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L’ospedale di Terni a “caccia” di pazienti extra Umbria: “Rappresentano una risorsa essenziale”

La relazione sulla performance del Santa Maria: persi circa duemila ricoveri dal 2019 al 2021. Resta la “storica inappropriatezza” degli accessi al pronto soccorso

Dei circa 4mila ricoveri in meno effettuati dall’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni nel confronto 2019-2021, più o meno la metà riguardano pazienti residenti in altre regioni, ossia quella che viene definita una “risorsa essenziale” sia per il bilancio economico aziendale sia per la mobilità attiva complessiva del sistema sanitario regionale dell’Umbria.

Il dato, e la riflessione, emergono sfogliando le 50 pagine di cui è composta la relazione sulla performance dell’ospedale cittadino e rappresentano un punto nodale nello sviluppo della struttura ospedaliera, soprattutto in funzione di una ripresa post Covid. Perché sembra essere stata proprio l’emergenza sanitaria ad avere tenuto lontano i pazienti dal Santa Maria. O almeno, così è scritto nella relazione.

I numeri dicono che si è passati dai 5.369 ricoveri del 2019 di pazienti extra Umbria a 3.538 ricoveri nel 2020 e a 3.451 casi nel 2021: “Il lock-down cui la popolazione italiana è stata costretta per buona parte del 2020, con il concomitante divieto di oltrepassare i confini regionali, ha causato tale riduzione, che è comunque comune alla quasi totalità degli ospedali italiani. Si spera, considerando la forte tradizione dell’azienda ospedaliera di Terni in termini di attrazione di pazienti provenienti da altre regioni, in particolare dalle province laziali di Rieti e Viterbo, che tale fenomeno non abbia subito un’erosione che poi diventi permanente, poiché sia dal punto di vista del bilancio economico aziendale, sia da quello della mobilità attiva complessiva della Regione Umbria tali storici alti livelli di attività hanno da sempre rappresentato una risorsa essenziale”.

Sembra che il trend sia in ripresa visto che “al momento di scrivere la presente relazione - spiega il documento - i dati sui ricoveri dei primi mesi del 2022 denotano un forte recupero di pazienti residenti nelle altre regioni, pari a circa il 20%”.

In “parziale recupero” anche il numero dei ricoveri complessivi nell’anno 2021 rispetto al 2020 (da 20.656 a 23.989), dopo la riduzione avvenuta nell’anno precedente. Riduzione che, a livello generale, sarebbe stata generata da due “tendenze” che si sono “verificate contemporaneamente: la prima riguarda una ‘fuga’ dal ricorso all’ospedale da parte dei pazienti con problemi di salute meno gravi, impauriti dall’accedere in una struttura considerata a rischio di diffusione del contagio; la seconda è costituita dalla necessità da parte dell’azienda ospedaliera di Terni di chiudere determinati reparti e determinate attività per poter essere in grado di fronteggiare alle sopraggiungenti urgenti necessità di cura dei pazienti affetti da Covid19”.

La relazione sottolinea poi un altro problema “storico” che riguarda l’ospedale di Terni, ossia l’inappropriatezza degli accessi al pronto soccorso. Diminuito anche questo tra il 2019 e il 2020 (44.833 nel 2019, 31.282 nel 2020), per poi aumentare di nuovo nel 2021 (34.881 accessi). I codici bianchi sono stati 3.467 (9,9% del totale degli accessi), i codici verdi 19.245 (55,2%), i codici gialli 10.549 (30,2%) e i codici rossi 1.620 (4,6%). In media, nel 2021, ogni giorno hanno ricorso alle prestazioni di pronto soccorso 95 pazienti (9 codici bianchi, 53 codici verdi, 29 codici gialli, 4 codici rossi).

Il Covid, in questo caso, ha però giocato a favore, andando a diluire quella che la relazione definisce “storica inappropriatezza di una gran parte degli accessi al pronto soccorso. “La riduzione maggiore, in particolare nel 2020 rispetto al 2019, si riferisce ai codici di minore gravità (bianco e verde) confermando l’ipotesi che il timore di frequentare un luogo potenzialmente a rischio di infezione ha frenato il ricorso al pronto soccorso dei pazienti con problemi di salute non tali da giustificare una necessità impellente di accesso”.

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