rotate-mobile
Attualità

Ternani nel mondo. La storia di Martina: “In Germania per realizzare il mio sogno. Arte e teatro non sono valorizzati in Italia”

L’amore per la danza, il trasferimento a Reggio Emilia e la decisione di partire alla volta della Germania dove lavora per la Staatstheater Augsburg sotto la direzione di Ricardo Fernando

Una storia d’amore sbocciata prestissimo, alla tenera età di cinque anni. È entrata prestissimo la danza nel cuore e nei pensieri di Martina Piacentino. La giovane ternana ora vive e lavora presso la compagnia Staatstheater Augsburg sotto la direzione di Ricardo Fernando, come dipendente statale. Il suo è stato un percorso che l’ha vista dapprima trasferirsi a Reggio Emilia, per inseguire un sogno, prima dell’incontro che le ha cambiato definitivamente la vita.

Alla nostra redazione di www.ternitoday.it Martina racconta alcuni passaggi che l’hanno fatta crescere e decidere di tuffarsi nel mondo della danza: “Mi sono trasferita a Reggio Emilia, dopo aver incontrato, quasi per caso a Narni, il direttore Michele Merola. Stavo completando il terzo liceo scientifico Galilei. Tuttavia ebbi l’opportunità di poter sfruttare una borsa di studio e frequentare un corso di perfezionamento che non potevo rifiutare. Un evento che mi ha portato a vivere da sola, all’età di 17 anni e concludere gli studi da privatista poiché, la mia quotidianità, era praticamente incentrata sul settore”.

La chance Germania: “Oltre a studiare, migliorare è possibile anche mettersi in evidenza poiché molti direttori di compagnie estere collaborano con quella di Reggio Emilia. In questo contesto sono riuscita a conoscere il mio direttore attuale di Augsburg. Non ero prontissima per la carriera professionale – afferma Martina – e così ho proseguito il mio percorso di crescita. Per due mesi circa ho lavorato a Colonia per poi tornare in Italia. A febbraio 2020 mi è stato offerto un contratto (dal direttore che aveva conosciuto ndr) in maniera ufficiale. Ho pertanto accettato, trasferendomi definitivamente in Germania”.

Una disciplina con una pluralità di sfumature: “Quando parliamo di danza viene in mente a tutti la classica. Tuttavia – tiene a specificare - non è la mia specializzazione. Tutte le mattine faccio danza classica per un’ora ma la vera specializzazione è quella contemporanea”. Differenze?: “La danza classica è molto più leggera e tecnica. Il bello della contemporanea risiede nella maggiore libertà nei movimenti, un margine maggiore di autonomia. Inizialmente era solo un piacevole hobby. Quando è arrivata la borsa di studio ho capito che si poteva fare qualcosa di importante e da lì non mi sono più fermata, facendo tanti sacrifici, distribuiti tra scuola e lavoro. Come spesso accade, quando devi realizzare il proprio sogno, sono stata costretta a fare delle rinunce. Alla fine mi ha ‘portato’ via tutta la vita. Inoltre vivere da sola è sicuramente impegnativo, quanto fondamentale per poter maturare”.

La rivoluzione di Martina: “Non solo a livello artistico. Lavorando con persone diverse e crescendo in quel comparto sono cambiata, anche fisicamente quanto mentalmente, perché vivendo da soli ci si abitua a pensare per conto proprio. Ho trovato persone che mi hanno supportato, soprattutto i miei familiari. Ci sono tanti scalini da superare, altrettanti ostacoli da affrontare, anche a livello di persone che incontri. Soprattutto (sorride ndr) il rapporto con i coreografi”.

La scelta di trasferirsi in Germania: “L’arte ed il teatro non sono valorizzati in Italia. Una questione puramente e prettamente sociale. Ho fatto tanti spettacoli nella nostra penisola, da nord a sud. La gente che viene a teatro è molto poca. Raramente abbiamo avuto il sold out, principalmente è accaduto a Reggio Emilia, dove l’arte è sponsorizzata ed apprezzata. Un esempio su tutti la presenza di tre teatri racchiusi in una piazza. La gente in Germania va a teatro anche a Natale ed è sempre strapieno”. Altro aspetto fondamentale: “Siamo tutelati al 100% anche sotto il profilo economico, poiché posso contare su un contratto da dipendente statale. Pagherei per lavorare nel mio paese. Al netto di qualche sporadica realtà purtroppo non è possibile farlo in Italia. Qui ci sono vari tipi di teatri ed in una ipotetica scala gerarchica questo si avvicina al top, ossia l’Opera. La suddivisione per dipartimenti è la seguente: noi siamo danza, poi la suddivisione vede attori, musicisti, l’orchestra e cantanti”.

Cosa rappresenta per Martina la danza: “L’unico momento in cui riesco a non pensare a nulla. Come se tutto si fermasse attorno. Una liberazione, uno sfogo, una gioia incredibile che spero possa proseguire nel tempo”. E Terni?: “L’ho criticata tanto”. Tuttavia l’ultima volta che sono tornata ho chiamato mamma e gli ho detto che quasi mi mancava la mia città”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ternani nel mondo. La storia di Martina: “In Germania per realizzare il mio sogno. Arte e teatro non sono valorizzati in Italia”

TerniToday è in caricamento