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Storica attività rinasce: “Ricostruito qualcosa di nostro mantenendo tradizione e tipicità dei prodotti in onore di mamma”

Il racconto di Valentina Iacocagni ed il nuovo debutto dell’attività presente nel cuore della Valnerina: “Una grande festa alla riapertura con tanti clienti storici”

Un nuovo debutto o, sotto certi punti di vista, una vera e propria rinascita. Lo scorso 22 dicembre infatti la ‘Ninfa del Nera’ è tornata ad accogliere i clienti, grazie all’impegno di Valentina Iacocagni, del fratello Francesco e della compagna. Il locale è collocato nel cuore della Valnerina, a poca distanza da Umbriano e dall’abbazia di San Pietro in Valle, veri e propri gioielli incastonati nel territorio ternano, all’interno del Comune di Ferentillo.

Alla nostra redazione di www.ternitoday.it Valentina racconta come è sorta l’esigenza di far ripartire l’attività: “Avevamo dato in affitto il locale, di proprietà della nostra famiglia, a delle persone. Ad inizio giugno sono partiti i lavori di manutenzione e ristrutturazione fatti in economia. E su questo aspetto – tiene a precisare – ne sono particolarmente orgogliosa anche a seguito dei complimenti ricevuti. Dopo sei mesi il restyling si è completato ed il 22 dicembre scorso è stato possibile organizzare la cena di benvenuto. Una grande festa dedicata a tutti i clienti fidelizzati della zona”.

Una storia che parte dal 1956: “Anno del debutto assoluto del locale molto famoso, soprattutto negli anni settanta, anche per il Dancing. Un punto di riferimento per ballare e divertirsi nella Valnerina, chiuso nel corso degli anni novanta. La scelta di Sambucheto è ricaduta per le origini della nonna e la possibilità di fruire di un terreno detenuto dal bisnonno”. Ristorante, bar ed anche albergo: “Dai nonni poi è passato a mamma che già vi collaborava da piccina. Un ulteriore passaggio poi ha interessato anche me – sottolinea Valentina – e mio fratello che ci dava una mano, soprattutto quando ospitavamo delle cerimonie. Infine, per questioni di salute legate ad un familiare, la scelta di darlo in affitto, risalente ad otto anni fa”.

La ripartenza: “Una volta restituito dalla precedente gestione, abbiamo deciso di ripuntarci. Mio fratello alleva i maiali e quindi è stato possibile unire anche la parte gastronomica a quella di conduzione familiare commerciale. Naturalmente il discorso affettivo che lega la famiglia al ristorante è predominante. Un pezzo della nostra vita dove siamo cresciuti anche professionalmente. Ricostruire un qualcosa di nostro e non essere dipendenti di e da altre aziende. Abbiamo mantenuto una cucina tipica casareccia. Siamo famosi per la faraona, l’agnello al forno, salumi, formaggi”. Altri piatti rinomati: “Le pappardelle al cinghiale ed i baulletti (o bauletti ndr) ossia una pasta al forno tipo cannelloni ripieno verdure e carne, come li preparava nostra madre”.

Anche l’incremento del numero di turisti ha aiutato ad orientarsi verso la rinascita: “Dallo scorso anno è percepibile un movimento sempre più evidente. Stanno valorizzando la Valnerina, rispetto agli anni precedenti. Noi possiamo contare su di una posizione strategica poiché, a poca distanza, è possibile visitare dei luoghi davvero unici. Dentro al paese – afferma Valentina – la chiesetta di Santa Caterina meriterebbe una maggiore valorizzazione. Agli abitanti storici si sono aggiunte persone che vengono da fuori e l’integrazione sicuramente funziona”. Anche l’albergo è in fase di ristrutturazione: “Ci stiamo lavorando in tal senso. Ricordo che per un periodo era stato messo a disposizione a persone di Ferentillo che erano rimaste senza abitazione”. 

Le riflessioni e la parte affettiva che non guasta mai: “Ho ricominciato a lavorare al locale, come se non fossero passati questi otto anni. Gestire un’attività non mi crea difficoltà anzi, ho più libertà nel decidere. Ho immaginato questo periodo come se avessimo chiuso per una lunga ristrutturazione”. In questa primissima fase di riapertura c’è un particolare sul quale focalizza l’attenzione Valentina: “La prosecuzione di ciò che ha costruito nostra madre che è venuta a mancare. Un orgoglio ricevere i complimenti per i piatti ‘identici’ a quelli che cucinava e produceva. Sono sicura che sarebbe stata contenta di tutto ciò – conclude - poiché ha sempre voluto ed auspicato vedere i figli uniti”.

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