio.

Lo stesso Papa Francesco lo ha definito un "modello di santità giovanile", pieno di energia spirituale da riversare nella società. “Non si lamentava mai – racconta la mamma – non gli piaceva parlare male delle altre persone." Ma non era perfetto - puntualizza Luciana - Non è nato santo, faceva tantissimi sforzi per migliorarsi e ci ha insegnato che si può cambiare se si ha la volontà di farlo. Di speciale aveva una grande fede, che viveva nel concreto"

Vicino ai più piccoli nel silenzio

Mamma Luciana racconta la grande sensibilità di Carlo nel voler stare dalla parte dei più piccoli. Era amico di tanti senzatetto della città ai quali portava da mangiare e sacchi a pelo per ripararsi dal freddo. “Girando in biciletta – racconta Luciana – vedeva tante persone sotto i porticati delle chiese e quando arrivava qualche persona indigente voleva conoscerla, scriveva il loro nome su recipienti per alimenti e poi glieli consegnava pieni di cibo”.

Un fatto che soprese la mamma di Acutis, fu la presenza di tantissime persone sconosciute di origine straniera al funerale del ragazzo. Erano tutti amici di Carlo, conosciuti nel silenzio, giorno dopo giorno, di quella vita passata a difendere e incoraggiare gli ultimi, le persone ai margini, anche gli amici vittime di bullismo.

La morte col sorriso

Infine la morte, una leucemia fulminante che lo stroncò soli tre giorni. Ma l’affrontò col sorriso, ricorda mamma Luciana “tanto che un medico gli chiese perché stesse ridendo. E lui, con la serenità di chi già stava con Dio, rispose che nel mondo c’era gente che stava soffrendo più di lui”.

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