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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Storica attività ternana chiude i battenti: “Ho resistito finché potuto. Il buon ricordo lasciato ai clienti la mia soddisfazione”

Le difficoltà dettate dall’emergenza sanitaria prima della soffertissima chiusura di Pizza House, situata all’inizio di Corso del Popolo. Il racconto di Katiuscia

Trentotto anni e mezzo di attività. Migliaia di clienti accolti con passione, competenza e accuratezza prima di una decisione soffertissima da dover prendere. Nelle scorse settimane ha chiuso i battenti ‘Pizza house’ storica attività ternana, localizzata all’inizio di Corso del Popolo. L’emergenza sanitaria ha letteralmente travolto l’attività gestita da Katiuscia. La sua testimonianza è alquanto toccante e fa capire, ulteriormente, come la crisi economica stia caratterizzando questo periodo così complesso, egemonizzato da quella sanitaria.  

“Ad agosto 1982 mia madre decise di aprire il nuovo locale dopo un’esperienza pregressa in via Narni. In quel tempo – esordisce Katiuscia – poche erano le pizzerie presenti e quasi tutte collocate in centro. Avevo sei anni, ero molto piccola quando lo inaugurò. Essendo con mio papà una coppia giovane era sempre pieno di gente, conoscevano tantissimi ragazzi. All’inizio funzionava tutto benissimo. Sono stati i primi a fornire la pizza nelle scuole. Il percorso poi è stato graduale. Decisero di allargare l’offerta culinaria anche ad altri prodotti. Così diventò una vera e propria tavola calda”. L’importanza della collocazione: “Ricordo che si facevano anche i pranzi, proponendo cibi freschi e preparati su misura. Proprio in quella zona era presente un grande parcheggio dove si svolgevano praticamente tutte le fiere cittadine. Ed anche grazie al posizionamento che l’attività andava a gonfie vele. Una grande soddisfazione”.

Successivamente Katiuscia è cresciuta e nel 2004, a seguito della perdita della mamma, decise di proseguire tale percorso: “Una gestione in autonomia avvalendomi comunque sempre di un collaboratore. Proprio in quegli anni iniziò la flessione. Al posto del parcheggio vennero costruite delle palazzine. Teoricamente potevo solo che beneficiarne. Gli operai al lavoro prima e gli inquilini degli edifici poi. Una manna dal cielo che, poi, ad onore del vero non si è verificata. A quel punto – ricorda Katiuscia – reiventai un po' il tutto. Rifornivo molte scuole, tra cui l’Itis, oltre che la Fabbrica d’Armi e numerosi uffici. Negli ultimi anni è cambiata di molto la modalità: lavorato molto la mattina mentre la sera preferivo restare chiusa, naturalmente in base alla tipologia ed i flussi di clientela avevo adottato tale decisione”.

Poi è arrivata la pandemia che ha stravolto tutto: “Tra scuole chiuse e uffici in smart working è stato davvero difficile proseguire. Ho tenuto duro finché potuto. Dopo un anno di emergenza non si vedeva luce. Gli aiuti non sono arrivati, le spese invece rimaste intatte. Nei mesi di giugno, luglio ed agosto, quando potevo riaprire, ho deciso di sospendere l’attività poiché, in tempi di normalità, erano quelli con meno numero di clienti. Ho deciso dunque di riaprire a settembre” un mese dove si ritorna dalle ferie e le scuole riaprono le porte agli alunni. “Mi sono organizzata per portare le colazioni in piena sicurezza, conformandomi a tutti i protocolli previsti. Trascorsi ulteriori mesi, dopo una lunga e ponderata riflessione, ho deciso di chiudere. È stata davvero durissima”.

La riflessione a margine: “Ho trascorso una vita lì dentro. Dispiace che sia andata a finire così per tanti motivi. Non ho avuto scelta. Le spese si erano moltiplicate mentre i clienti diminuiti. Resisti un po' ma poi desisti per forza. Una sensazione di solitudine, sotto tutti i punti di vista. Potevo cambiare modo di lavorare – aggiunge – buttarmi sull’asporto e sulla consegna a domicilio. Ci vogliono però delle competenze specifiche, ulteriori investimenti da sostenere. In tutto questo tempo – conclude – alle persone ho lasciato qualcosa di positivo. Quando gestisci un’attività in proprio pensi sempre che qualcosa non va. La consolazione invece è stata quella di aver fatto bene il mio lavoro, lasciando ai clienti un buon ricordo. A livello personale non mi posso rimproverare nulla, sono stata gratificata e non ho avuto altra scelta”. E sicuramente – a chiosa – mancheranno a tutti i noi i suoi ottimi prodotti.

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