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Ospedale sull'orlo di una crisi: manca personale e si rischia la paralisi

Tutte le sigle sindacali per la prima volta unite lanciano l'allarme: "Sotto organico di almeno 123 figure tra medici e infermieri. Chiediamo concorsi e assunzioni, il piano sanitario concordato e ora fermo, altrimenti sarà stato di agitazione"

Per la prima volta tutti insieme: Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fsi Usae, Fials, Nursing Up, Nursind, Rsu, i sindacati dell’ospedale Santa Maria uniti lanciano l’allarme: “Siamo sull’orlo della paralisi per la situazione che si è determinata alla Regione, i concorsi sono fermi, manca personale, le liste d’attesa non si sbloccano, non ci sono più rapporti tra le sigle e i vertici aziendali”. In una conferenza stampa, tutte le sigle hanno parlato chiaro: “O ci ascoltano oppure saremo costretti ad aprire lo stato di agitazione”. Al Santa Maria ormai è emergenza: “Siamo sotto di 123 figure professionali – dicono i sindacati - di cui almeno una trentina di infermieri. C’era una piattaforma che si stava discutendo dal 2017 ma a oggi siamo fermi, il rischio è che in estate, tra ferie e turni, ci saranno reparti accorpati, come sta già avvenendo per Ostetricia, con la probabilità di forti conseguenze e ripercussioni sulla qualità servizio per i cittadini”. Il clima è rovente e il dito è puntato contro una serie di questioni: carenza di figure apicali e dirigenziali ora accentuate anche dalle defezioni di dirigenti medici e amministrativi, mancano i primari e ci sono forti ritardi sul piano assunzioni.

“Le carenze organizzative per la degenza ordinaria e non dei pazienti con il ricorso costante all’utilizzo dei letti sui corridoi è ormai all’ordine del giorno – aggiungono - le soluzioni gestionali adottate fino d ora risultano inefficaci e sottopongono i lavoratori a situazioni di stress quotidiano. Tutto ciò ci pone in forte difficoltà per il mantenimento dei caratteri di eccellenza e di alta specializzazione dell’azienda ospedaliera. Si continua ad andare avanti con il lavoro interinale e con i cosiddetti codici 30, previsti per abbattimento delle liste d’attesa ma attivati per l’Emodialisi, prima, e ora per coprire i turni del Pronto soccorso”.

Chiediamo la nomina del direttore generale – tuonano ancora - la scelta di commissariare dal primo aprile al 30 giugno  le quattro aziende sanitarie umbre introduce ulteriori elementi di incertezza in una fase già estremamente delicata. Riteniamo inoltre prioritaria la conferma del piano assunzioni di personale già concordato. Oltre all’effettuazione di investimenti di edilizia sanitaria e per le apparecchiature tecnologiche necessarie e, infine, un nuovo Piano sanitari regionale. Tutto ciò si rende indispensabile per garantire adeguati livelli di assistenza”. Altri casi: il tempo di vestizione e le progressioni orizzontali.

“La proposta aziendale sul tempo di vestizione - spiegano – prevedeva, per i turnisti del 3×8, anticipo di 5 minuti in entrata e la dilatazione di 10 minuti in uscita; per i diurnisti, inserimento nell’orario di lavoro dei 5 minuti in entrata e in uscita. In questo modo per i diurnisti, ad esempio, se l’orario è 8-14, l’orario rimane lo stesso e si considera come tempo di vestizione l’intervallo dalle 8 alle 8.05 e dalle 13.55 alle 14 e come tempo di lavoro quello dalle 8.05 alle 13.55. Non condividiamo questa proposta – affermano - perché introduce delle disparità di trattamento tra il personale turniate e diurnista. Il turnista 3×8 deve fare 15 minuti in più mentre il diurnista nulla deve, ma, soprattutto, nulla gli è dovuto e così la proposta aziendale annulla i benefici del riconoscimento del tempo di vestizione. Si deve, poi, rilevare che l’orario di vestizione è da considerarsi come orario aggiuntivo rispetto all’orario di lavoro codificato dal contratto in 36 ore settimanali e, pertanto, i 10 minuti per la vestizione non posso essere inglobati nell’orario di servizio delle 36 ore settimanali stabilite contrattualmente”. La situazione dunque è pesante, “per questo – concludono – chiediamo massima attenzione a tutte le istituzioni, dalla Regione al Comune”.

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