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Teatro Verdi di Terni, l’architetto Giani scrive a Leonardo Latini: “E’ ancora in tempo per invertire la rotta”

Cifre, riflessioni, progetti e soluzioni: “Non si lasci convincere da chi è alla ricerca continua di nastri da tagliare e medaglie da indossare per nutrire il proprio ego e la propria prossima campagna elettorale”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta scritta dall’architetto Carlo Giano e rivolta al primo cittadino Leonardo Latini: “Egregio Sindaco della città di Terni. In riferimento al Concorso di progettazione del “Nuovo Teatro Comunale Giuseppe Verdi” recentemente pubblicato dalla Sua amministrazione, sento il bisogno di richiamare l’attenzione su alcuni aspetti a me non chiari.

Nel marzo del 2019, anche il mio studio ebbe l’ardire di donare alla Sua amministrazione la redazione del progetto preliminare del Teatro Verdi. La motivazione, fu tutta civica. Quel gesto non portò, in realtà, ad alcun esito se non quello di accelerare la stesura di un nuovo bando di gara da parte dell’Assessorato ai Lavori Pubblici. Non arrivò alcun cenno di riscontro da parte della Sua amministrazione, magari anche solo di sdegnato rifiuto.

Ad oggi è cosa nota nel chiuso dei cassetti del Comune ci sono molti altri progetti di ristrutturazione del nostro Teatro, anche ben più illustri del mio. Basti pensare alla stesura che ha donato l’architetto Mario Botta, anch’egli a titolo completamente gratuito. Anche il suo sforzo è rimasto, purtroppo, drammaticamente ignorato. Acqua passata. Oggi occorre concentrarsi sull’avvio, finalmente, di questa nuova fase, che tutti auspichiamo possa sanare la ferita di dieci anni di chiusura e restituire alla città uno, se non il principale, dei suoi luoghi culturali.

Nello specifico, il bando che la Sua amministrazione ha recentemente pubblicato per l’assegnazione degli incarichi di progettazione costituisce il primo passo verso l’effettiva realizzazione del nuovo Teatro Verdi, andando a richiedere la redazione di tutte le progettazioni necessarie per il completamento dell’opera. In particolare, tale bando viene fornito di un progetto guida (“metaprogetto”) a cui far riferimento e che prevede la realizzazione di un elemento nuovo, oggi non presente, quale quello di un ridotto che, inserito al posto dell’attuale platea, vada ad ampliare con i suoi 200 posti le funzionalità del Teatro.

Progetti e cifre dell’opera

Nel bando vengono, inoltre, giustamente richieste tutte le dotazioni necessarie per il rispetto delle normative vigenti in termini di antincendio, acustica, servizi, barriere architettoniche ed impiantistica, così come nuovi camerini, uffici per la gestione, tutti gli elementi di scenotecnica necessari, una nuova torre scenica e finanche un piccolo museo annesso. Il tutto per un importo di lavori complessivo di €12.206.444,28.

Il bando pubblicato chiede, infine, di dividere la realizzazione di questi lavori in due fasi operative (una prima, per un importo pari a € 4.656.783,33, ed una seconda, di completamento, per € 7.549.660,95), prevedendo l’assegnazione di incarichi professionali per un totale di €1.474.283,33.

Mi permetta, signor Sindaco, di sottolinearle come qui, a mio avviso, inizino i problemi. Si richiede, infatti, che la prima fase dei lavori, con un importo dei lavori di poco superiore a 3 milioni di euro, renda perfettamente funzionante l’intero teatro, tralasciando la realizzazione della torre scenica. Nello specifico, viene chiaramente esplicitato come tale torre scenica possa inizialmente non essere realizzata, mentre è richiesta tassativamente la realizzazione del ridotto da 200 posti.

Tutto questo porterebbe al paradosso assoluto di avere un teatro rinnovato, anzi potenziato, ma costretto a lavorare con un apparato scenico giudicato da sempre inefficiente e non sismicamente verificato. Trovo davvero difficile pensare che quello che è il motore effettivo dell’azione scenica possa rimanere così com’è fino a quando non saranno reperiti i soldi del secondo stralcio (il che potrebbe anche significare non riuscire mai a vederlo rinnovato).

Poi ancora, signor Sindaco, mi è arduo capire come si possa rendere pienamente funzionale un teatro spendendo poco più di 3 milioni di euro, quando il quadro economico fornito nel bando stesso fissa ad oltre 9 milioni di euro l’importo totale dei lavori (che diventano più di 12 con le spese accessorie).

Davvero, Lei crede, sia possibile avere un teatro perfettamente funzionante con un terzo del costo previsto dai Suoi stessi Uffici? Anche perché il mondo delle costruzioni vive, purtroppo, di regole economiche molto semplici ed elementari, dove i costi si sommano o, addirittura, si moltiplicano, ma quasi mai si dividono.

Non occorre possedere una grande immaginazione per capire che il risultato finale da questa operazione, con tali premesse e paletti, sarà poverissimo nella qualità degli arredi e degli impianti, con la torre scenica attuale priva di attrezzature scenotecniche adeguate, il tutto per rientrare nei (bassi) costi previsti.

Nella soluzione proposta e donata alla città, a Lei e alla Sua Amministrazione, avendo previsto la semplice “ristrutturazione dell’edificio esistente”, senza nessuna velleità di progettazioni architettoniche, il costo per tale operazione minimale di restauro era stimato in circa 4,5 milioni di euro, senza contare le spese di progettazione che erano, appunto, regalate. È anche per questo che fatico davvero a capire come si possa ottenere di più spendendo quasi un milione e mezzo in meno.

Conoscendo la storia e le vicende che si sono succedute in questi anni, non posso evitare di chiederLe: come mai si è deciso di assegnare un nuovo incarico per la progettazione strutturale in tutte le sue fasi, quando l’Amministrazione Comunale possedeva già un progetto, redatto dall’ing. Salvatoni di Milano e risultato vincitore di un’analoga procedura qualche anno fa?

Allo stesso modo, non dimentichiamo che in questi anni abbiamo già visto anche la ristrutturazione del pronao “polettiano” (con tanto di inaugurazione!), così come la messa a bando e l’attribuzione degli incarichi per la realizzazione di opere strutturali, con tanto di pagamento di un anticipo, salvo poi finire per fermare i lavori e dover subire una causa per danni dall’impresa assegnataria.

Le riflessioni di Carlo Giani

Mi chiedo, a questo punto, come possa un Comune come il nostro, che purtroppo naviga in acque economicamente tempestose, permettersi di gettare al vento denaro pubblico già speso. Era davvero un percorso obbligato quello scelto dalla Sua Amministrazione, che impone la duplicazione di tutte queste fonti di spesa? L’edificio del Teatro Verdi, inoltre, potrebbe godere del cosiddetto Art Bonus, ovvero di quella normativa fiscale favorevole riservata agli interventi di recupero in ambito culturale. In questo frangente, potrebbe costituire certamente una buona leva finanziaria di finanziamento, ma nel quadro economico tracciato nel bando, purtroppo, non ve n’è traccia.

Dalla lettura del bando di gara non posso che trarre un’amara conclusione, ovvero che si è voluto scaricare sul tavolo dei progettisti che parteciperanno l’onere di una soluzione di un problema tutto politico, volendo ottenere molto con tante parole e poca spesa. Mi stupisce che l’Ordine degli Architetti, sponsor dell’operazione, non abbia riconosciuto e contestato l’utilizzo quanto mai disinvolto che si è fatto della nostra professione, dal momento che il nostro codice di deontologia professionale ci obbliga a rispettare comportamenti corretti ma dovrebbe, allo stesso tempo, anche difenderci da certi rischi. Nel momento in cui, infatti, le richieste contenute nei bandi di progettazione risultano “strane”, mal poste o addirittura irrealizzabili, le risposte dei partecipanti non potranno effettivamente sanare tali storture, pena l’esclusione.

Conclusioni dell’architetto

“Ultima notazione sindaco: è davvero convinto che una giuria esaminatrice, col potere di decidere a maggioranza e composta da solo cinque membri, di cui due di espressione comunale, assicuri la necessaria imparzialità richiesta per un esame sereno delle proposte? Sindaco, mi creda, è ancora in tempo per invertire la rotta: sospenda temporaneamente l’iter del bando di gara e controlli nuovamente la formulazione dei quesiti progettuali. In questo modo, non solo potrebbe evitare di esaminare delle proposte progettuali viziate da una impostazione di fondo non corretta, ma soprattutto potrebbe impedire a tutta l’operazione di concludersi senza raggiungere davvero l’obiettivo finale, che è o dovrebbe essere la piena rinascita del Teatro Verdi.

Non si lasci convincere da chi è alla ricerca continua di nastri da tagliare e medaglie da indossare per nutrire il proprio ego e la propria prossima campagna elettorale, metta davvero a frutto le effettive somme disponibili per restituire alla nostra città un teatro realmente funzionante. In questo modo, non esito a dire che tutta la comunità gliene sarà riconoscente”.

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