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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità Orvieto

Orvieto, si avvicina la resa dei conti fra la Lega e la sindaca Tardani. Il Carroccio potrebbe ritirare i suoi assessori e voltare le spalle

Per i membri del partito più votato alle ultime amministrative della città, la misura sarebbe colma. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la contesa sulla poltrona da vice sindaco sulla quale non si è ancora trovata la quadra. Ma la Lega fa sul serio e non vota il bilancio preventivo

Per raccontare gli sviluppi degli scenari politici di Orvieto, dobbiamo partire dalla fine. Lo scorso giovedì 4 marzo, il consiglio comunale riunito in seduta da remoto ha approva il piano triennale delle opere pubbliche e il bilancio preventivo 2021-2023 con 8 voti favorevoli e 5 contrari. Dopo l’illustrazione dell’assessore Giorgio Pizzo, si arriva alla discussione. In realtà, il clima è surreale perché fra le fila della maggioranza mancano alcuni membri del partito più votato a Orvieto. Assenze pesanti, sulle quali nessuno, dalla sindaca Tardani in giù, osa dire qualcosa. Bocche cucite e, come se nulla fosse, la parola passa alle opposizioni che stigmatizzano, oltre alle scelte programmatiche relative al bilancio, l’assenza di un confronto rituale con l’amministrazione che, però, non intende portare alle lunghe la questione.

A serrare le fila e stringersi a corte con la giunta, sono stati i consiglieri Olimpieri (gruppo misto) e Tempesta (Progetto Orvieto) che hanno tirato la palla alla metà campo avversaria accusando il centro sinistra di vacuità, non entrando nel merito della discussione tecnica, riportando sui banchi virtuali dell'aula una polemica sterile nei confronti di una amministrazione che, secondo i consiglieri di maggioranza, sta dando il massimo nonostante la gravissima crisi sanitaria.

Più distensivo ancora il presidente del consiglio, Umberto Garbini (Fratelli d’Italia) che riporta la dialettica del confronto su un piano di maggiore correttezza istituzionale. Tuttavia, la sensazione è quella di uno sciame sismico sotto i piedi della maggioranza che possa preludere a un terremoto imminente, perché in tutto questo parlare resta assordante il silenzio della Lega.

L’assenza pesante dei leghisti, ma non di tutti

Le assenze del capogruppo del Carroccio Sacripanti, dei consiglieri Pelliccia e Fontanieri e dell’assessore al sociale Sartini, hanno creato una voragine di silenzi davvero difficile da arginare e messo in discussione, forse per l’ultima volta in modo pacifico, il percorso di alleanza con la sindaca Tardani. A due settimane circa dalle dimissioni del vice sindaco Ranchino, infatti, ancora non ha trovato la quadra per il rimpiazzo dell’avvocato orvietano trattenendo a sé ulteriori deleghe pesanti.

Nonostante le numerose consultazioni con gli apicali umbri della Lega, ad oggi non si è arrivati a formulare una scelta vincente che, secondo i salviniani, non può lasciare spazi di interpretazione: sul piatto, per i leghisti, continua a esserci il nome di Andrea Sacripanti, “mister preferenza” nelle ultime amministrative e uomo di fiducia della Lega su Orvieto. Ma sembra che la sindaca non sia disposta a cedere alle pressioni della Lega, avanzando come motivazione una poca competenza in ambito tecnico-urbanistico del capogruppo.

Una posizione che, secondo la Lega, sembra essere "la risposta sbagliata". Ma un’eventuale spinta uguale e contraria in questo braccio di ferro nel quale la Lega vuole far predominare il suo peso in giunta con un suo uomo e la sindaca far pesare le proprie prerogative di indipendenza amministrativa, rischiano di sfibrare definitivamente il già labile tessuto politico orvietano, cristallizzando così una lotta senza quartiere che non risparmierebbe nessuno. Neanche il consigliere Moscetti, leghista, che ha dissentito dall’ "ammutinamento" imposto dal partito e per questo passibile di una azione disciplinare che potrebbe metterlo alla porta.

Insomma, se nessuno dei due fronti cederà al compromesso, soprattutto la sindaca Tardani, il rischio è che si arrivi alla soluzione già ribattezzata come “metodo Spoleto”, ovvero il ritiro immediato degli assessori leghisti in giunta e lo svincolo dall’alleanza politica in consiglio comunale.

Uno scenario quanto mai probabile, che potrebbe impegnare la sindaca Tardani a dover ricucire in fretta nuove alleanze  - anche con i leghisti dissidenti -, per recuperare i numeri e l’autonomia di governo che sta cercando affannosamente sin dal giorno dopo la vittoria del 2019.

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