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“Teatro Verdi, così si rischia di distruggere uno spazio significativo del centro storico”

Accesso agli “negato” alla senatrice Margherita Corrado: “I parlamentari non possono chiedere a Soprintendenza e amministrazione comunale. Vediamo come cittadina mi è consentito. Siamo ancora in tempo per evitare un cantiere che potrebbe durare 50 anni”

“Ho presentato 143 interrogazioni parlamentari. Il ministro Franceschini ha risposto a 17. E comunque, questo strumento non mi consentirebbe di leggere le carte. Per questo ho avanzato due richieste di accesso agli atti a Soprintendenza archeologica dell’Umbria e Comune di Terni. La legge però non prevede che i parlamentari possano percorrere questa strada. Proverò da cittadina”.

margherita-corrado-2Un paradosso quello vissuto dalla senatrice Margherita Corrado, archeologa ed ex esponente del Movimento 5 Stelle, ora in forza al gruppo misto e membro della settima commissione permanente che a Palazzo Madama si occupa di istruzione pubblica e beni culturali. Nei giorni scorsi ha predisposto un accurato intervento in cui manifesta tutte le sue perplessità sul progetto di ristrutturazione del Teatro Verdi di Terni. Ad inizio febbraio ha inoltrato a Soprintendenza regionale e Palazzo Spada due distinte richieste di accesso agli atti per ottenere “specifici documenti” sull’intervento, tra cui la corrispondenza tra amministrazione comunale e ditta incaricata dei lavori, elaborati progettuali e una serie di dettagli su quella che – al momento – viene evidenziata come la parte più delicata del progetto, ossia la realizzazione del “ridotto”. “Che poi - precisa la senatrice – ridotto non è. E non avrà nemmeno duecento posti così come indicato. Contando le sedie sul progetto, di posti ce ne saranno centocinquanta”.

Per realizzare il ridotto, si dovrà scavare in corso Vecchio e scendere ad almeno 6 o 7 metri di profondità sotto l’attuale Verdi. Una manovra “pericolosa”. Per questo Corradi ha chiesto di conoscere il “curriculum vitae dell’archeologo” che vigilerà sull’operazione e il nome della ditta che eseguirà lo scavo.

Un paio di giorni fa, dalla Soprintendenza è arrivata la prima risposta: un parlamentare non può presentare richiesta di accesso agli atti. O meglio, lo può fare ma “spogliandosi” del suo ruolo. Ossia, Margherita Corrado dovrà avanzare le sue richieste come “semplice” cittadina e non come parlamentare della Repubblica. Cioè: dovrà ripresentare le stesse richieste ma non su carta intestata o attraverso una pec istituzionale. Sembra strano, ma è la burocrazia. “Un giochino suggerito dall’ufficio centrale – spiega la senatrice – anche se io avrei confidato in una leale collaborazione istituzionale”. Dal Comune di Terni, invece, non è arrivata ancora nessuna risposta. E i dubbi restano lì.

Intanto, sulla funzionalità del “ridotto” che “avrà una acustica inadeguata per l’opera lirica”, emarginando dunque già un settore. Ma, più in generale, sul progetto di ristrutturazione che “non rispetta i vincoli imposti nel 2015 e non tiene conto dei criteri con cui il Verdi è stato costruito dal Poletti nel 1800 e ristrutturato nel ‘49”. Per poi arrivare allo “scavo”: “A Terni si va a distruggere uno spazio significativo del centro storico in cambio di cosa? È un’operazione morale?”.

La senatrice cita l’esempio di Rimini, costruito fra il 1843 e il 1857 su progetto di Luigi Poletti, bombardato durante la seconda guerra mondiale, poi ristrutturato e ricostruito nel 2018 proprio su uno scavo che però, sostiene la senatrice Corrado, “ha qualificato e reso fruibile la storia della città”. A Terni si rischia invece di ottenere l’effetto contrario, proprio perché effettuare questa operazione nel cuore di Terni potrebbe portare ad incontrare resti che non verrebbero valorizzati.

“Quella di uno scavo archeologico di questa portata potrebbe essere un’operazione molto costosa. Ma nel progetto non ci sono soldi. Siamo però ancora in tempo per evitare un cantiere che potrebbe andare avanti per i prossimi 50 anni”.

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