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Tasse a Terni, c’è un “buco” da 30 milioni di euro: caccia agli evasori, centinaia di avvisi di pagamento

Palazzo Spada sulle tracce dei furbetti di Imu e Tasi, ma gli incassi scarseggiano: in dodici mesi recuperati meno di quattro milioni

Lo scorso anno, Palazzo Spada ha fatto partire poco meno di 900 avvisi di accertamento per Imu e Tasi. Si tratta di circa il 10 per cento del totale delle posizioni tributarie verificate dalla task force anti evasione di Palazzo Spada. Anche se, secondo le secondo stime condotte dall’ufficio tributi e basate sui dati relativi ai passati esercizi, l’evasione per Imu – Tasi si attesta intorno al 15-16,6% del gettito teorico lordo, determinato dall’applicazione delle aliquote vigenti alle unità immobiliari censite in Catasto.

Di fatto, il Comune di Terni si trova a dovere fare fronte ad un “buco” che solo per Imu e Tasi si avvicina ai 30 milioni di euro. Per la precisione, il dettaglio dell’evasione complessiva riferita a questi due tributi, si attesta appena sopra i 29,2 milioni di euro. Quella relativa al solo 2019 ammonta invece a poco più di 3,9 milioni di euro.

Una montagna di soldi che rappresenterebbero una boccata d’ossigeno per le casse senza fiato di Palazzo Spada che, attraverso l’attività di accertamento condotta negli anni, al 31 dicembre 2019 ha avviato a recupero qualcosa in più di 21 milioni di euro, pari al 72,45% dell’importo evaso

Il problema non sembra però essere quello di fare i conti. Molto più complicato e farli tornare, i conti. La percentuale di recupero è poco oltre il 18%. Questo significa che l’attività ha portato all’incasso di poco meno di 4 milioni di euro. Di fatto, evasione dei dodici mesi e incassi dello stesso periodo si equivalgono. E quindi, l’iceberg dell’evasione resta sempre molto più che imponente.

E anche se gli uffici hanno riscontrato che buona parte dei contribuenti non è stata oggetto di verifica puntuale in quanto, dalle risultanze della banca dati del gestionale Tribox, risulta regolare, allo stesso modo l’indice di violazione tributaria, che misura la percentuale di violazione riscontrata sul totale delle posizioni tributarie verificate nell’anno, è pari al 10,04%, contro il 9,06% del 2018. C’è stato dunque un leggero incremento lo scorso anno per un dato che, data la crisi derivata dall’emergenza Covid, potrebbe crescere anche per questo 2020.

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