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Storica attività ternana: “Tradizione culinaria ultracentenaria nel segno della continuità. Gli architetti Frankl e Ridolfi clienti affezionati”

Il locale a conduzione familiare tramandato di generazione in generazione fino alla ristrutturazione ed al contestuale ampliamento. Dall’iscrizione nell’albo della Camera di commercio ai giorni nostri

Ventuno attività di Terni e provincia possono fregiarsi dell’iscrizione nel Registro nazionale delle imprese storiche, istituito nel corso del 2011 da Unioncamere. Tra queste c’è la trattoria La Mora inserita ufficialmente nell’albo della Camera di Commercio, nel corso del 1904, anche se esisteva un’attività preesistente identificata come frasca. La presenza del locale nella zona di San Martino – dagli albori ai giorni nostri – evoca usi, tradizioni, consuetudini evolutesi in base alle esigenze della comunità ed allo sviluppo della città. 

La titolare ovvero la signora Giuliana Stella, intervenuta alla nostra redazione di www.ternitoday.it racconta i passi salienti compiuti dalla locanda, divenuta una dei simboli della ‘Terni che resiste’ ai cambiamenti del tempo: “Poiché nei paraggi del locale c’era una pianta di gelso, quando le persone venivano a bere esclamavano ‘Andiamo alle more!’. I nostri predecessori pertanto decisero di chiamarla così, evocando anche tale affermazione. Mia nonna Elisa aveva tre figli ossia Mario, Gino e Carlo. Due di questi sposarono Luigia e Relda le quali, insieme alla fondatrice Elisa, avviarono l’attività di trattoria. Nel 1983 Luigia ne divenne proprietaria, prima del passaggio di consegne del 1998”.

La città di un tempo e la caratteristica che appartiene alla zona semiperiferica: “La location è sempre stata la medesima. Inizialmente contestualizzata all’interno di un borgo con tanto di corte, denominato vocabolo San Martino. Prima di costruire via dello Stadio, via Aleardi e ponte Allende si scendeva dalle mura, costeggiando il canale fluviale. In pratica tutto intorno, prima delle varie costruzioni, c’erano soltanto campi. Avevamo tanti clienti importanti come ad esempio gli architetti Frankl e Ridolfi. Conserviamo – afferma la signora – un rilievo, di quest’ultimo, del camino datato 1965. E’ per merito suo che attualmente la zona ha mantenuto un aspetto identitario, ed è rimasta com’era in virtù del vincolo sulla cubatura”. All’interno della trattoria è presente anche un quadro che ritrae fedelmente l’abitato, nel corso degli anni settanta. E’ stato curato da Luigi Piffero il quale ha lavorato anche per Enit ossia l’Ente nazionale per il turismo italiano.

Una costante tradizione ultracentenaria: “La cucina tipica del territorio attraverso i sapori della tradizione, anche grazie a materie prime acquistate dai fornitori locali. La trattoria è sempre stata legata alle attività commerciali, poiché tantissimi rappresentanti sono venuti a mangiare da noi. Fino agli anni novanta non sussisteva il ‘culto’ della cena cosicché il lavoro si svolgeva prevalentemente a pranzo ed alla merenda. Arrivavano artigiani, operai – ad esempio – che chiedevano del vino accompagnando il tutto con salumi, formaggi, bruschette. Un punto di ritrovo per la città. Successivamente la struttura è stata ampliata, nel corso del 2002 ed anche le abitudini modificate”.

Un testimone passato di generazione in generazione: “La Mora c’è stata sempre e ci sarà ancora. Ci siamo sempre impegnati per soddisfare tutti i palati e possiamo contare su una clientela variegata quanto affezionata. Infatti siamo molto conosciuti anche fuori dal territorio, anche per via della storicità dell’attività”. Infine una ultima menzione per i riconoscimenti ottenuti in tutto questo percorso compiuto: “Il premio Beppe Capotti, legato alla tradizione gastronomica. Inoltre la presenza sulle guide più importanti del settore. Il riconoscimento alla fedeltà al lavoro ed al progresso economico, ottenuto nel 2011. Infine – conclude la signora Giuliana – l’inserimento nell’albo delle attività ultracentenarie”.

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