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Sabato, 20 Aprile 2024
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Rapporto Caritas sulla povertà, numeri in aumento: “Ci chiede aiuto anche chi ha un lavoro”

Le otto diocesi dell’Umbria presentano i dati del 2020: in totale i richiedenti sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini, gli stranieri 1831

“In linea generale, in Umbria, la povertà aumenta al crescere della dimensione familiare, soprattutto in presenza di figli. È più elevata nel caso di giovani, stranieri o con un'occupazione precaria. Le famiglie che in Umbria vivono in una condizione di povertà sono per lo più giovani, con figli e talvolta con un lavoro. Una quota significativa di esse è composta da stranieri e costituisce, probabilmente, la porzione di quelle che versano in una condizione di maggiore disagio”. Molte persone che chiedono aiuto alla Caritas sono occupati, quindi hanno un lavoro, che evidentemente non basta alle necessità. E’ uno degli spaccati che emerge dal Rapporto Caritas sulla povertà relativo al 2020. 

Dati presentati in conferenza stampa a Terni mercoledì mattina in vista della quinta Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco e a due giorni dall’incontro dello stesso pontefice con un gruppo di poveri nella basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi. Al tavolo Monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Conferenza Episcopale Umbra (Ceu) e delegato per il servizio della carità, Monsignor Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, il professor Marcello Rinaldi, delegato regionale della Caritas, Velia Sartoretti, volontaria Caritas che ha raccolto ed elaborati i dati, il professor  Pierluigi Grasselli, economista.

I numeri I dati raccolti nei Centri di Ascolto Caritas delle 8 diocesi umbre evidenziano come la povertà abbia sempre più natura strutturale e si caratterizzi da tempo per un'elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta. In totale i richiedenti aiuto nel 2020 sono stati 3.516, di cui 1.868 donne e 1648 uomini. Gli stranieri aiutati sono stati 1831. La pandemia ha aggravato la situazione, mostrando le carenze del sistema e inasprendo le disuguaglianze. Lo confermano i dati del Rapporto con 782 nuove persone richiedenti aiuto a causa dagli effetti del Covid 19, e con una forte presenza di italiani. Il rapporto mostra come stia cambiando la composizione dei poveri con la presenza di disoccupati (669), ma anche quella degli occupati (585), che dunque rappresentano “lavoratori poveri”, quando un lavoro non adeguatamente retribuito può non preservare dalla povertà. Informazioni di grande rilievo sono quelle riguardanti la qualità e la frequenza dei bisogni: su un totale di 7830 richieste di aiuto, l’incidenza più elevata riguarda i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, quali i sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all’immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%). 

Le problematiche Tra i problemi, si propongono quelli legati al pagamento di un affitto, per 1.771 assistiti. Oppure alla presenza di figli minori conviventi per 984 richiedenti che manifesta la rilevanza che può assumere il problema della povertà minorile. Nel 2020 sono stati effettuati dalle Caritas diocesane 77.014 interventi di cui 4472 per beni e servizi materiali (tra cui compaiono empori e market solidali, viveri, mensa e vestiario); 15.436 per l’alloggio; 11.132 per l’ascolto; 2897 per sussidi economici; 930 per il coinvolgimento di enti o associazioni; 750 per lavoro; 441 per consulenza professionale; 433 per orientamento; 207 per la sanità; 52 per la scuola e 12 per servizi socio-assistenziali. Le Caritas diocesane operano spesso in rete con altri attori, pubblici e privati. In tal senso gli interventi di monsignor Boccardo, monsignor Piemontese e il professor Grasselli hanno evidenziato “la necessità per la regione Umbria di superare i campanilismi, di lavorare in rete, per far sì che la voce a sostegno dei poveri sia più chiara e decisa”. Monsignor Boccardo in particolare ha detto: “Dietro i numeri che oggi presentiamo ci sono tante storie di vita e di sofferenza, c’è un popolo che sperimenta la fatica dell’oggi e la paura del domani. Solo insieme, istituzioni civili e religiose, associazioni e terzo settore, riusciremo a produrre qualcosa per introdurre nella società germi di bene che contrastino i germi del male così diffusi oggi”.

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