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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tra satira e storia locale, ecco i Mazingari: “Grazie alla musica possiamo essere politicamente scorretti”

Cantano del Tulipano, del Globus Tenda o del bar Aci. Attivi dal 2014, i musicisti lanciano l'allarme: “Situazione del live a Terni sempre più grave”

Inizia il nostro viaggio settimanale alla scoperta dei musicisti ternani e delle loro storie. Questo è il primo appuntamento: ogni week end pubblicheremo un articolo-intervista dove parleremo anche della situazione del live a Terni. E chissà che non possano nascere nuove proposte e soluzioni per la città.

Cantare per non dimenticare, per tenere vive le opere incompiute e le vicende annose della città. E magari scherzandoci su, “perché tanto prendere le cose troppo seriamente non serve a niente, nessuno ti ascolta”.

E allora basta prendere in mano uno strumento, vedersi faccia a faccia con gli amici e provare con pazienza ad armonizzare tutte le idee che saltano fuori. Così sono nati i Mazingari, band ternana che ormai dal 2014 fa satira in musica sul Tulipano di Terni, sullo storico bar Aci, sul Globus Tenda oppure ancora sul “gelato mafia” dell'Eskigel.

“Il nome ci è venuto in mente durante la prima ondata di xenofobia di qualche anno fa, quando si dava sempre la colpa di tutto agli zingari – ricorda Simone de Santis, membro della band – per questo abbiamo deciso di essere noi degli zingari ma versione 2.0 esagerando tutti gli stereotipi, vestendoci male apposta e mettendoci i baffoni finti. Alla fine facciamo musica, facciamo satira, facciamo folklore”.

Sono Simone Santocchia, imprenditore di 38 anni e cantante; al basso Simone De Santis, 38 anni, programmatore; Valentino Ceccobelli, insegnante di 38 anni, suona clarinetto, sax e tastiere; Matteo Pacetti, imprenditore di 30 anni, batterista; Saverio Paiella, 36 anni, sociologo e chitarrista; Lorenzo Melari, 40 anni, impiegato, suona la tromba; Lorenzo Castelletta, 36 anni, informatico, anche lui chitarrista ma di base in Romania.

Musicisti per passione ma non per lavoro, la band non aspira al successo, anzi: “Il nostro cachet lo reinvestiamo nei costumi o nei biglietti aereo da e per la Romania”. In quattro anni di attività hanno composto una quindicina di canzoni e un solo disco che però – un po' come l'opera che si autodistrugge di Banksy – nessuno ha, anche chi è convinto di averlo comprato.

“C'è stato un periodo in cui ci divertivamo a fare questi release party dove regalavamo il nostro disco – racconta il musicista – ma in realtà erano dischi vuoti e te ne potevi accorgere solo quando tornavi a casa e provavi ad ascoltare la musica. Nessuno si è mai arrabbiato, anzi, ci hanno sempre fatto i complimenti”.

La band politicamente scorretta dei Mazingari

La loro linea di fondo è il politicamente scorretto: “Parliamo spesso di immigrazione e degli immigrati, prendendo in giro tutti ma facendo discorsi seri”. E quando cambiano soggetto, ecco che l'attenzione si sposta sulla vecchia e nuova amministrazione comunale.

Quando i Mazingari entrano in scena – che sia dietro il bancone di un bar o su un palco vero e proprio – il pubblico non sa mai cosa aspettarsi: “Ogni nostra esibizione è un siparietto dove può intervenire chiunque, anche improvvisando: basta che abbia con se il suo strumento e può fare musica con noi – prosegue Simone de Santis – lavoriamo in maniera quasi maniacale sulle canzoni, ma cerchiamo di fare in modo che lo spettatore non se ne accorga”.

Sulla musica live a Terni, la band non è ottimista: “In città ci sono troppi locali dove c'è spazio solo per il piano-bar, e per noi la musica è il piatto principale. Attualmente si suona dal vivo al Rendez-vous e al Mishima, situazioni coraggiose che vanno supportate perché mettere un locale a norma per far suonare le persone costa tantissimo, e raramente ci rientri con le spese”.

Non è una bella situazione – conclude il musicista – ed è un vero peccato, perché a Terni ci sono veramente tanti musicisti di qualità che fanno tanta buona musica”.

Il prossimo appuntamento con i Mazingari è per domani dalle 11.30 alle 15.30 al Fat Caos per un brunch domenicale dove, fanno sapere, “chi verrà in accappatoio e ciabatte avrà diritto ad uno sconto di 3€”.

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