Pronto soccorso e sovraffollamento: il progetto del Santa Maria per il 2023
I numeri dell’ospedale di Terni rilanciano la necessità di un intervento su sistema di accesso alle cure per le emergenze. Il diggì Casciari ha pronto un piano
Ridurre il sovraffollamento e gestire in maniera più efficace l’accesso al Pronto Soccorso. Sono due delle priorità che il direttore generale dell’ospedale di Terni, Andrea Casciari, ha in mente per rilanciare l’azione dell’azienda Santa Maria. I numeri relativi agli accessi emergono dal report pubblicato dall’ospedale nel corso della conferenza stampa in cui lo stesso Casciari ha tracciato il bilancio dei primi mesi di attività dal suo insediamento, a metà settembre.
In particolare, nel trimestre settembre-novembre 2022, rispetto allo stesso trimestre 2021, si è registrato un notevole incremento degli accessi in Pronto Soccorso: nel mese di settembre, si è passati da 3.073 dell’anno 2021 a 3.431 dell’anno 2022 (+358 accessi pari a +11.65%), così come rispetto al mese di ottobre si è passati da 3.307 a 3.725 (+418 accessi, pari a +12.64%) e rispetto al mese di novembre da 3.129 a 3.630 accessi (+501, pari a +16.01%).
“Nonostante l’incremento degli accessi in Pronto Soccorso- spiega l’azienda - dell’attività programmata, finalizzata soprattutto alla riduzione delle liste d’attesa chirurgiche, anche grazie alla riattivazione dell’Osservazione Breve (con riduzione percentuale dei ricoveri da Pronto Soccorso) e alla riduzione della degenza media, è stato possibile contenere il fenomeno del sovraffollamento, in particolare il periodo considerato, si è registrata una riduzione di circa il 40%”.
A ostacolare questo percorso ci si è messo di mezzo il ritorno del Covid. Alla data del 13 settembre 2022 erano ricoverati 23 pazienti positivi al Covid, mentre alla data del 30 novembre i casi registrati sono stati 51. “Questa crescita ha evidentemente determinato ulteriori criticità rispetto al progetto di riduzione/eliminazione del fenomeno del sovraffollamento in quanto la gestione in sicurezza di pazienti positivi e di contatti stretti nelle aree di degenza, con l’allestimento di aree dedicate alla vestizione/svestizione degli operatori e la creazione di coorti dedicate, ha ridotto inevitabilmente la disponibilità di posti letto per pazienti no-Covid”.