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Teatro Sociale, il ministero della cultura esercita il diritto di prelazione: l'immobile va allo Stato

Il provvedimento “annulla” l'asta che aveva portato l'antico stabile nelle mani di un imprenditore ternano per 414mila euro. Romagnoli: potrebbe anche cessare la vendita, valuteremo cosa fare

Con decreto numero 488 del 19 maggio, il ministero della cultura ha esercitato il diritto di prelazione sul Teatro Sociale di Amelia, così acquisendo allo Stato l'antico immobile, completamente consolidato e riportato all'antico splendore - tra il 1980 e il 1990 - dalla Società Teatrale, associazione culturale senza scopo di lucro che lo aveva eretto nel 1783 e che fino ad oggi lo ha ininterrottamente gestito.

La vendita all'asta del Teatro Sociale trae origine da un contenzioso tra Società Teatrale e Bnl a seguito di importanti interventi di riqualificazione che furono possibili grazie ad un finanziamento statale ottenuto dalla società teatrale tramite Arcus, organismo della presidenza del consiglio dei ministri, per ben 2,3 milioni di euro dietro l'impegno da parte della proprietà di contribuire con 750mila euro. Somma che la Società Teatrale si procurò – appunto - tramite un mutuo ipotecario presso la ex Bnl.

“L'operazione – ricostruisce la Società Teatrale - venne approvata dall'assemblea dei soci (50,ci fu un solo astenuto) aumentando la quota dovuta da ciascun socio da 30 a 60 euro mensili per il pagamento delle rate annuali da 30mila euro. Alla prima scadenza, i soci erano già divenuti 25 per motivi vari (recessi volontari, alcuni decessi, trasferimenti e così via). Da qui la successiva vendita all'asta del teatro, con 8 esperimenti andati deserti sino all'aggiudicazione per soli 414mila euro”.

La Società Teatrale “dinanzi all'iniziativa del ministero - che ne aveva il diritto - non ha nulla da recriminare, salvo il rammarico per la perdita della proprietà dell'immobile. Resta peraltro in attesa delle ulteriori determinazioni che lo Stato vorrà prendere per garantire, oltre che il proseguimento dell'attività artistica, lo svolgimento di una attività che ha caratterizzato per secoli questa città”.

“Quello che non può non essere rilevato – commenta Riccardo Ronagnoli, presidente della Società Teatrale - è che, quand'anche sia stato rispettato il formalismo giuridico, nella sostanza risulta scandaloso che un bene di pregio come il Teatro Sociale che, dopo i radicali lavori di ristrutturazione di 15 anni fa è stato valutato non meno di 10 milioni di euro, possa essere stato alienato alla nona asta - dopo una serie incredibile di ben otto aste deserte - per poco più di 400mila euro (e cioè il 4% del valore) pari più o meno al prezzo di un appartamento di medie dimensioni a Roma. Si pensi che il prezzo base della prima asta fu fissato in 8,3milioni e quello della nona in circa 200mila euro. Eppure esiste una norma che in questi casi estremi (quando cioè la somma ricavabile dalla vendita all’asta non è tale da soddisfare né il creditore (nella specie la Bnl) né il debitore, il giudice dell'esecuzione può intervenire, ordinando la cessazione della vendita, per eccesso di ribasso”.

Per questo, alla domanda relativa a eventuali azioni giudiziarie da parte della società teatrale, Romagnoli risponde che “il provvedimento ministeriale è stato appena emesso e c’è tutto il tempo per una valutazione serena sul da farsi”.

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