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Dagli scavi di Carsulae riemerge il "Capitolium"

I risultati della campagna 2018 portata avanti dall'associazione Astra, ecco il tempio dedicato alla triade capitolina Giove, Giunone e Minerva

Dagli scavi di Carsulae riemerge l'antico tempio dedicato alla triade capitolina Giove, Giunone e Minerva. E' la novita della campagna 2018 portata avanti dall'associazione Astra Onlus di Terni che anche quest'anno ha proseguito con le indagini e le ricerche archeologiche presso l’area del foro dell’antico centro urbano di Carsulae finanziate dalla Fondazione Carit su concessione del Mibact. Gli scavi si sono concentrati in particolare presso il lato sud a ridosso dei templi gemelli e lungo il lato occidentale il quale era stato completamente ripulito dalla vegetazione nel corso della campagna scavi 2017.

La domus

Per quanto concerne il primo settore di indagine, l’anno precedente era stata individuata una grande residenza (domus) di cui si conservano quasi esclusivamente le pavimentazioni decorate con splendidi mosaici recanti figurazioni geometriche. L’edificio, la cui costruzione si può mettere in relazione alla fase di monumentalizzazione della città avvenuta in età augustea, era stato indagato per una superficie pari a circa 160 metri quadri rinvenendo parte dell’atrio e dell’impluvio, il tablino, una sorta di sala dove venivano ricevuti gli ospiti, l’ala destra, un ambiente aperto sull’atrio, una vasca e parte di un triclinio, la sala da pranzo, oltre ad una minima parte di un grande ambiente di incerta definizione.

Nel corso del 2018 la superficie indagata è stata notevolmente ampliata superando i 500 metri quadrati. Questo ha permesso di definire con maggiore certezza la planimetria della domus la quale si è confermata avere dimensioni del tutto eccezionali. Lo scavo ha, infatti, permesso di rimettere completamente in luce sia il triclinio che il grande ambiente al suo fianco il quale, verosimilmente, doveva essere utilizzato come sala per banchetti, date le sue dimensioni del tutto eccezionali (circa 17x8 m). Si è inoltre rinvenuto a sud una prima porzione del peristilio, il grande spazio colonnato al cui centro doveva trovarsi il giardino, mentre verso ovest, oltre la sala per banchetti, sono stati individuati degli ulteriori ambienti sempre facenti parte della grande domus e un vano ipogeo, forse una cisterna o una grande vasca, la cui indagine è rimandata alla campagna 2019.

Sempre pertinenti alla domus sono inoltre un paio di vani documentati all’angolo nord-ovest dello scavo, gli unici che non presentano pavimentazioni musive ma dei semplici mattoncini disposti a spina di pesce,  i quali sarebbero da interpretarsi come delle tabernae,  ovvero delle botteghe che si affacciavano direttamente sulla strada o su un’area pubblica. Le indagini, come di prassi, oltre allo scavo vero e proprio, hanno riguardato anche il restauro dei mosaici rinvenuti nel 2017 (eseguito dagli studenti dei Laboratori di Restauro del Dibaf dell’Università della Tuscia), una prima ripulitura e un consolidamento dei mosaici e delle strutture rinvenute nel 2018, ad opera del personale dell’Associazione Astra, oltre alla pulizia, inventariazione e restauro dei reperti mobili tra cui spiccano numerosi frammenti di intonaci dipinti e stucchi di pregevolissima fattura.

Il Capitolium

Nel secondo settore si è, invece, iniziato lo scavo di una poderosa struttura posta in asse con l’ingresso monumentale del foro la quale dovrebbe con ogni probabilità essere identificata con il Capitolium, ovvero il tempio dedicato alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva, i cui resti si presentavano completamente ricoperti da una poderosa macera, ovvero un grande accumulo di pietrame frutto dell’opera di dissodamento dei campi circostanti da parte dei contadini dei secoli scorsi, il cui volume superava i 100 metri cubi. Nel corso del 2018 è stata rimossa poco più della metà delle pietre riportando alla luce le murature perimetrali del tempio oltre ad una ulteriore struttura semi-ipogea ad esso affiancata lungo il lato sud, il cui scavo promette di riservare interessantissime sorprese.

Tutte le operazioni di scavo sono state condotte dagli archeologi Luca Donnini e Massimilano Gasperini (direttori di scavo) coadiuvati da Valerio Chiaraluce (archeologo), Nicola Bruni (restauratore e presidente dell’Associazione Astra), Angelica Catozzi (tecnico diagnosta dei beni culturali) sotto la supervisione della dott.ssa Elena Roscini (funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria) e in collaborazione con la direzione del Parco Archeologico di Carsulae diretto dal dott. Fabio Pagano.

Alle indagini hanno preso parte numerosi studenti di discipline archeologiche provenienti in prevalenza dall’Università della Tuscia e dalle università australiane dalla Macquarie di Sydney e dalla Monash di Melbourne, questi ultimi coordinati dalla professoressa Jaye McKenzie-Clark.

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