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Giovani, la “strage” degli innocenti: spariti 6mila under 30 in 32 anni

Culle vuote, disoccupazione più alta della media regionale e nazionale: così la città dell’acciaio ha messo un’ipoteca sul suo futuro

A guardare i dati degli ultimi cinque anni, l’emergenza sembrerebbe contenuta pur a fronte di campanelli d’allarme che ormai da qualche tempo risuonano nella Conca con lo stesso volume della sirena delle acciaierie.

I dati, la grande fuga

Secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2018 in città risiedevano 13.288 giovani fra 18 e 30 anni: 6.798 maschi e 6.430 femmine. Un numero addirittura superiore a quello rilevato dall’Istituto di statistica per il 2017: 13.214 residenti fra 18 e 30 anni, di cui 6.730 maschi e 6.484 femmine. Nel 2012, i numeri erano leggermente inferiori: 13.092 residenti compresi fra la maggiore età e i 30 anni, con 6.573 uomini e 6.519 donne. Insomma, nonostante il tasso di natalità in costante affanno (a Terni si fanno 1,18 figli per donna, con un dato che – secondo l’analisi dei Servizi statistici di Palazzo Spada - mette a rischio il ricambio generazionale) la città dell’acciaio ha guadagno due under 30 a settimana negli ultimi 5 anni. Ma questo non basta a brindare.
Il dossier “Conoscere Terni” di recente pubblicazione da parte del Comune fa, ad un certo punto, un raffronto con il numero di studenti iscritti per ogni ordine e grado scolastico fra il 1985/89 e il 2017/18. Qui i numeri cominciano a descrivere una situazione più preoccupante. Se infatti, trentadue anni fa nelle scuole di Terni trovavano ospitalità 21.243 studenti, dall’asilo alle superiori, lo scorso anno scolastico questo numero si è (drasticamente) ridotto a 16.499 unità. Circa seimila studenti in meno. E sono altrettanti gli under 30 “spariti” dalla Conca nello stesso periodo. Nel 1986 erano 19.145 i residenti in città con età compresa fra 8 e 30 anni, ossia 5.917 in meno rispetto a quelli rilevati lo scorso anno. Fatti due conti, questo significa che sono venuti a mancare 184 under 30 ogni anno, poco meno di 4 ogni settimana.

Pochi figli e poche mamme

Quello che succede a Terni è, purtroppo, quello che accade in tutto il resto dell’Italia. Anche se la città dell’acciaio presenta le sue peculiarità.
“La diminuzione della natalità a Terni – spiega il dossier dei Servizi statistici comunali - avviene fondamentalmente per due fattori: le donne ternane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli”. Più nel dettaglio, “se si considera infatti il numero di donne che entrano nel periodo considerato fecondo (convenzionalmente fissato tra 15 e 49 anni), questo risulta di gran lunga inferiore a quello delle donne che ne stanno uscendo. Se contiamo le donne che nei prossimi 10 anni entreranno nell’età feconda queste arrivano a poco più di 8.000. Le donne invece che nello stesso periodo di tempo usciranno dall’età riproduttiva ammontano a oltre 14.000. Si tratta di 6.000 potenziali mamme in meno e quindi come logica conseguenza i nati saranno ancora di meno rispetto ad oggi. Per le straniere la situazione è ancora più evidente: ne entreranno in età riproduttiva meno della metà rispetto a quelle che usciranno”.
Meno mamme, che fanno meno figli. A Terni nel 2018 si sono registrati “1,2 figli per donna, valore più basso del valore nazionale pari a 1,3 e ben al disotto di quello necessario per garantire un corretto ricambio generazionale. Rispetto al resto della nazione, nella nostra città la situazione appare ancora più preoccupante, sia perché le residenti italiane si accontentano di procreare in media 1,1 figli per donna, contro il dato nazionale pari a 1,24, sia perché le mamme straniere residenti a Terni, dimostrano una fecondità minore rispetto a quelle del resto della nazione con un tasso di fecondità totale per le mamme straniere pari a 1,4 a fronte del 1,98 per l’intera nazione”.

Emergenza lavoro

E non si tratta soltanto di un fattore ormai divenuto quasi culturale. Esistono – probabilmente – condizioni oggettive. Quali ad esempio il tasso di disoccupazione che in città sconta livelli più alti rispetto alla media regionale e nazionale. Risultato, questo, di una disoccupazione che fra gli uomini è meno opprimente (9,9% tra i maschi ternani da 15 anni in su a fronte di una media regionale del 9,5% e nazionale del 10,3%) ma che per le donne raggiunte quota 14% (11,8% in Umbria e 12,4% nel resto d'Italia). Col risultato che a Terni 11,7 persone su cento con età da 15 anni in avanti non hanno una occupazione, più della media umbra (10,5%) e nazionale (11,2%). Chi, infine, ha un lavoro, deve fare i conti con un reddito medio dichiarato di 20.870,57 euro l’anno, leggermente in crescita rispetto allo scorso anno (+1,1), ma in zona negativa sia rispetto all’ammontare medio nazionale che all’andamento. “Infatti negli ultimi anni (dal 2010) il reddito medio dei ternani è cresciuto del 5% quello medio nazionale del 10. Inoltre, se fino al 2015 il reddito medio a Terni superava quello medio nazionale a partire da quell’anno la differenza ha assunto segno meno e si colloca leggermente al di sotto di quello nazionale”.     

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